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CRONACA DI UN RADUNO ANNUNCIATO (parte seconda)
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CRONACA DI UN RADUNO ANNUNCIATO (parte seconda)

Strano ma vero, anche nei raduni è invalsa la non disprezzabile abitudine di mangiare a volte. Anzi spessissimo. Perché di sola aria probabilmente non si riuscirebbe a vivere e tantomeno di quella fritta, inscatolata o meno. E dopo la gaia parentesi rototomiana (chi ha avuto la sventura di non conoscere di persona tale spassoso personaggio provveda subito a prenotarsi per il prossimo evento bolognese del 2007) ritorno a spron battuto alla mia fedelissima cronaca per descrivervi quello che definirei semplicemente l’evento più eclatante della nostra divagazione gastronomica notturna. Si, perché non c’era proprio il tempo di annoiarsi tra una portata e l’altra in quel locale chiassoso ma ridondante di armonia simil godereccia, allietati e inorgogliti dalla serafica presenza di una più che leggiadra ORNELLA MUTI che non pareva risentire affatto del trascorrere del tempo ma la cui voce giungeva solamente di riflesso all’altro capo del tavolo, in parte soffocata dal vociare indistinto di camerieri intenti a soddisfare le orgasmiche voglie mangerecce della nostra nutrita tavolata, presi essi stessi da frenetici orgasmi lavorativi che si concretizzavano in estenuanti andirivieni con piatti stracolmi portati sul palmo della mano a mo’ di provetti equilibristi, in una presumibile ma problematica valutazione del livello di soddisfazione di noi fortunati clienti. Ma allo scoccare simbolico della mezzanotte o giù di lì uno sconvolgente colpo di scena (pre)finale (di quello finale vi parlerò laconicamente più appresso) venne a confonderci le carte (pardon, le vivande) in tavola. Si trattò in ogni caso di una singola persona (ma attenti, che l’apparenza inganna), distinta e compassata al punto giusto, dallo sguardo vivo e infurbito, classico ragazzo di buona famiglia, di quelli un po’ troppo intelligenti per la loro età ma abbastanza rodati per non darlo troppo a dimostrare oltre il dovuto ed in grado di adeguarsi alle contingenze del momento che richiedevano più che altro una piccola dose di autocontrollo per far fronte agli sguardi curiosi di un’audience improvvisamente dimentica delle esigenze dello stomaco. “Mi trovo ovviamente al cospetto di un grande”, mormorai con circospezione tra me e me in quel fatidico momento, ma non glielo avrei mai fatto capire, del resto col passar del tempo se ne sarebbe reso conto da solo. Un compiaciuto “Indovina chi viene a cena?” non mancò di scaturire dalle labbra invitanti della solita Waltzingmatilda perennemente in grandissimo spolvero, impavida creatura della notte che non conosce confini alle sue indomite scorribande notturne. O più probabilmente l’imprevedibile bellezza pariolina buttò giù casualmente un banale: “Indovinate chi vi ho portato?” (perché mi sembra che la frase da me dianzi citata sia stata proferita in ben diverse circostanze, probabilmente cinematografiche). Ed allora credetti di comprendere, anzi vi giuro che non fu più un mistero per me l’identità del misterioso giovine(tto) dall’aria innocua e dal sorrisino accattivante. E mi resi conto che ancora una volta l’apparenza mi aveva ingannato, perché quella personcina ammodo dall’aria passabilmente placida e dalla voce suadente in realtà sarebbe stata in grado di farsi lustrare le scarpe perfino da David Copperfield (non certamente quello dickensiano), per non parlare di Aldo Savoldello alias Silvan. Si, perché non è certo cosa di tutti i giorni possedere il dono dell’ubiquità e trovarsi in tal modo contemporaneamente in due posti differenti: al nostro cospetto sotto l’identità di RAGIONTRAVOLTA e magari a casa propria a pestare a ripetizione i tasti del pc come BEVERLEY MANTLE o viceversa, il che non cambia la realtà neppure di una virgola per quello che c’importa. E tralascio la cronaca dei baci e degli abbracci perché lo spazio stringe ed altri illustri utenti stanno tuttora scalpitando nell’attesa, ma a questo punto posso soltanto affermare che, bando a scherzi e facezie, la presenza di tale personaggio non mancò di riscaldare i nostri cuori già resi accaldati