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Lettera a tre mogli

Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film

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La recensione su Lettera a tre mogli

di giansnow89
5 stelle

Inconsistente.

Ascrivere un film ad un determinato genere è spesso un'operazione che limita il senso dell'opera e non ne coglie tutte le sfaccettature. Ci sono però occasioni nelle quali si rende necessario cercare di incasellare un film in un genere, per capire perlomeno dove il regista intenda andare a parare. Prendiamo questo film di Mankiewicz. Ha i modi e i tempi della commedia, ne ha anche i dialoghi sofisticati e gli astuti garbugli, eppure non fa (sor)ridere nemmeno per sbaglio. Non è nemmeno un film sentimentale, perché i legami interni alle varie coppie sono appena sbozzati senza essere dotati della necessaria profondità: abbiamo a che fare con dei nuclei già consolidatisi nel tempo, tutti amiconi di lunga data, che in forza della loro complicità tengono al di fuori lo spettatore non mettendolo a parte dei loro segreti. Men che meno siamo davanti a un film drammatico, a causa della bizzarria della vicenda, troppo stravagante e legata alle prevedibilità intrinseche della commedia per poter far emozionare il pubblico. 

Le famigerate tre mogli del titolo sono comari che inspiegabilmente non sono rimaste zitelle. La Darnell è un'oca starnazzante che gioca a far la civetta; la Crain una mocciosa di indicibile lagnosità e di intollerabile candore che s'atteggia a donna di mondo; la Sothern è una tardona fuori posto che ha quindici anni buoni in più rispetto alle sue colleghe e s'agghinda in modo da sembrare loro madre. La migliore fra le protagoniste è la misteriosa Addie Ross, la convitata di pietra del film: ha l'innegabile merito di non comparire mai. Il reparto maschietti non si fa apprezzare certo di più: Kirk Douglas come uomo di lettere e d'ingegno ha meno credibilità di Al Pacino se facesse il missionario, gli altri sono semplicemente due invertebrati, uno è succube dei capricci della Darnell, l'altro è ridotto a far da balia asciutta alla Crain. 

L'errore fondamentale della pellicola, in fondo, è a monte. Un Lettera a tre mariti sarebbe stato infinitamente più avvincente e ridanciano. Quale più grande timore che quello di non essere il fortunato a farsi fregare la moglie? 

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