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Addio Liz, bisbetica mai domata
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La ABC ha appena dato in diretta la notizia della morte dell'attrice Elizabeth Taylor, attraverso le parole del figlio Michael. Da tempo malata, era in ospedale da sei settimane in seguito a complicazioni cardiache.

 

 

 27 febbraio 1932 - 23 marzo 2011. Non ci sono altre parole da aggiungere quando una grande protagonista del cinema se ne va. Rimarranno i suoi occhi viola a ricordarci la sua forza interpretativa, i 2 premi Oscar e le 5 nomination, i suoi eccessi di vita (i problemi con il cibo e l'alcol, in primo luogo), le sue stramberie, i suoi innumerevoli matrimoni, la sua partecipazione e impegno alla lotta contro l'Aids (che le aveva portato via l'amico Rock Hudson), il suo impegno a favore dei più deboli, il suo coraggio leale (chi dimentica di come salvò la vita all'amico Montgomery Clift o di come rimase vicina anche nei momenti peggiori a Michael Jackson?), il suo portare in scena emozioni e sensazioni della sua vita privata, il suo imporsi in un universo caratterizzato da star maschili. Difficile scindere l'attrice dalla persona, difficile immaginare cosa sarebbero state molte pellicole senza il suo sguardo, senza la sua bellezza carnale. Non è un caso che sia stata la prima attrice a percepire un cachet superiore al milione di dollari già nel 1963. Quando muore un'attrice, si dice spesso che se n'è andata una grande diva. Liz, anche se odiava questo soprannome, lo era per davvero, in tutto e per tutto, anche nei momenti peggiori. "Non mi sono mai presa molto sul serio", amava ripetere scherzando sulle sue condizioni di salute. Del resto, diva e icona non si diventa per caso. Lei lo era nata, basti pensare che di recente rifiutò un'offerta milionaria per scrivere la sua biografia: "E no, sto ancora vivendo i miei ricordi"... nessun'altra dopo di lei... la golden age di Hollywood è definitivamente sepolta, il mito degli studios finisce oggi...

 

 

 

 

 

BIOGRAFIA:

Dall'Ansa (Francesco Norci):

 

Con Elizabeth Taylor, morta oggi a 79 anni, scompare una delle più grandi dive di Hollywood, l'ultimo prodotto del vecchio 'star system' capace di forgiare un'attrice e la sua immagine nei minimi dettagli ed in maniera così sottile e penetrante da condizionarne, inevitabilmente, la vita privata. C'è una specularità costante tra la Liz dello schermo e la Liz della vita: di entrambe emerge, sia pure attraverso le mille sfumature apparse nel corso degli anni, l'immagine di una donna bella, ricca, privilegiata ma allo stesso tempo sola, alla ricerca disperata di affetto e di sicurezza. Fu la Metro Goldwyn Mayer ad adottarla quando era ancora piccola, a coccolarla e educarla come si fa con la figlia prediletta: aveva appena 11 anni quando interpretò il suo primo film, 'Torna a casa Lassie' (1943), e subito, con il suo volto angelico incorniciato dalla chioma bruna e con i suoi occhi di un intenso blu violetto, divenne la beniamina del pubblico.

 

La ''diva bambina'' era diligentemente impegnata in storie di animali, lacrimosi drammi domestici e adolescenziali, romanzetti per famiglie: da 'Gran premio' (1944), dove al posto del celebre collie aveva al fianco un purosangue, a 'Vita col padre' (1947), da 'La bella imprudente' (1948), alla trasposizione cinematografica di 'Piccole donne' (1949). Ma poi anche la piccola Taylor crebbe: lo fece sotto gli occhi del pubblico che la vide trasformarsi da ragazzina ingenua e petulante a giovane sensuale e elegante, protagonista di tante commedie nel ruolo di moglie, amante o madre. Vincent Minnelli la volle nel dittico 'Il padre della sposa' (1950) e 'Papà diventa nonno' (1951); per George Stevens recito' in 'Un posto al sole'(1951), per Stanley Donen in 'Marito per forza', (1952) per Richard Brooks nell' 'Ultima volta che vidi Parigi' (1954), ancora per Stevens nel 'Gigante' (1956). A partire da questo film, che la vedeva accanto al mitico James Dean, Liz Taylor passò a interpretazioni drammatiche dove era spesso alla ricerca disperata di una compagnia maschile dominante che non sempre riusciva a ottenere. Le sue crisi affettive furono sempre devastanti e altamente conflittuali.