dalle roventi portate e dall’egida protettiva della divina Ornella. Pertanto l’immancabile finale consolatorio, (aggettivo ferocemente avversato dal nostro spietato ed illustre assente Joseba) si fece strada tra tarallucci e vino, e la parola fine (ma non diretta ai nottambuli di turno) giunse perfino a campeggiare a lettere cubitali su un ipotetico schermo posto gentilmente a disposizione dalla nostra fantasia individuale del momento. E l’indomani venne il tempo di VALERIO (permettetemi di chiamarlo così, per la grande amicizia che mi lega a lui anche se sto parlando di SPOPOLA), vincitore del premio per il miglior utente, “superacclamato per l'insieme di coraggio, intelligenza ed umanità svolta da tempo in questo sito.” Un personaggio nei confronti del quale mi sento profondamente debitore di emozioni. Un compagno di sbronze cinematografiche via box come da tempo non mi era capitato di trovarne, che insieme a Rosario e Federico mi ha fatto comprendere, direttamente o indirettamente, dopo una serie di mie altalenanti vicissitudini in un non lontanissimo passato dagli estenuanti chiaroscuri, che in fin dei conti non ci sono soltanto lupi in giro in questo mondo, o magari dei sedicenti amici pronti ad accoltellarci alla schiena alla prima occasione, e che la fiducia nei confronti del prossimo è probabilmente la migliore ricetta applicabile a chi è desideroso di affrontare la vita armato solamente di un sano e provocatorio ottimismo. E dopo il tempo di Valerio venne quello di STEFANO FALOTICO: le cateratte dei cieli si aprirono, “i tamburi rullarono, le trombe squillarono e le guardie (non) si svegliarono” e vedemmo il GENIUS venire a piccoli passi verso di noi mentre il mondo da quel momento non fu più lo stesso, anzi restò esattamente uguale a com’era prima. Perché il Genius è immutabilmente sé stesso nel corso del fluire del tempo, perché il Genius È, anzi SA, ed ogni ulteriore commento a tale proposito risulterebbe superfluo. Ed a questo punto non mi resta che recitare il mea culpa, perché non sarei certo stato in grado di dire in quel momento “io la conoscevo bene” a proposito di OHMEYE che pervenne alla meta quel pomeriggio poco prima della premiazione. Ed invece alla resa dei fatti la piacevole ragazza risultò essere una vera e propria veterana del sito, e non mi rimase che ammettere in toto le mie “imperdonabili omissioni” (queste parole le avevo già lette da qualche parte) e cospargermi il capo di cenere. Morale della favola: già il di lei pollice verso nei confronti del “giorni dell’abbandono” me la rese in seguito alquanto simpat(et)ica, ma quel giudizio laconico sugli “amants reguliers” che dice tutto in sole 17 parole mi avrebbe fatto quasi venir voglia di alzare un simbolico calice e brindare in suo nome. E dulcis in fundo, last but non least, anche CIAK 2000 fu della partita, sprizzando bonomia da tutti i pori: c’è chi mormorò, a causa della sua giovane età, la fatidica frase: “il ragazzo si farà” ed invece no, egli aveva già le spalle larghe ed oltretutto non avrebbe mai indossato la maglia numero 7, ma soltanto quella di Film tv. E più propriamente il ragazzo si era già fatto (in quattro), anzi sfatto per Scarlett, ovvero per la mia musa di riserva, ed anche se “il cacciatore” non gli dispiaceva affatto, credo che piuttosto avrebbe preferito andare a caccia di una fantomatica “American rhapsody”, ovvero di una sua “Fuga per la libertà” di contemplare per l’ennesima volta in viso la maliarda “ninfa della pioggia scosciante”. Ed a questo punto chi si aspetta un resoconto della premiazione resterà alquanto deluso, perché fuorviato in quel momento dalla bruciante passione per la mia coperta di Linus come da profilo, peraltro alquanto costosetta, smarrii del tutto la bussola e mi persi di conseguenza il bello della diretta, restando pressoché all’oscuro del proseguio della cerimonia. Ma se qualcuno desiderasse saperne di più, è sufficiente che si rivolga all’ufficio competente, quarta traversa a destra, terza strada a sinistra o forse no, terza traversa a destra, quarta strada a sinistra. Io a questo punto me ne lavo le mani. Le conclusioni finali (a Dio piacendo) alla prossima ed ultima puntata.

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