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Agitator

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Agitator

di AndreaVenuti
9 stelle

Agitator è un film giapponese del 2001 diretto da Takashi Miike (tra i registi più poliedrici, attivi ed innovativi del panaroma asiatico e non solo), con Masaya Kato e Naoto Takenata protagonisti (entrambi attori estremamente famosi in patria); il film è stato rilasciato in due versioni, la 1 -cinematografica- è di 150 minuti (che analizzerò qui) la seconda -per la televisione- è  di ben 200 minuti.

Miike vinsè l'Oriente express award al Festival internazionale del cinema  catalano di Stiges.

locandina

Agitator (2001): locandina

Miike ritorna in grande stile dirigendo un yakuza movie immenso; per prima cosa il grande autore decide di inserire parametri noti al genere come:

-irezumu, ossia il tatuaggio, troveremo diversi "particolorai" a tal proposito, vero e proprio status symbol del mondo yakuza

-sakazuki: lo scambio del sakè subito dopo aver trovaro un accordo tra le varie famiglie

-Ofuro: l'antico rituale del  bagno giapponese

-Nagurikomi che non vi spiego  altrimenti vi rovinerei il finale.

 

Chi non conoscesse il regista a questo punto direbbe che l'autore nipponico ha scelto un approccio classico verso un genere amatissimo in patrie e all'estero, tuttavia Miike è contraddistinto da uno stile unico  e personale infatti nonostante la presenza di parametri tipici del genere, il marchio di fabbrica del regista è ben visibile:

 

1) si parte da una sequenza estremamente facinorosa e dissacratoria ossia sodomizzare (yakuza intrepretato dallo stesso Miike) con un microfono una giovane ragazza indifesa.

2) esplosioni improvvisine di violenza, estremamente realistiche e mai spettacolari (molto lontani dallo stle hongkonghese; una violenza estrema ma mai gratuita e qui ci si collega ad un altro elemento tipico dell'autore: gli yakuza di Miike sono persone sole, emarginati dal contetso socile, uomini senza radici che sognano un futuro migliore rappresentato appunto dalle famiglie yakuza (emblematico il rapporto tra Kunihiko ed il suo boss Yoichi) quasi costrette ad utilizzare la forza per vivere quindi troviamo una violenza come conseguenza di un contesto sociale estremamente duro.

3)il mettere in discussione un mondo troppo spesso idealizzato dai classici passati (qui Miike ci mostra l'orribile rituale con cui vengono "ingaggiati" i nuovi yakuza.

4)Non esiste più l'eore (il nuovo Yakuza è attento ai propri interessi personali sacrificando molte volte l'importanza del gruppo, quindi lealtà ed onore ed umanità sono lontani ricordi, qui si ricollega al grande Kenji  Fukasaku) bensì troveremo solo una dimensione nichilista ed autodistruttiva

 

A questo punto parliamo della regia variegata e ricca;  a tratti elegante e classica con ad esempio  diverse inquadrature note come "totali di gruppo" con macchina fissa (scelta molto in voga durante gli anni 60); stile che si alterna (in molte sequenze) ad un approccio documentaristico con uso massiccio di macchina a mano, carrellate, montaggio discontinuo fino ad arrivare ad una panoramica dall'alto che ci mostra l'immensità ed imponenza di Tokyo 

Takashi Miike

Yakuza Apocalypse: The Great War of the Underworld (2015): Takashi Miike

Film clamorosamente snobbato dal nostro pubblico ed in parte dalla critica, Agitator è un yakuza movie bellissimo, 150 minuti di puro cinema

 

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