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Las viudas de los jueves

Regia di Marcelo Piñeyro vedi scheda film

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La recensione su Las viudas de los jueves

di OGM
8 stelle

Le vedove del giovedì sono quattro donne argentine appartenenti alla classe medio-alta, che, una volta alla settimana, fanno gruppo per concedersi una serata al ristorante senza i rispettivi mariti. Teresa, Mavi, Lala e Carla, che abitano nello stesso lussuoso complesso residenziale con parco, campo da tennis e piscina, potrebbero essere le protagoniste di una sitcom brillante come Desperate Housewives o piccante come Sex and the City, se non fosse per quell’ombrosa metà delle loro esistenze che è rappresentata, per due di loro, dai figli sfuggenti e ribelli, e,  per tutte e quattro, in diversa maniera, dai loro consorti: l’uomo d’affari coinvolto in faccende poco chiare, l’eterno ragazzo buono a nulla, il professionista sommerso dai debiti, un uomo affetto da turbe violente ed ossessive. Lo splendore della loro spregiudicatezza potrebbe estendersi alla loro vita familiare se, tra le pareti domestiche, continuasse quell’apparenza di prosperità rappresentata dal loro piccolo paradiso, così esclusivo e lontano dai disordinati echi del mondo. Il luminoso candore di una festa di compleanno in abito bianco è, invece, solo l’ipocrita copertura di un inferno che resta invisibile, perché suddiviso in singole, inconfessabili verità; fino a che la lunga ondata della crisi economica non arriva anche in quel sito appartato e protetto, facendo crollare le barriere del segreto. Questo film, tratto da un romanzo di Claudia Piñeiro, ripropone l’ambientazione de La Zona del messicano Rodrigo Plá: una piccola enclave di benessere in un vasto contesto tormentato dalla miseria e dall’insicurezza, ed una comunità ristretta che, nel momento in cui si sente minacciata dalla realtà circostante, si fa trascinare in una violenta e paranoica forma di autodifesa. Anche nel film di Marcelo Piñeyro la soluzione sarà di natura collettiva ed estrema, organizzata da una figura dominante che diventerà il sinistro portabandiera della disperazione.  Il luogo recintato e sorvegliato è, in entrambi i casi, la sede di un’atmosfera soffocante, un’aria viziata che è diventata tale a causa del mancato scambio con l’esterno: senza il fisiologico confronto con il giudizio della società, tutto risulta lecito e la conservazione dello status quo diventa l’unico, perentorio principio. Nel momento in cui questo è stato ormai inconsapevolmente - benché sempre colpevolmente - sostituito al sacrosanto diritto alla sopravvivenza, non esiste più, tra i rimedi praticabili, quello del compromesso, dell’adattabilità, del ripensamento e della conseguente salutare svolta morale.  Il rifiuto a cambiare è la maledizione della felicità ad ogni costo, della protervia di chi si crede indiscutibilmente superiore, dei sogni fatti di pura scenografia.   In questo quadro immutabile, a portare la morte è  proprio la rigidità. La stessa che caratterizza il disomogeneo impianto di questo film, il cui accidentato sviluppo narrativo sembra camminare sui cocci di un cristallo infranto: un tappeto di frammenti irregolari, alcuni lisci, altri aguzzi, e tutti diversamente colorati e illuminati, a seconda dell’inclinazione dei raggi di luce riflessi. Las viudas de los jueves è un racconto a pezzi, a tratti sanguinante e gemente di dolore: una storia crepitante di incertezze e discontinuità,  e che, insieme ai suoi personaggi, soffre della fatica di non riuscire a capire e ad andare avanti.

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