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La Regina Margot

Regia di Patrice Chéreau vedi scheda film

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Death By Water

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La recensione su La Regina Margot

di Death By Water
8 stelle

Patrice Chéreau ha recato visita molto spesso, alla galleria degli italiani al Louvre. Si è studiato quei due tre quadri di Mantegna che vi si trovano; ha notato i movimenti dei corpi sulla tela, la luce del giorno e della notte proiettata sui sudarii, le pelli diafane delle cortigiane come le Madonne del Lippi, e si è cimentato nella pittura, è diventato pittore. Non rimane molto del romanzo di Dumas, pur meticoloso nel suo affresco verosimile della corte di Francia tra il 1573 e il 1574, le sequenze sono tutte stravolte, Charles IX appare costantemente succube del dispostismo di Caterina de' Medici, mentre in realtà è lui ad inviare il sicario addetto a all'uccisione di Coligny, lui non la madre, questo è un peccato. Ma rimane, comunque, la solennità delle atmosfere, rimangono personaggi immortali nella loro dannazione, rimane una messa in scena dettagliatissima in cui ogni gesto è calcolato. E' uomo di teatro Chéreau e per questo predilige il gesto, l'ostensione del sentire attraverso i corpi: il corpo di Isabelle Adjani, regina contro voglia, donna innamorata del proprio nemico, virtuosa e leale, illuminata; il corpo di Daniel Auteuil nelle vesti di Henri IV, intrappolato nelle spire di un serpente a forma di palazzo in cui ogni muro ordisce complotti per eliminarlo, il suo scompiglio è pari al folto dei suoi ricci; il corpo di Jean-Hugues Anglade, sovrano di paglia manovrato come un burattino da dietro le quinte, ingenuo poeta annegato nel suo stesso sangue; il corpo di Virna Lisi, immensa, una donna riempita di lutto e inquietudine, carnefice anche della sua stessa stirpe; il corpo di Vincent Perez, eroe romantico, La Mole che pur di salvare colei che ama subisce il tradimento e si fa decapitare dai suoi benefattori; il corpo di Dominique Blanc, Henriette de Nevers, essere ombra superbo, alleata, sorella; il corpo di Claudo Amendola, baldanzoso Annibal de Coconnas, unno dal cuore riconoscente; il corpo di Pascal Greggory, Duca di Anjou e in seguito Henri III la cui perfidia non fugge mai dal suo volto, resta lì come una presenza intimidatoria nei confronti del nemico; il corpo di Miguel Bosè, Duca di Guisa, paladino della cristianità, sleale in guerra come in amore, "Noctu pro more" qualcuno gli aveva sospirato all'orecchio, la sua risposta non fu altro che un repentino diniego; il corpo di Asia Argento, Charlotte de Sauve, stuprato dal veleno che l'avrebbe dovuta legare per sempre al suo amato, eccezionale creatura acquatica che si divincola nell'atto della estrema agonia; il corpo di Jean-Claude Brialy, l'Admiral de Coligny, il quale, sebbene appaia solo nelle prime battute, fa da cassa di risonanza a quella voce, profonda, bellissima, che era la sicurezza del re. Il corpo è il protagonista, nelle sue declinazioni, il corpo e la luce, tutto il resto è stato solo per compiacere l'occhio dei non addetti; il corpo e la carne, intesa come forziere del sangue, sono al contempo l'oggetto del desiderio, l'oggetto del martirio e infine l'oggetto della distruzione.

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