Il 19 gennaio, che in altri contesti non esiteremmo a definire una data completamente inutile (i giorni dell’anno sono come i neonati: non tutti sono belli, ma nessuno ha il coraggio di dirglielo in faccia), in realtà ha fatto grandi cose per la Storia del cinema. Nonostante gli evidenti limiti, non è nemmeno troppo piacevole da leggere ad alta voce il diciannove/01, il 19 gennaio è un giorno che ha dato i natali ad almeno una persona, un dramma, un’opera e un film che sono stati di grande giovamento per la settima arte tutta.
La persona è Edgar Allan Poe, che ovviamente doveva essere un accidenti di capricorno, ma pensa te. Egli, Edgar Allan Poe, è stato fra i più sfortunati creatori di mondi (e di generi) nella storia della letteratura moderna. Morì male, incompreso (che è ancora peggio di sconosciuto), solo e senza l’adorata moglie, morta di tisi due anni prima di lui. Morì senza avere la minima coscienza – nei suoi racconti di fantascienza, Poe preconizza l’allunaggio (e, per chi ci crede, il primo viaggio nella terra cava) ma non il nostro mondo in simbiosi con gli schermi – del suo futuro destino da paladino di cinema e tv, che negli ultimi 100 e passa anni hanno banchettato con allegrezza sulla bibliografia del grande scrittore. Loro, il cinema e la tv, hanno banchettato per davvero (qua un elenco di massima delle trasposizioni dall’opera di Poe), noi spettatori un po’ meno – vista la quantità di spazzatura fumante che è stata tratta dai romanzi e dai racconti di Poe.
La persona che è andata più vicina a rendergli onore è stato il geniale (non un iperbole) regista e animatore ceco Jan Svankmajer. Il quale, fra la manciata di lungometraggi sparsi lungo una vasta carriera di sperimentazione surrealista e cupa, ha realizzato anche il disperatissimo (ma non per questo meno grottescamente divertente, o meno esteticamente avvolgente) Sílení, che unisce suggestioni da La sepoltura prematura e, soprattutto, da Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma.
In Švankmajer, l’intuizione di un manicomio in cui i pazienti sono riusciti a prendere il comando del nosocomio creando un ambiente libero dalla violenza viene risolta come nel racconto di Poe, ma con l’aggiunta di una postilla ancora più devastante e terribilmente ironica. Se avete voglia di dimostrare la vostra maggiore età a YouTube, potete vedere l’intero film qui.
Il dramma è il Faust di Johann Wolfgang von Goethe, andato ufficialmente in scena a teatro per la prima volta il 19 gennaio del 1829. Che l’opera di Goethe sia quel capolavoro lì su cui siamo tutti d’accordo, lo si può notare anche dal fatto che ha ispirato alcuni film che vanno dal grande al gigantesco, passando per l’enorme. C’è stato il Faust espressionista di Friedrich Wilhelm Murnau, il Faust della Cinecittà dei tempi d’oro di René Clair (La bellezza del diavolo), il Faust satirico e brillante di Stanley Donen (Il mio amico il Diavolo), il Faust cult e nascosto in bella vista insieme a un’altra marea di roba di Brian De Palma (Il fantasma del palcoscenico), il Faust nazista di István Szabó (Mephisto, ispirato all’omonima rilettura dell’originale pubblicata da Klaus Mann nel 1938) e, neanche a farlo apposta, il magnifico Faust (realizzato in tecnica mista) di Jan Švankmajer – qui di seguito, con la stessa premessa di cui sopra, lo trovate tutto.
L’adattamento di gran lunga migliore, però, l’ha fatto Aleksandr Sokurov nel 2011, portandosi anche a casa un meritato Leone d’oro per l’impegno. Bravo Aleks. Non solo l’autore russo abbraccia il testo di Goethe con un’intimità quasi palpabile, ma riesce anche a contestualizzarne il discorso, trasformandolo nella chiave di volta (e di lettura) della sua tetralogia cinematografica sul potere composta da Moloch (Hitler), Toro (Lenin) e Il sole (l’imperatore Hirohito). Il Faust di Sokurov è la premessa postuma, filosofica e retroattiva degli altri tre capitoli. O, come ha scritto con molta giustezza Giulio Sangiorgio sulle pagine di Film Tv, «Il fallimento del potere (di ciò che può quella cosa piccola che è l’uomo) è l’anticamera delle ineluttabili degenerazioni del Potere».
