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I bambini li guardano: Billy Elliot
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I bambini li guardano è una rubrica settimanale di Cinerepublic in cui gli autori raccontano, in forma di cronaca dal salotto di casa, la visione di un film per grandi ad altri genitori audaci desiderosi di allargare gli orizzonti cinematografici dei propri figli.

 

                                                                                                                    

 

 

Billy Elliot (2000)

regia di: Stephen Daldry

con: Jamie Bell, Julie Walters, Gary Lewis, Jamie Draven

genere: Commedia

 

 

Niccolò (4 anni) scopre come si realizza un sogno.

 

Niccolò salta. Anche Billy salta. E' bastata la prima scena e Niccolò si era già immedesimato in Billy Elliot.

 

E' nato un po' per caso e un po' per sentito dire, per Niccolò, il mito di Billy Elliot. Vedevamo Alice in Wonderland di Burton e nel finale Depp ballava la Deliranza. Niccolò, imitandolo, è partito in un ballo scatenato, sciolto e a tempo. L'ho guardato ammirato e un po' invidioso, che progressi che fa con la baby dance a scuola, penso! E riflettendo su quanto io sia rigido nel ballo, gli ho detto, scherzosamente: chi sei, Billy Elliot?

Mi ha guardato incerto e gli ho chiesto: Lo sai chi era Billy Elliot?

Niccolò ha ripreso a ballare e ridendo, come fa sempre quando gli nomino un qualcuno che non conosce, mi dice: No, non conosco Billy Elliot. Chi era?

Era un bambino che ballava sempre ed era molto bravo a ballare. E realizzò il suo sogno.

 

Billy Elliot (2000): Trailer italiano

 

Così quando gli ho proposto di vedere Billy Elliot, non c'era dubbio che fosse curioso di vederlo e ha detto subito di sì. E nelle prime scene Niccolò salta, corre, vive per empatia la sua scoperta di Billly: evidentemente gli sta simpatico.

 

Ora, Billy Elliot affronta tanti argomenti e non tutti sono semplici da spiegare. Alle prime scene di sciopero dei minatori, Niccolò mi chiede cosa stanno facendo quelle persone. Gli spieghiamo, io e mia moglie, che quelle persone vogliono che gli venga riconosciuto un lavoro e che gli vengano dati i soldi necessari per mangiare. E' evidente che per Niccolò non tutto è chiaro, ma non fa altre domande.

 

Finalmente arriva la lezione di boxe. Niccolò non ha mai visto un ring né tantomeno il sacco, tanto che mi chiede cosa sia e perché Billy lo abbraccia. Noi glielo spieghiamo e gli spieghiamo che siccome Billy preferisce ballare, si è messo a ballare col sacco, anziché prenderlo a pugni.

 

Niccolò torna a seguire il film, è ansioso di vedere Billy ballare. Così quando il protagonista vince la sua paura, quando finalmente trova il coraggio di mettersi con le ragazze a ballare, Niccolò torna a identificarsi con lui. Come lui, Niccolò alza la gamba per aria, gira su se stesso, schiva qualche rimprovero e qualcuno lo prende perché si mette davanti alla televisione a ballare. In quel momento la storia di Billy non esiste, esiste solo il desiderio di lasciarsi andare, alla musica, alla gioia che gli trasmettono le sue gambe. La musica e la danza: un matrimonio che probabilmente risiede nel nostro DNA e a cui l’uomo non sa rinunciare.

 

La storia procede e gli spunti che offre sono tanti. Per esempio, dentro di me gioisco quando il padre di Billy lo accusa che la danza è una roba per femminucce e Niccolò mi chiede perché dice questo: vuol dire che certi schemi mentali ancora non l'hanno raggiunto e quello che gli rispondo è che il padre in realtà non capisce quanto Billy tenga a questa cosa e gli dice così solo per impedirgli di ballare. Gli dico che deve prendere esempio da Billy, perché quando qualcuno vuole impedirci di fare qualcosa che per noi è importante, ci dà gioia, ci fa divertire, è giusto opporsi, insistere, faticare per realizzare i propri sogni.

A Niccolò non sfugge la tenacia di Billy, anche se ovviamente questo termine per lui è sconosciuto; ma ha ben presente durante gli allenamenti di danza del film quanto Billy stia faticando.

