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The Dead Nation

Regia di Radu Jude vedi scheda film

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La recensione su The Dead Nation

di alan smithee
8 stelle

MIO CINEMA - RADU JUDE

"Non sono qui per la vendetta, ma per radunare, con un cuore amorevole, chi desidera unirsi al miglioramento della Nazione. Vedere i rappresentanti di tutti i rumeni, da Nistru a Tisa. da Hotin al mare, penso con rispetto agli 800.000 morti in ransilvania, Bucovinae Bessarabia, che, col loro sangue, hanno cementato per sempre l'unificazione del paese".

Tramite il ritrovamento di una serie di antiche fotografie sviluppate da Foto Splendid, uno dei più antichi studi fotografici della Romania orientale in capo al fotografo Costica Acsinte, il regista Radu Jude raccoglie alcune testimonianze ricavate dal diario di un medico ebraico, Emil Dorian, ove viene documentato, attraverso lo scorrere di foto ritraenti la popolazione di una cittadina rumena nel periodo tra le due Guerre mondiali, la generale e  dilagante insofferenza provata dalla popolazione indigena riguardo alla presenza, ben integrata nel paese, di una vasta e ben sviluppata comunità ebraica, in grado di ricoprire posizioni gerarchiche così ben sviluppate da attirarsi accesi sentimenti di antisemitismo.

Considerazioni e sentimenti tali da favorire commenti e considerazioni a dir poco spietate da parte di una popolazione indubbiamente piegata da condizioni di vita rese precarie da un conflitto che portò alla miseria e alla fame ogni ceto sociale. 

La posizione nevralgica della Romania, resa euforica dal crollo del dominio austro-ungarico e lusingata dai richiami della rivoluzione bolscevica, rendeva il paese particolarmente attratto dai sentimenti nazionalistici resi palesi dal modello fascista italiano, e ancor più da quello nazista tedesco.

La voce del diario narrante di The dead nation mette in evidenza la responsabilità di una opinione pubblica che, in quei tempi di miseria, si diresse verso un cammino di intolleranza che la fece precipitare in una vera e propria deriva morale che non può riservare particolari attenuanti per la malvagità e l'efferatezza con cui la campagna antisemita fu condotta fino alla fine del Secondo conflitto mondiale.

Il contrasto tra la staticità delle foto che fermano il tempo e nascondono in qualche modo il prolificarsi dei sentimenti deviati ed intransigenti, e l'accuratezza del filo del discorso condotto da una narrazione partecipata e sdegnata, costituiscono l'azzeccato filo conduttore di un documento straordinario per efficacia di comunicazione.

 

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