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Non aprite quella porta 3 (Incubo)
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Aka Night killer (1990, regia di Claudio Fragasso come Clyde Anderson, e -uncredit- Bruno Mattei)

 

 

Norfolk (Virginia). Un omicida mascherato e munito di guanto artigliato, all'interno di una scuola di danza, uccide brutalmente una ballerina e l'insegnante di ballo. Melanie Beck (Tara Buckman), in crisi con il marito Axel (Peter Hooten), entra nelle mire del killer. Questi penetra nell'appartamento della donna ed abusa per ore di lei, finché Melanie perde completamente la memoria. Afflitta da depressione, tenta il suicidio ingerendo dei barbiturici ma viene salvata da un uomo, che mostra una controversa attitudine nei suoi riguardi. Forse è l'assassino che continua a tormentarla eccitato dal fatto che la donna non ha ricordi del volto del molestatore? 

 

 

"Quando sei arrabbiata, signora Beck, mi fai venire voglia di chiavarti (...) voglio fotterti il cervello e te lo scopero' a sangue..." (il serial killer -via cordless- a Melanie)

 

 

Cinema bis, ovvero doppio, ossia ricalcato o -in altre parole- rifatto. Prima di questo Non aprite quella porta 3, di apocrifi italiani che hanno tentato di solcare il successo di pellicole "estere" di grande richiamo, non ne erano mancati. Anche se i risultati erano stati ben diversi: Zombi 2 (ma appostato in regia stava Fulci, non certo Fragasso con a fianco Mattei), Alien 2 e L'ultimo squalo solo per citare i più riusciti. Poi ci si era messo anche Aristide Massaccesi con le produzioni della sua Filmirage (La casa 3, 4 e 5). In seguito, nel 1990, la Flora Film di Franco Gaudenzi tenta di -sia passato il gioco di parole- bissare il bis. Infatti mette in cantiere due low budget ai quali Bruno Mattei collabora in diversa maniera: dell'improponibile Terminator 2 scrive sceneggiatura e realizza la regia, mentre di questo Non aprite quella porta 3 (Incubo) ufficialmente cura il montaggio. Anche se a causa di questo lavoro entra in rotta con Claudio Fragasso, dopo anni di collaborazione, sostenendo di avere girato diverse sequenze del film. Oddio, detto tra noi, mica c'era da farsene un vanto. Perché questo incredibile giallo psicologico (circolato all'estero come Night killer) è piuttosto approssimativo. A cominciare da un titolo improprio ma attribuito perché -con tempismo commerciale- così anticipa l'arrivo nelle sale italiane del vero terzo capitolo della saga su Leatherface & C. realizzato proprio lo stesso anno da Jeff Burr (e da noi distribuito come Leatherface).

 

locandina

Non aprite quella porta 3 (1990): locandina

 

A proseguire di difetti se ne possono riscontrare a decine, pertanto sarebbe come sparare sulla croce rossa volerne esplicitare più del necessario. Inevitabile segnalare gli errori di messa in scena nell'incipit: il killer indossa una maschera carnevalesca, evidentemente ispirata da Fred Krueger, comprensiva di guanto con unghie affilate come accessorio. Peccato che sia evidentemente di gomma e le lunghe unghie si pieghino come foglie secche. Nonostante tutto, con questo guanto l'assassino trafigge lo stomaco  (passando da parte a parte) di ben tre povere vittime. Non solo. Alla maestra di ballo taglia la gola e questa se na va camminando nel soppalco per un paio di minuti, mentre sotto gli allievi non notano nulla. Queste sembrerebbero -per altro- essere le sequenze reclamate da Mattei, tanto sono differenti ed estranee rispetto al resto del girato. Detto questo però, e quindi relegata la produzione al basso livello dell'operazione meramente speculativa, va riconosciuto che Tara Buckman svolge a dovere il proprio compito, e questo le rende onore in un contesto da "buona la prima" come deve essere stato quello del set.

 

 

Effetti speciali, dunque, limitatissimi e mal realizzati vanno a braccetto con un doppiaggio da film porno (esilaranti le urla -emesse sottovoce- dalla impiegata del museo oceanografico quando assalita dal killer mascherato), mentre dialoghi impronunciabili e inappropriatamente volgari si (con)fondono con una colonna sonora kitsch a base di fastidiosi sintetizzatori che contribuiscono a confinare il film nella fascia peggiore degli Anni '80/'90. Va bene: in un paio di occasioni Fragasso punta l'obiettivo (e il pubblico gliene rende merito) sui capezzoloni, ostentati con piacere, della Buckman ma è un po' poco. Troppo poco, anche in considerazione di un "excipit" demenziale e posticcio (la figlia della signora Beck e il pacco sorpresa) ma purtroppo in linea con la qualità del prodotto.

 

 

Prodotto che a suo tempo è stato comunque (incredibilmente) distribuito nelle sale cinematografiche,  per poi finire confinato in una edizione  (a tiratura limitata) home video di scarsa qualità, targata Avo Film. Pressochè destinato all'oblio, in anni recenti è spuntato a sorpresa su una emittente televisiva locale. Mentre l'edizione in Vhs citata offre il film nel brutto formato televisivo in 4:3 e scadente traccia mono. La durata della versione è pari a 1h28n25s. Ma attenzione, nel caso ne aveste una copia tenetela stretta perchè se tarderà ancora ad uscire in Dvd o bluray il valore potrebbe farsi interessante (qualcuno, da tempo, la mette in asta a partire dai trecento euro!).

 

locandina

Monster dog - Il signore dei cani (1982): locandina

 

Curiosità 

Il manifesto del film riprende, evidentemente, una grafica simile ad un altro (brutto) film di Fragasso, Monster dog e, contemporaneamente, di Rage - Furia primitiva (secondo, dopo Nightmare beach) film americano che ha visto coinvolto Rambaldi e Umberto Lenzi.

 

Valutazione: **

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