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Bruc. La leggenda

Regia di Daniel Benmayor vedi scheda film

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La recensione su Bruc. La leggenda

di Maciknight
5 stelle

Un film d’avventura, a sfondo storico ma senza alcuna pretesa di veridicità e realismo fattuale. Nel complesso più che dignitoso anche se non certo memorabile per alcune sue manchevolezze e superficialità, tra cui i miseri dialoghi, vero punto debole del film.

La trama sopra brevemente indicata non corrisponde del tutto alla realtà del film, come spesso succede, soprattutto in tv, nelle brevi descrizioni che accompagnano i film, viene il legittimo dubbio che gli estensori il film non lo abbiano visto o si confondano. Il tamburino Bruc riparatosi sotto una spelonca tra le montagne di Montserrat in Catalogna suona il tamburo di guerra all’impazzata provocando vibrazioni che fanno franare parecchie rocce sulle truppe francesi, quindi non è tanto il terrore suscitato che sconfigge l’avanguardia francese, che non si precipita affatto in una poco onorevole fuga, temendo l’avvicinarsi del nemico in forze, ma viene travolta dalle rocce e pietre rotolate dalla montagna. Lo stesso tamburino affermerà più volte che è stata la montagna e la Madonna a sconfiggere i francesi e non lui ed i pochi volontari accorsi per organizzare un agguato nella gola del fiume. Bruc è un giovane catalano, eroe per caso, suo malgrado diventa subito popolare, non solo nel suo borgo di montagna ma in tutta la regione, divenendo l’emblema della resistenza all’invasore francese, finora mai sconfitto in Europa (anche se storicamente erano altre le regioni iberiche dove avvennero le sconfitte napoleoniche). Non è una cima (le uniche cime sono quelle delle montagne, peraltro modeste, simili ai nostri Appennini), nessuno lo è nell’area, è gente semplice, che non si aspetta la più che prevedibile vendetta francese. Una piccola compagnia di veterani francesi, cinici e spietati, giunge sul posto su incarico diretto dell’imperatore per ricercare il giovane, smorzare la leggenda sul nascere e riscattare l’onore francese, e nel farlo compiono feroci rappresaglie eliminando anche l’intera famiglia dell’eroe. La trama quindi non apporta nulla di nuovo, trattandosi di guerriglia e vendetta, ma la narrazione scorre fluente, con una discreta cura per le ambientazioni, alcuni personaggi (bella la figura del giornalista illustratore) le azioni, la sequenzialità ed per i particolari inseriti nella dinamica degli avvenimenti per rendere la storia avvincente. Ottime le scenografie montane, con le varie spelonche, grotte e case di pietra inserite nelle cavità, oltre al Monastero di Santa Maria di Montserrat che come location è affascinante. Qualche dubbio l’ho nutrito nel finale, in cui il giovane si trasforma in una specie di Rambo catalano ante litteram, mimetizzandosi con il carbone (la sua famiglia era composta da carbonai) e compiendo azioni di guerriglia poco credibili, centrando ad esempio un avversario posto su un costone a centinaia di metri di distanza con un fuciletto a canna corta che al massimo poteva colpire con precisione e molta fortuna a venti metri di distanza. Diciamo che la sceneggiatura, favorevole al nostro giovane eroe per caso, ha preso la mano agli autori, per fornire un effimero orgoglio patriottico ai catalani. Ancor oggi con giuste rivendicazioni di indipendenza. Del resto è un film d’avventura, a sfondo storico ma senza alcuna pretesa di veridicità e realismo fattuale. Nel complesso più che dignitoso anche se non certo memorabile per alcune sue manchevolezze e superficialità, tra cui i modesti dialoghi, vero punto debole del film, che seppur mai superficiali, sono troppo concisi o assenti.

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