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Dal TFF, I più grandi di tutti - La band rock di Claudia Pandolfi
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Piccoli fratelli crescono cercando di liberarsi dell'ingombrante ombra dei fratelli maggiori, riconosciuti come nuovi maestri del cinema italiano. È il caso di Carlo, ad esempio. Cognome pesante alle spalle: Virzì, come quel Paolo che con La prima cosa bella l'anno scorso ha sfiorato la nomination agli Oscar.

 

Livornese, 39 anni, Carlo Virzì è al suo secondo film da regista, scritto insieme a Francesco Lagi e Andrea Agnello e presentato il prossimo 29 novembre in Concorso al 29º Torino Film Festival. I più grandi di tutti (in sala nel 2012 per Eagle Pictures) è prodotto dalla Motorino Amaranto, la casa di produzione fondata dal fratello Paolo nella loro natia Livorno, dove Carlo ambienta la sua tragicomica vicenda.

 

 

Protagonisti della pellicola, i Pluto (Alessandro Roja, Claudia Pandolfi, Dario Cappanera e Marco Cocci), un gruppo rock che negli Anni Novanta con un solo pezzo furono capaci di conquistare le charts di tutto il mondo e che per via di disguidi personali tra i componenti si avviò a un rapido scioglimento, a cui seguì il declino. Ma, come per ogni rock band che si rispetti, i fan non dimenticano mai i loro idoli e farebbero di tutto pur di rivederli suonare insieme almeno una volta. Se poi quel fan è Ludovico (Corrado Fortuna), un ragazzo disabile accompagnato da una mamma (Catherine Spaak) e un amico speciale (Frankie Hi-NRG), i Pluto non possono certo dirgli di no...

 

«È da una vita che aspetto di vedere un film italiano su un gruppo musicale; non intendo un documentario e nemmeno una biografia, ma una commedia di fantasia che racconti le disavventure di musicisti spiantati, alle prese con l’utopia del rock’n’roll. In giro non ne ho visti. Quindi, ho deciso di farlo io.

Di autobiografico [Carlo ha suonato in un gruppo musicale da ragazzo, gli Snaporaz] in realtà c'è solo la categoria. Io racconto un gruppo di fantasia, I Pluto, con gli stereotipi del rock di provincia. Una commedia, un' avventura tragicomica e anche romantica, una rimpatriata di un gruppo composto da quattro bischeri, alle prese con bollette, mutui e inadeguatezze varie, costretto a riunirsi per le insistenze del loro unico fan, che li ritiene più importanti dei Rolling Stones». 

 

 

In anteprima assoluta, ecco tre minuti di sequenze tratte direttamente dal film.

 

 

 

“Tutto ciò che è troppo stupido per essere detto, viene cantato”

(Voltaire)

 

 

"Puoi essere lo sfigato più sfigato del paese, ma se sei in una band diventi super-mega-giga!"

(Jack Black in “School of Rock”) 

 

 

 

«Sono portato, per formazione, a stare alla larga dalla retorica in cui si rischia di sprofondare quando si parla di rock; al contrario, ho voluto trattare l’argomento in maniera spiritosa, scrivendo questa storia che parla dei Pluto, un gruppo musicale di provincia come tanti, che ormai da dieci anni si è sciolto e poi si è perso nell’oblio della vita di tutti i giorni, della vita adulta. Quattro bischeri, frustrati e buoni a nulla, che, grazie alle attenzioni di un appassionato ammiratore, scoprono di essere stati per qualcuno più importanti dei Rolling Stones. E forse non solo per lui.

 

Questo ammiratore, che è un ragazzo dolcissimo ma complicato, da ricatto vivente ci appare sempre più maturo, più determinato e a proprio agio con la vita di quanto lo siano i quattro dei Pluto messi insieme.

 

La mia intenzione è stata quella di realizzare una commedia divertente ed energica, dove la musica non è solo lo sfondo della storia, ma ha un ruolo fondamentale nel percorso umano dei protagonisti. Al batterista Loris, che è il rintronato io narrante di questa storia, per esempio, darà modo di conquistarsi un po’ d’ammirazione da parte di un figlio che dimostra scarsa considerazione di lui; per l’imbronciato chitarrista Rino, sarà l’occasione per acquistare quella fiducia in sè stesso che non ha mai avuto. Per l’immaturo Mao e l’incoerente Sabrina, rispettivamente cantante e bassista, l’occasione per chiudere finalmente i conti con una stagione, quella dell’adolescenza, a trentacinque anni suonati, anche se con esiti differenti.

 

 

L’ambientazione è quella di una cittadina della provincia industriale toscana dei giorni nostri, come Rosignano Solvay , Piombino o Pontedera, una versione nostrana di certe cittadine industriali inglesi come Liverpool, o Manchester, che sono state la scenografia ideale dell’immaginario rock negli anni ‘70. Quella delle foto di Kevin Cummins e delle storie di Ken Loach.

 

Una commedia rock all’italiana quindi, con dei protagonisti un po’ rozzi ma anche simpatici e un pochino patetici, che cerca anche di affrontare temi delicati come la disabilità, con leggerezza e anche ironia, ma anche di andare a curiosare nell’intimità di un bambino che scopre inaspettatamente di avere un babbo di cui essere orgoglioso.

 

Un’ultima cosa: il sottoscritto, come gli intronati protagonisti di questa storia, ha un lungo passato da musicista rock, e ritiene quindi di avere una certa esperienza in materia. D’altronde, chi è che non ha mai suonato in un gruppo rock?».

Carlo Virzì

 

 

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