Regia di Giorgio Bianchi vedi scheda film
Modestissimo prodotto 'alimentare' appartenente al cinema sentimental-vacanziero, sub-genere piuttosto in voga negli anni '50 e '60. Sordi è come al solito bravo e strappa qualche sorriso, ma non basta a salvare la baracca. VOTO: 2½
Film 'alimentare' appartenente al cosiddetto filone sentimental-vacanziero della commedia italiana degli anni d'oro del cinema nostrano, “Brevi amori a Palma di Maiorca” è la somma di tre storielle davvero inerti incrociate in fase di sceneggiatura sullo sfondo esotico (per il 1959) delle Isole Baleari. Il livello dei tre segmenti è davvero bassissimo, cosa piuttosto sorprendende considerando i blasonati nomi degli autori dello script (Vittorio Metz, Rodolfo Sonego, Roberto Gianviti), e se il film strappa qualche occasionale sorriso è solo grazie al solito esuberante istrionismo di Alberto Sordi, bravissimo nel ruolo dello 'zoppetto'. Per il resto tanta noia causata da situazioni già viste mille volte. D'altronde erano quelli gli anni in cui Cinecittà lavorava a pieno regime, basti citare a mo' d'esempio che in quello stesso anno il protagonista Alberto Sordi prese parte a 10 pellicole (tra le queli due opere maestre queli “Il vedovo” e “La grande guerra”) e lo stesso regista Giorgio Bianchi ne diresse ben 3. E va da se che con numeri del genere sarebbe impossibile centrare il bersaglio a ogni singolo colpo. Oggidì da noi si lavora tipicamente a un film ogni due anni eppure il livello della stragrande maggiornaza delle commedie non si scosta (non in senso positivo, quanto meno) da quello di “Brevi amori a Palma di Maiorca”. Nel cast, oltre al già citato Sordi, spiccano i nomi di Gino Cervi e delle allora popolarissime Dorian Gray e Belinda Lee.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta