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L'uomo dai sette capestri

Regia di John Huston vedi scheda film

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La recensione su L'uomo dai sette capestri

di rocky85
8 stelle

“Pregherò per voi, Bean. Queste terre abbondano di assassini e di ruffiani. Il loro numero è infinito e la loro cattiveria incommensurabile”. “Ci piscio sopra”.

Nel Texas di fine Ottocento il fuorilegge Roy Bean (Paul Newman) giunge in una landa desolata ad ovest del fiume Pecos, dove si impossessa di un saloon e si autoproclama giudice. Adibisce il saloon a tribunale, lo tappezza di fotografie che ritraggono l’attrice Lily Langtry (Ava Gardner), “la più bella donna mai apparsa nel creato” e, munìto di un codice penale, di una corda e di una pistola, amministra la giustizia in suo nome e in modo arbitrario, perché “la legge è serva della giustizia e viceversa”. Sposa una giovane messicana e, insieme a lei, a un manipolo di derelitti e a un piccolo orso adottato, governa per anni nella "sua" città, finché anche il suo mondo viene travolta dall'avvento del petrolio. John Huston, basandosi su una perfetta sceneggiatura di John Milius ed aiutato da un cast tecnico (fotografia di Richard Moore, musiche di Maurice Jarre) e attoriale (oltre a Newman e alla Gardner, che compare solo nell’ultima sequenza, ci sono lo stesso Huston, Jaqueline Bisset, Victoria Principal, Anthony Perkins, Stacy Keach ed altri) di altissimo livello, si ispira alla figura del leggendario Roy Bean, personaggio realmente esistito nel lontano Far West. Il tema è chiaramente quello della distinzione tra mito e leggenda, tema caro a tanti western adulti tra la fine degli anni Sessanta e inizio anni Settanta. Ma è lo svolgimento ad essere totalmente originale. Huston predilige i toni grotteschi e ironici, stemperando la violenza ora con l’umorismo ed ora con il romanticismo e la commozione. E, grazie all’ottima interpretazione di un Paul Newman in stato di grazia, realizza il ritratto di un uomo rude, cinico e spietato ma allo stesso tempo ingenuo e fanciullesco. Eppure nella seconda parte, il film si trasforma in un apologo contro il progresso, visto come motore di una corruzione morale che travolge e ammazza quanto di immacolato c’era nella concezione del vecchio Far West. Il giudice Bean diventa quindi l’ultimo baluardo di un mondo che sta per cambiare lasciando il passo alla cosiddetta “civilizzazione”. Dopo la morte della moglie per parto, Bean lascia la sua città e scompare per anni, per poi tornare a combattere, insieme alla figlia mai conosciuta, il nemico più infido, e cioè la civiltà del petrolio. E nella sequenza finale, quando dopo anni la cantante Lilly Langtry va finalmente a fare visita al museo che il giudice le aveva dedicato, Huston riesce ad essere dolce e delicato, e a strappare un momento di commozione del tutto autentico.

 

Paul Newman

L'uomo dai sette capestri (1972): Paul Newman

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