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La mia prediletta

1 stagioni - 6 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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Andreotti_Ciro

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La recensione su La mia prediletta

di Andreotti_Ciro
8 stelle

Una donna di nome Lena viene soccorsa assieme alla figlia Hannah in un bosco vicino alla città. Le due vengono portate in ambulanza in un vicino ospedale e mentre Hannah viene interrogata da un’infermiera, la donna, ricoperta di ferite e in stato d’incoscienza, viene operata. Nel frattempo in ospedale arriva una coppia di coniugi che affermano di essere i genitori di Lena, scomparsa da casa tredici anni prima.

 

Sfruttando un canovaccio già visto in passato, ovvero il tema della reclusione e della fuga, non per ultimo L’uomo del labirinto, prima romanzo e in seguito divenuto pellicola scritta e diretta in entrambi i casi da Donato Carrisi; La mia prediletta prende il via dal best-seller della quarantenne Romy Hausmann, autrice televisiva ascesa alle cronache letterarie grazie a una pubblicazione iniziale da oltre 250.000 copie vendute in un anno, e successivamente trasformate, nelle mani di Isabel Kleefeld e Julian Pörksen, in una manciata di episodi capaci di gettare lo spettatore in uno stato d’ansia e desiderio di capire cosa sia accaduto e da dove provengano le due donne soccorse nel bosco.

 

L’opera dell’autrice, che si è basata in parte sul proprio trascorso, risiede in un cottage nel centro di un bosco, e su fatti realmente accaduti, avendo ammesso di essersi ispirata al caso di Elizabeth Fritzl, segregata per diciotto anni dal padre, fa leva sul desiderio non di vedere salve le vittime da un sequestratore che le ha sottoposte assieme a un terzo rapito, il piccolo Jonathan, a un regime fatto di regole ferree e nessun genere di concessione, ma capire chi in realtà siano e da chi stessero scappando. 

 

Numerosi i colpi di scena a cominciare proprio da un incipit che, per stessa ammissione dell’autrice, trasgredisce le più basilari regole thriller: “la serie e il romanzo iniziano esattamente da dove solitamente si finisce: il ritrovamento delle vittime”, proprio da questo presupposto prende il via uno stravolgimento narrativo che fa apparire quello che viene visto come fuorviante o almeno di difficile comprensione,  dato che la versione offerta da Hannah subirà, nel corso dei sei episodi, numerose rivisitazioni. E sono gli attori i primi capaci a esaltare una sceneggiatura che ha il pregio di rimanere perennemente in bilico fra il compassato e l’adrenalinico. Assistiti da una colonna sonora che sfrutta ogni cambio d’espressione, umore e flashback e che riporta a galla sia i ricordi della prigionia, sia quelli della coppia di genitori.

 

Il cast riesce quindi nel non semplice compito di enfatizzare una narrazione all’altezza delle aspettative, a iniziare dalla dodicenne Naila Schuberth, nel ruolo della piccola Hannah, e a Kim Riedle, nella parte di Lena. Per concludersi con il resto del cast che si muove invece sul lato più investigativo trattato come un police – procedural il cui pathos viene acuito da continui cliff - hanger posti a fine episodio.


Serie quindi dal successo per molti aspetti inatteso, ma con la certezza che l’ex autrice televisiva Romy Hausmann vada tenuta in attenta considerazione per nuovi romanzi e soggetti da offrire sia al piccolo che al grande schermo.

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