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Jumbo

Regia di Zoé Wittock vedi scheda film

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La recensione su Jumbo

di alan smithee
5 stelle

TRIESTE SCIENCE + FICTION FESTIVAL 2020
La nuova attrazione ludica che si staglia, luccicante ed imperiosa nel parco giochi ove la giovane e riservata Jeanne lavora part time al pomeriggio, si chiama Jumbo e la ragazza ne è sin da subito attratta in modo morboso, al punto da rifiutare le attenzioni che un suo collega le riserva ad ogni occasione propizia.
La ragazza vive assieme ad una madre, al contrario di lei estroversa e piena di vita, amante vorace di uomini sempre differenti e quasi sempre di passaggio.

Quella per Jumbo si tradurrà in una passione di tipo sessuale, al punto da far si che la ragazza trasfiguri la creatura di metallo e luci fosforescenti, con i suoi tentacoli dominanti e possenti, in un gigante buono in grado di trasmetterle tutto quello di cui ella ha bisogno: affetto, soddisfazione e la sicurezza di ritrovare il suo gigante del cuore sempre a disposizione nel medesimo posto. O almeno così ella crede.
Il bizzarro, eccentrico film d'esordio di Zoé Wittock nasconde, nella stramberia della sua vicenda narrata, argomenti e tematiche ben più serie e meritevoli di riflessione di quanto potrebbe superficialmente apparire.

Il film, sbilanciato piuttosto correttamente tra una parte fantastica dedicata all'amore incondizionato e, a suo modo, ricambiato, della ragazza per quell'essere meccanico e dai movimenti ripetitivi, e una più realistica in cui ci si sofferma sulla vita diametralmente opposta di due donne - madre e figlia - succubi di desideri che le spingono a condizionare completamente le loro rispettive esistenze, è interessante e costituisce una valida prova di partenza per una regista che aspettiamo con interesse nel prosieguo della sua carriera.
Jeanne è validamente resa, nel suo comportamento riservato e quasi autistico, dalla brava Noémie Merlant, mentre, nel ruolo della colorita e focosa madre Margarette, riconosciamo la nota regista ed attrice Emmanuelle Bercot.
 
 
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