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Io ti aspetterò

Regia di Anatole Litvak vedi scheda film

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La recensione su Io ti aspetterò

di Baliverna
8 stelle

E' buon cinema della Hollywood degli anni d'oro. Non è autoriale ma professionale sì, dove da regista ad attori e sceneggiatori sanno il fatto loro, e mettono a punto una pellicola di qualità. Attraverso la storia di tre sorelle, iniziata quando cominciano a maritarsi, il film riflette su diverse tematiche legate ai sentimenti, alle scelte, e al matrimonio stesso. La sceneggiatura si preoccupa di definire bene i personaggi, anche quelli collaterali. La parte principale è di Bette Davis, che interpreta la sorella che sposa un uomo non troppo rassicurante. Lei stessa lo riconosce fin da subito come inaffidabile, eppure lo sposa, dando così corpo ad un personaggio propriamente femminile. Lui (Errol Flynn) è forse il personaggio più complesso e problematico del film. E' tormentato da un'inquietudine indefinita, una specie di insofferenza verso le responsabilità, le abitudini, il lavoro dipendente, e la vita familiare (mentre giura di amare la moglie). Desidera avventure, cambiamenti, imprese entusiasmanti, ma in modo vago e velleitario; per inseguire i suoi miraggi compie scelte sbagliate per sé e dolorose per la consorte. Trovo questo personaggio molto realistico, e posso dire che abbia nella realtà svariate declinazioni ed esempi. Un'altra delle sorelle sposa un vecchio vedovo solo per il suo denaro, facendo di lui un alcolizzato, e di se stessa una moglie troppo corteggiata.
I dialoghi sono ben scritti e le situazioni drammatiche ben calibrate, sicché la vicenda risulta coinvolgente. Anche i riferimenti storici (le elezioni del 1901, Roosevelt...) sono intelligenti e non riempitivi. Il fine è lieto, ma a denti stretti e non senza dubbi sul futuro. Notevole la scena del terremoto di San Francisco, con la Davis in casa mentre questa si scuote e va in pezzi.
Le moderne soap opera sono la brutta copia della brutta copia della brutta copia.... di film come questo. Simili pellicole andrebbero riscoperte, tanto più perché hanno le carte per piacere anche al grande pubblico.

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