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Antisocial

Regia di Cody Calahan vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Antisocial

di alan smithee
4 stelle

Mentre fervono i preparativi per celebrare degnamente la fine di un anno di un futuro non molto lontano, seguiamo le vicissitudini di una ragazza intenta a risolvere i propri problemi sentimentali derivanti dall'essere stata scaricata (in chat di pubblico dominio) dal proprio fidanzato, e soprattutto, concentrata a sopravvivere dopo che una improvvisa forma virulenta che si propaga tramite un sito social tipo facebook, chiamato Redroom, rendendo la popolazione allo stato di simil-zombie, persone senza una propria personalità, mosse da un fremito incontrollato di violenza che le spinge ad eliminare ogni vivente che sbarra loro il cammino.

Asserragliata insieme ad altri quattro amici in una casa di uno di loro per festeggiare la fine dell'anno, la ragazza si troverà circondata da un mondo da incubo in cui il contagio decima in poche ore la maggior parte della popolazione del globo. Il rimedio per salvarsi da quella sorta di radiazione che il social emette, studiato per creare dipendenza, e poi andato ben oltre le aspettative provocando la formazione di un tumore virulento che agisce sul cervello creando scompensi irreparabili, richiederà una complessa e dolorosa operazione da eseguirsi in modo manuale tramite un foro sul cranio, necessario per far fuoriuscire il germe contaminante.

La storia, piuttosto inquietante, è, almeno in via teorica, piuttosto interessante e corretto monito ad un dilagante e ormai diffuso atteggiamento a dipendere in modo remissivo ed irrinunciabile all'attrazione dei siti social e del richiamo di internet in generale.

Il film tuttavia, scendendo nel concreto dei fatti, si limita sin troppo presto a rifugiarsi nei cliché ormai stravisti in ogni filone riconducibile alla contaminazione da zombi, restringendo le sue vedute inizialmente ambiziose e senza limiti, alla solita lotta per la sopravvivenza a cui vengono costretti i nostri cinque ragazzi protagonisti; perdendo in tal modo, pertanto, quella positiva ispirazione che, a livello almeno puramente concettuale, la storia pareva in grado di ispirare.

Si arriva fino al momento della auto-estirpazione della radice del tumore da parte della tenace protagonista Sam, procedimento ripreso dalla regia funzionale con un certo realismo che ne sconsiglia la visione ai deboli di stomaco, ma che risulta anche - nonostante la generale propensione a lasciar da parte, soprattutto nell'ambito horror/fantascienza - difficilmente accettabile quanto a credibilità di fondo.

Esordio con un buona partenza, ma complessivamente non più che medio/mediocre, di un regista canadese, Cody Calahan, che per certi particolari sembra quasi ispirarsi al maestro assoluto Cronenberg (il ceppo filiforme del tumore che si incastona a prepotenza nel cranio senza che la vittima possa reagire -  cineasta che si concentrerà nell'horror e che tornerà nel 2018 con il sequel Antisocial 2,  sempre con la medesima, tenace e bella protagonista Michelle Mylett. Un seguito per certi versi leggermente migliore di questo capostipite. 

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