 

Un altro tema cruciale, che lo coinvolge, è il rapporto tra Billy e Michael. Quando quest'ultimo mette il rossetto a Billy, Niccolò ride: il travestimento per lui è sinonimo di carnevale. E quando più tardi Billy fa mettere il tutù a Michael, Niccolò chiede perché gli fa mettere il tutù. La risposta ovviamente è la più semplice: perché a Michael piace mettersi il tutù e siccome Billy gli vuole bene lo invita a fare ciò che lo fa stare bene, che gli dà gioia e felicità.

Rimane anche colpito quando Michael dice a Billy che se Billy andrà alla Royal Ballet School lui sarà triste perché il suo amico gli mancherà. E Billy teneramente gli dà un bacio sulla guancia e Niccolò chiede: perchè Michael è triste?

Io gli rispondo che Michael è innamorato di lui e gli dispiacerebbe non vedere più il suo amico.

E Billy? mi chiede Niccolò.

Gli rispondo che no, Billy non è innamorato di Michael, forse Billly è innamorato di Debbie.

Detto fatto, tre scene dopo Billy dice a Debbie che non sa se è innamorato di lei. La domanda ritorna: perché lei è triste?

Perché Billy forse non la ama, rispondo.

Billy ha un sogno, sta rincorrendo quel sogno e la sua mente, la sua concentrazione è solo sul ballo, su ciò che lo fa sentire vivo e felice sopra a ogni cosa.

Mi piace molto la semplicità con cui Niccolò guarda le cose, vedere in lui che si sente libero di essere senza condizionamenti; tanto i condizionamenti arriveranno comunque dal mondo esterno, prima o poi.

 

Billy balla davanti al padre, Billy balla in mezzo ai muri per le strade, Billy balla e Niccolò con lui, il ritmo, il sogno, tutto lo conquista. Anche l’esame alla scuola, ma comincia a essere tardi e l’attenzione di Niccolò sta calando.

Come sempre avviene, quando il momento clou del film è passato (in questo caso l’ammissione di Billy alla scuola di ballo), Niccolò smette di guardare il film e fa altro.

 

Solo alla fine NiccoBilly, affascinato dal Lago dei cigni, torna a vedere come si chiude il film. Dice, su nostro invito, che vuole ascoltare quella musica prima di andare a letto, e torna a girare su se stesso, ad alzare la gamba e a saltare.

Cosa provi, Niccolò, quando salti? gli chiedo prima di lasciarlo a Tchaikovsky.

I cerchi, mi risponde.

Intendi dire, quando salti i cerchi, mentre corri?

Conferma con la testa e tace. Poi mi chiede: papà, perché a me piace saltare?

Non lo so, gli rispondo. Forse come Billy ti piace sentire di essere sospeso nell'aria.

 

Non lo so, davvero. Non me lo sono mai chiesto. E’ la fortuna dei rapporti coi bambini: ti fanno riflettere su cose a cui mai avresti pensato.

Però è naturale e bello, anche a me piace saltare. Forse a tutti, in fondo, piace saltare, come a Billy Elliot e a Niccolò.

 

 

Per approfondire:

 

 

 

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* Si qualifichi! 

 

Io non sono uno che ama ballare, non in pubblico almeno, per vergogna e rigidezza. Ma in casa ballo spessissimo; con Niccolò in braccio quando era piccolo, saltavamo e giocavamo sempre.

 

Nei momenti di noia o quando piangeva, la musica e il ballo correvano in nostro aiuto. Un po’ deve essergli rimasta questa cosa, perché anche se Niccolò è restio a ballare alle feste e in pubblico, a casa si diverte a saltare e a ballare, a modo suo.

 

L’anno scorso non l’abbiamo potuto iscrivere a un corso di baby dance perché il comune non proponeva un corso simile. La cosa a lui dispiacque moltissimo, tanto che inizialmente al corso di baby gym a cui l’avevamo iscritto non voleva andarci. Poi si è convinto.

Mi ha molto colpito il fatto che quando gli ho chiesto cosa provava quando saltava, mi ha risposto riferendosi al corso di baby gym. In qualche modo la baby dance è stata rimpiazzata comunque con entusiasmo.

 

Poi la fortuna ha voluto che la scuola in cui va proponesse nelle ore pomeridiane la baby dance. Per Niccolò è stato amore a prima vista, ne era entusiasta e si divertiva.

 

Così Billy Elliot è stata una scelta quasi obbligata, o comunque naturale per me.

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