 

Sotto lo sfavillio di abiti e gioielli Liz incarnava il mito del 'femminino hollywoodiano': il suo interesse preminente era essere donna, piacere agli uomini, dai quali cercava sicurezza e protezione. Ed in questo senso si differenziava da tante sue colleghe caratterialmente piu' mascoline come Katharine Hepburn, Bette Davis, Susan Hayward, tutte capaci di farsi strada come avvocati, capitani di industria, manager. La sua fama crebbe a cavallo tra gli anni '50 e '60: nell' 'Albero della vita' (1957) di Dmytryk, Liz era una corvina signora della Louisiana ossessionata dal dubbio di avere sangue negro nelle vene, una pericolosa 'dark lady' che rappresentava gli aspetti negativi del sud. Seguirono i due film tratti dai drammi di Tennessee Williams: 'La gatta sul tetto che scotta' (1958) di Richard Brooks e 'Improvvisamente l'estate scorsa' (1959) di Mankiewicz. Buona parte della critica vi ha trovato le migliori interpretazioni della Taylor: la scrittura opulenta dei testi da cui furono tratti, i dialoghi sardonici, la sapiente commistione di analisi socio-psicologica e melodramma sociale, i personaggi tormentati, fornirono l'alveo ideale per incanalare la sua energia interpretativa.

 

La recitazione di Liz, dominata da una foga inquieta e senza sbocchi - notarono i recensori - finì per contagiare l'intero ritmo dei due film. Nel 1960 'Venere in visone' di Mann le portò il primo Oscar e nel 1963 'Cleopatra', il film multimiliardario girato a Cinecittà che dissanguò la Fox, la consacrò diva per eccellenza. Si calcola che il suo compenso di allora fu 1 milione di dollari. Sul set del film nacque la tempestosa storia d'amore con Richard Burton con cui recitò ancora in 'International hotel' (1963), in 'Chi ha paura di Virginia Woolf?' (1966), che le valse il secondo Oscar, e nella 'Bisbetica domata' (1967) di Zeffirelli. Fino agli inizi degli anni 70 la carriera della Taylor proseguì tra successi e grandi registi: Huston, 'Riflessi in un occhio d'oro' (1967), Losey, 'La scogliera dei desideri' (parodia della volgarita' di Hollywood) e 'Cerimonia segreta', (entrambi del 1968) ed ancora Stevens con 'L'unico gioco in città' (1970).

 

Cominciò quindi un lento declino in cui gli aspetti mondani e sentimentali della vita privata sembrarono prendere il sopravvento sulla carriera artistica. Del resto gli otto matrimoni, i relativi divorzi, i flirt, le cure di bellezza (su cui ha anche scritto un libro) e i lifting, l' abuso di pillole e di alcolici, le malattie e le nevrosi di Liz hanno sempre fatto notizia sui rotocalchi, così come i suoi innumerevoli interventi chirurgici. Ma a differenza di altre attrici, come Judie Garland o Marilyn Monroe che furono schiacciate dall'alcolismo e dalle nevrosi, Taylor riuscì a superare, anche se con difficoltà, i momenti drammatici e a restituirsi al mondo dello spettacolo. Quando la sua carriera cinematografica cominciò a declinare, si dedicò al teatro riuscendo a provocare grande fragore e ottenendo un buon successo personale.

 

 

 

 

FOTO:


 

 

 

L'OMAGGIO MUSICALE:

Michael Jackson "Elizabeth I Love You" - Traduzione

Benvenuta a Hollywood
Questo è ciò che ti dissero
Una star bambina ad Hollywood
Questo è quello per cui ti hanno venduta

Grazia con bellezza, fascino e talento
Dovevi fare ciò che ti veniva detto
Ma ti hanno tolto l'infanzia
Preso la tua giovinezza e venduta per l'oro

Elizabeth, ti voglio bene
Sei ogni stella
che brilla nel mondo per me
Elizabeth, puoi vedere che è vero
Elizabeth, ti amo
Sei più di una semplice star per me

Deliziosa Elizabeth
Li hai superati tutti
Amica mia, Elizabeth
Hai insegnato a tutti loro a sopravvivere

Molti sono tornati indietro mentre tu lo facevi
Hanno perso la loro strada ed ora sono scomparsi
Ma guardati, una vera sopravvissuta
Piena di vita continuando ad andare avanti

Elizabeth, ti voglio bene
Sei ogni stella che brilla nel mondo per me
Elizabeth, puoi vedere che è vero
Elizabeth, ti voglio bene
Sei più di una semplice star

Questa è la tua vita
Sembrava che tu avessi tutto
Hai raggiunto la vetta
E volevano farti cadere
E' molto triste
Questo mondo può essere molto cattivo
Ma attraverso tutte le pene
Di quando ti volevano abbattere

Lo sai, eri la vincitrice
E hai guadagnato la corona
E' come camminare attraverso il fuoco
Determinata a vincere
Hai vinto grandi battaglie
Ancora e ancora!

Elizabeth, ti voglio bene
Sei ogni stella
Che brilla nel mondo per me
Elizabeth, puoi vedere che è vero

Mi ricordo i tempi
Di quando ero solo
Sei stata al mio fianco
Dicendomi "dobbiamo essere forti!"
Hai fatto tutte le cose
Che solo un vero amico potrebbe fare!

Elizabeth, ti voglio bene
Il mondo conosce il tuo valore ora
Di tutte le cose sulla terra ora
Io prego un giorno di essere ...
Come te!

 

 

 


 

 

 

 

Le foto mai viste: Liz Taylor in Iran nel 1976 (speciale su VanityFair.com):

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