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Notturno indiano

Regia di Alain Corneau vedi scheda film

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La recensione su Notturno indiano

di Peppe Comune
5 stelle

Rossignol (Jean-Hugues Anglade) parte per l'India alla ricerca di Xavier Janata Pinto, un suo vecchio compagno di scuola scomparso da più di un anno. Le ricerche partono da Bombay, proseguon per strade e ospedali e poi si dirigono, prima a Madras, e quindi a Goa. Le indagini di Rossignol non danno esiti, ma intanto ha il modo di conoscere le miserie del paese e attraverso diversi incontri interessanti conoscere più intimamente se stesso.

 

 

Tratto dal romanzo omonimo di Antonio Tabucchi, "Notturno indiano" di Alain Corneau è un affascinante affresco sociale che oscilla tra la pura descrittività dell'ambiente indiano e la fantastica adesione ai suoi misteri nascosti. Rossignol parte per cercare un amico ma finisce per conoscere se stesso. Si immerge in un labirinto fatto di situazioni mutevoli e multiformi, un mondo che guarda tutto da un'altra prospettiva, che può ammaliare con la sola forza della sua cultura millenaria e stringere il cuore per la miseria che mostra senza reticenze. Incontra un ebreo tedesco scampato all'esperienza dei Lager che è alla caccia di un medico nazista, un professore di teosofia che gli ricorda come ogni uomo abbia un'altra vita e una veggente dal volto deforme che lo informa sull'illusorietà materiale del suo corpo e del fatto che la sua anima è altrove rispetto al posto in cui si lui stesso trova. Rossignol si adegua a questa atmosfera intrisa di spiritualità con la curiosità di chi vuole farsi partecipe dei suoi misteri e lo stupore di chi non sa decodificarne adeguatamente i saperi. Finisce per confondere la realtà con la fantasia e inizia un enigmatico gioco di sguardi che danno il senso del suo mutato approccio con la vita. Quando racconta a Christine (Clèmentine Cèlariè), la fotografa che incontra all'albergo di Goa, la sceneggiatura di un suo ipotetico film, questa non è altro che il racconto del suo viaggio fino al punto in cui si trova, un racconto che assume la forma di una sorta di percorso cognitivo che il suo corpo avrebbe fatto per giungere ad incontrare la sua anima. Come in un gioco di specchi, Rossignol ritrova la sua identità attraverso il riflesso di quella che è andata progressivamente diluendosi lungo tutto il viaggio. Christine è perplessa, chiede se è una storia realmente inventata o tutto è successo per davvero.  Lo spettatore, invece, si chederà certamente se Xavier Janata Pinto sia mai esistito. Il film di Alain Corneau investe molto sul milieu indiano, sullo scarto tra miserie materiali e incontri spirituali, tra la fissità dei corpi e gli sbalzi dell'animo. Oltre che su quella modalità di viaggio che per la "famigerata" ricerca della propria identità ha sempre visto l'India come luogo d'elezione. Un film d'atmosfere dunque, un pò manierato, un pò didascalico e che qua e là pecca di gratuita lentezza. Ma la musica di Schubert e il fascino conturbante di un paese ricco di cultura millenaria e di materiale umano ne rendono comunque godibile l'impianto complessivo e consigliata la visione.

 

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