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Honeygiver Among the Dogs

Regia di Dechen Roder vedi scheda film

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La recensione su Honeygiver Among the Dogs

di alan smithee
7 stelle

CINEMA OLTRECONFINE
Un film dal Bhutan è già cosa rara ed insolita in sé. Il fatto poi che si tratti di un giallo, anzi di un vero e proprio mistery con punte noir, completamente legato alla tradizione mistico-religiosa che si vive e respira in quelle remote regioni dell'Est, direi che lo trasforma a priori in una chicca imperdibile.
Che, come è mia fortuna e prassi, riesco a far mia grazie alla lungimiranza unica della distribuzione cinrmatografica francese, in grado di recuperare questa pellicola vista alla Berlinale 2017, titolarla "Dakini", con riferimento agli spiriti femminili composti di sola luce che sostituisce la materialità del corpo nel momento del distacco terreno, e renderla disponibile cinema presso qualche sala francese: a Nizza nell'amato cinema d'essai a programmazione multipla di tre piccole sale conosciuto come Cinéma Mercury, in Place Garibaldi, ove il film richiama l'attenzione e riempie la sala "grande" da circa 120 posti, lanciato dall'associazione "Cinéma sans Frontières", che dal 2002 si occupa di lanciare o dare risalto a cinematografie di paesi che, come il Bhutan, generalmente non godono di particolari possibilità di visione anche nei paesi occidentali che, come la Francia, si rivelano molto aperti verso la cinematografia d'autore.

Sonam Tashi Choden

Honeygiver Among the Dogs (2016): Sonam Tashi Choden

La vicenda si snoda attorno alla misteriosa sparizione di una badessa buddista presso un isolato convento di monache. Al giovane, scrupoloso detective Kinley, il compito di portare avanti l'inchiesta, che indirizza velocemente le sue attenzioni su una indiziata in particolare: la suora conosciuta col nome di Choden, donna bellissima e misteriosa che le voci del popolo indicano come strega per la sua capacità di influenzare eventi e situazioni con cui ella viene a contatto.

Ma le cose non quadrano e il poliziotto, che si offre di ospitare la ragazza a casa della sorella, comprenderà presto che la donna è solo un capro espiatorio che nasconde un complicato intreccio avente alla base un interesse economico a valere sulla proprietà immobiliare inerente il contesto religioso ove risiede la badessa scomparsa e tutto il suo entourage.

L'occasione risulta propizia, per la giovane tenace e molto professionale regista esordiente Dechen Roder, per illustrarci, all'interno dell'intrigo, usi, costumi, stralci di vita di un paese molto distante dalle cronache e davvero interessante da scoprire dentro una vicenda cinematografica peraltro condotta piuttosto bene e nel rispetto di un certo ritmo narrativo.

Il titolo per il mercato francese, "Dakini", fa riferimento alla cultura buddista che assegna a particolari figure femminili prescelte, poteri magici legati ai misteri della natura, che in questo paese assume connotati suggestivi e rigoglii davvero fuori dal comune.

Il titolo internazionale, Honeygiver among the dogs, risulta al contrario molto meno chiaro o comprensibile, facendo il film più volte riferimento ad una leggenda legata ai maiali (la trasformazione delle suore in maiali a cura della badessa, per salvarle da una invasione nemica all'interno del convento), ma risultando del tutto estraneo alla presenza di altri animali, men che meno i cani.

Esotico, insolito e lontano più di altre regioni magari geograficamente a noi europei ancora più lontane, il Bhutan ci stupisce nella vita di tutti i giorni per i costumi affascinanti che coprono uomini e donne con uno stile sobrio ma accurato, per l'ordine che regola le piccole città prese in considerazione; ma emerge anche un paese che, nonostante la distanza dall'influsso e dalla tentazione capitalistica occidentale, fa comunemente uso come noi di cellulari all'ultimo grido, di automobili moderne, e non appare immune dal fascino della corruzione e della brama di potere, che finisce anche qui per rivelarsi l'unico snodo per giungere alla scoperta della verità.

Quasi, e con le dovute cautele, un nuovo Chinatown polanskiano, trasposto tra le verdi vallate di un territorio misconosciuto ed assai affascinante, che rende unico, sin prezioso, questo film comunque intrigante ed efficacemente costruito.

 

 
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