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Una ragione per vivere e una per morire

Regia di Tonino Valerii vedi scheda film

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La recensione su Una ragione per vivere e una per morire

di Donapinto
6 stelle

Mestierante poco prolifico (una quindicina di film all'attivo) e di non eccelse qualità, Tonino Valerii viene sostanzialmente ricordato per aver diretto cinque spaghetti-western e, per la mia opinione, nemmeno tra i migliori, anche quando si parla de IL MIO NOME E' NESSUNO, diretto con il supporto di Sergio Leone. UNA RAGIONE PER VIVERE E UNA PER MORIRE prende a modello il war-movie QUELLA SPORCA DOZZINA, già preso da E.G.Castellari per il suo western AMMAZZALI TUTTI E TORNA SOLO, dunque nulla che non sia già stato visto. Rispetto alla celeberrima pellicola di Aldrich, i sette pendagli da forca (tranne il personaggio interpretato da Bud Spencer) non riscuotono alcuna simpatia nello spettatore, mossi solo ed esclusivamente dalla falsa promessa di un forziere carico d'oro nascosto nel forte sudista. Western che diventa sempre più convenzionale anche a causa della prevedibile ragione che muove il colonnello Pembrooke ad un'attacco suicida privo di speranze. Ma nonostante una sceneggiatura scritta a sei mani piuttosto avara di idee, la pellicola di Valerii si fa apprezzare per un bel ritmo sostenuto, che nel finale diventa veramente drammatico e mozzafiato, e un trio di ottimi protagonisti, con i personaggi di James Coburn e Bud Spencer, che inizialmente erano stati pensati per Lee Van Cleef ed Ely Whallach. Spicca in particolare un Telly Savalas meno sanguigno del solito, un maggiore confederato odiosamente viscido e ambiguo, legato da una neanche troppo velata attrazione omosessuale nei confronti di un suo giovane ufficiale. 

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