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Esordienti. Murali K. Thalluri
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 ♦ Classe: 1984

 ♦ Nazionalità: Australiana

 ♦ Film d'esordio: 2:37 (2006)

 ♦ Genere: Drammatico.

 

Una sceneggiatura scritta in 36 ore. Seguita da altre 76 versioni in sei mesi, intervallate dalla lettura di più di 60 libri di cinema e teatro. Non è un resoconto tratto dal guinness dei primati. È la cronaca della nascita di un regista. E della rinascita di un ragazzo, dopo un tentativo di suicidio.

 

 

Murali, figlio di una famiglia australiana di origine indiana, a diciannove anni è un  giovane come tanti, che studia economia e lavora all’ufficio delle imposte. E che, a dispetto delle aspettative dei genitori, che avrebbero voluto fare di lui un medico, cova in segreto il sogno di creare storie e portarle sullo schermo. Tutto sarebbe andato avanti così, se una sua carissima amica non si fosse suicidata, lasciandogli un drammatico videomessaggio. E se questo trauma non si fosse aggiunto ad altre delusioni personali, affettive e professionali. E se Murali, nella sua breve esistenza, non fosse già stato duramente colpito nel corpo, prima da una lunga malattia renale e poi da un’aggressione subita a quindici anni, nel corso della quale aveva perso un occhio. Improvvisamente, la misura sembra colma. E la disperazione prende il sopravvento.

 

 

Murali perde conoscenza, e poi si risveglia, senza che i suoi genitori si rendano conto di nulla. E subito dopo inizia a scrivere, forsennatamente, ma con la lucidità di chi, avendo commesso un tragico sbaglio ed essendo miracolosamente sfuggito alla morte, riesce finalmente a vedere la propria esistenza dal di fuori, e a capire ciò di cui è capace e ciò di cui ha veramente bisogno.

 

 

L’opera che sarà il frutto di questa terribile esperienza si intitolerà 2:37: l’orario in cui, all’interno di un liceo, in un normale giorno di scuola, qualcuno crede di non farcela più, e si toglie la vita. Tutt’intorno si affollano tanti altri drammi, perché l’adolescenza è un periodo difficile, il mondo è imperfetto, e il futuro è cosparso di incognite. Ma è solo l’invisibilità, il senso di un’impotenza senza via d’uscita, a far venire la voglia di sparire per sempre. È questo il motivo scatenante di quel gesto così innaturalmente atroce, che esprime una resa, o forse un estremo, assurdo tentativo di rivincita: “Non è una vendetta contro nessuno. È solo che ci si vede completamente in trappola e ci si sente potenti nell’esercitare quel tipo di controllo sulla propria vita”.  Così Murali descrive quell’abbaglio di un momento; dal quale, per fortuna, la sorte ha voluto salvarlo. E ripensando alle avversità che ha incontrato, dice “Ho dovuto imparare ad essere tenace. Mi sono reso conto che dovevo guardare al lato positivo. Adesso che ho un occhio solo, vedo il mondo in 2D, esattamente come la macchina da presa.”

 

Il film 2:37 ha concorso, nel 2006, nella sezione Un certain regard  del Festival di Cannes.

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