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The Real Thing

Regia di Koji Fukada vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The Real Thing

di alan smithee
7 stelle

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CINEMA OLTRECONFINE

Uno zelante giovane venditore di giocattoli e fuochi d'artificio, che convive segretamente con una collega per evitare che il datore di lavoro licenzi uno dei due, nel rientrare a casa dal lavoro, salva la vita ad una donna, rimasta intrappolata in macchina tra le rotaie nei pressi di un casello del treno, poco distante dal suo quartiere.

Si offre poi di assisterla e i dubbi che non si sia trattato di un incidente ma di un tentato suicidio, lo spingono a cercare di interessarsi più a fondo a lei.

Scoprirà che la donna è invischiata in una serie di attività al limite dell'illecito, ricattata da ex mariti, spinta ad affrontare la vita con uno spirito di sacrificio che sfiora il sadismo.

Il salvatore, dal canto suo, vive già una situazione difficile sul lavoro, in quanto conteso tra la sua pacifica compagna, e una collega che si è innamorata follemente di lui, e che, nel vederlo assieme alla nuova misteriosa donna, quasi impazzisce dal dolore, palesando i suoi sentimenti senza più vergogna.

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Presto la vita del ragazzo verrà a trovarsi ad un bivio, perché si accorgerà di provare per la misteriosa e bella donna un sentimento che va oltre la semplice compassione.

Koji Fukada (suoi i notevoli A Girl missing, il controverso The man from the sea, il bellissimo Harmonium, l'altrettanto notevole Sayonara e Au revoi l'été) è un regista giapponese molto interessante, la cui filmografia si caratterizza quasi sempre per dar vita a thriller dall'andamento apparentemente pacato, ma forse proprio per questo ancora più attanaglianti e credibili.

Qui, per la prima volta, Fukada si presta ad adattare un soggetto altrui, traendo la sceneggiatura da un manga piuttosto noto in patria.

Il suo film, lungo quasi quattro ore, in realtà è stato concepito come un prodotto a fruizione televisiva, diviso in ben 10 episodi.

Il Francia invece il film è stato fatto uscire nelle sale diviso in due parti, a stretto giro una dall'altra, ed intitolate in modo da creare due titoli concentrici che rendono palese il cambio di direzione che la sorte riserva ai due protagonisti: "Suis-moi, je te fuis" (Seguimi mentre io scappo) e "Fuis-moi, je te suis" (Scappa mentre ti seguo).

Ne scaturisce un thriller urbano che si incentra sui dilemmi privati di vite sottoposte a stress e a dolori intimi lancinanti.

Ne merge un mondo di esistenze private costrette in appartamenti che paiono celle di alveari, disadorni quanto ordinati, freddi e composti ove l'unico animale da compagnia che si sceglie di avere è un gambero rosso in un acquario, inevitabilmente impermeabile e naturalmente restio a manifestare sentimenti che già a livello umano è difficile palesare.

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Il thriller, analizzato nel suo complesso, finisce per tramutarsi in una storia d'amore concentrica in cui alla buona sorte di uno dei protagonisti, corrisponde la sciagura per l'altro. E viceversa.

Un bel finale risolutore e dall'alto tasso di romanticismo finisce per concludere al meglio una storia forse portata un po' per le lunghe, come avviene quasi sempre quando un progetto viene destinato ad una fruizione televisiva che si prende sin troppi tempi dilatati per raccontare, e frammenta in puntate di facile fruizione le dinamiche di una storia che il cinema senz'altro riuscirebbe a valorizzare con miglior ritmo e tensione.

Il protagonista maschile è il bravo e bel cantante di origine birmana Win Morisaki, già visto in Ready Player One di Spielberg, mentre la bella e misteriosa protagonista donna è interpretata con passione e un velo di costante malinconia dall'attrice nipponica Kaho Tsuchimura.

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