Ora, com’è che si fa a riprendersi da cotanta intensità cinematografica? Ma con un po’ di musica, certamente e anche ohibò! Anche perché il 19 gennaio (stavolta del 1853) debuttava a Roma, al Teatro Apollo, Il trovatore di Giuseppe Verdi. Forse l’opera di maggior successo popolare nella smisurata carriera del compositore bussetano, a ennesima riprova che a noi del grande pubblico, per farci contenti, basta una storia follemente intricata e altrettanto passionale, ovvero: Beautiful ha antenati molto nobili.
E a proposito della storia de Il trovatore, non è che i patemi d’amore della dama di compagnia Leonora, del trovatore Manrico e del conte di Luna (sovrastati dalla deus ex machina gitana Azucena) abbiano avuto gran fortuna in ambito cinematografico. È andata un po’ meglio ad alcuni stralci della sua musica, come il fomentante Coro degli zingari. Valutate il migliore: da una parte c’è la versione teatrale classica, diretta dal maestro Zeffirelli con il suo solito profluvio di masse, ballerini e costumi sgargianti;
dall’altra la versione minimale di Terry Zwigoff, che nel finale di Babbo Bastardo, con la sola imposizione di un elfo armato di mazza da golf e di un Billy Bob Thornton dignitosamente brillo, crea un minuto di rara e sublime ignoranza cinematografica.
Il film, infine, è Dal tramonto all’alba, che in patria usciva esattamente il 19 gennaio del 1996. Dal tramonto all’alba è qui fra noi non solo perché è fra i film più esaltanti e divertenti degli ultimi 25 anni; non solo perché è stato il trampolino (o parte del trampolino) di lancio per la carriera di molta brava gente del cinema; e non solo perché è diventato un giusto culto e ha fatto anche un po’ di scuola fra i film post-moderni, post-ironici, post-genere e post-tutto; ma soprattutto perché quando mai ti ricapita di poter mettere nello stesso pezzo Sokurov e i vampiri? Giammai. A meno che... è ufficialmente aperta la petizione per avere Sokurov come regista del remake russo di Twilight.
Da Edgar Allan Poe a Robert Rodriguez
Sílení
Grottesco - Repubblica Ceca, Slovacchia 2005 - durata 123’
Titolo originale: Sílení
Regia: Jan Svankmajer
Con Pavel Liska, Jan Triska, Anna Geislerová, Jaroslav Dusek, Martin Huba, Pavel Novy
Faust
Drammatico - Germania 1926 - durata 85’
Titolo originale: Faust
Regia: F.W. Murnau
Con Gösta Ekman, Emil Jannings, Camilla Horn, Frida Richard, William Dieterle, Yvette Guilbert
La bellezza del diavolo
Drammatico - Francia 1950 - durata 92’
Titolo originale: La beauté du diable
Regia: René Clair
Con Gérard Philipe, Michel Simon, Nicole Besnard, Carlo Ninchi
Il mio amico il Diavolo
Commedia - Gran Bretagna 1967 - durata 103’
Titolo originale: Bedazzled
Regia: Stanley Donen
Con Peter Cook, Dudley Moore, Eleanor Brown, Raquel Welch
in streaming: su Plex
Il fantasma del palcoscenico
Horror - USA 1974 - durata 90’
Titolo originale: Phantom of the Paradise
Regia: Brian De Palma
Con Paul Williams, William Finley, Jessica Harper, Gerrit Graham, George Memmoli, Archie Hahn
Mephisto
Drammatico - Germania, Ungheria 1981 - durata 138’
Titolo originale: Mephisto
Regia: István Szabó
Con Klaus Maria Brandauer, Krystyna Janda, Ildikó Bánsági, Rolf Hoppe, György Cserhalmi, Péter Andorai
Faust
Animazione - Repubblica Ceca, Francia, Gran Bretagna 1994 - durata 97’
Titolo originale: Faust
Regia: Jan Svankmajer
Con Petr Cepek, Jan Kraus, Vladimír Kudla, Antonin Zacpal, Jirí Suchý, Viktorie Knotková
Faust
Drammatico - Russia 2010 - durata 134’
Titolo originale: Faust
Regia: Aleksandr Sokurov
Con Johannes Zeiler, Hanna Schygulla, Anton Adasinskiy, Isolda Dychauk, Maxim Mehmet, Georg Friedrich
Al cinema: Uscita in Italia il 26/10/2011
in streaming: su Google Play Movies Amazon Video Rakuten TV
Dal tramonto all'alba
Horror - USA 1996 - durata 95’
Titolo originale: From Dusk Till Dawn
Regia: Robert Rodriguez
Con Harvey Keitel, George Clooney, Quentin Tarantino, Juliette Lewis, Salma Hayek
in streaming: su Now TV Paramount Plus Paramount Plus Apple TV Channel Sky Go Rakuten TV Google Play Movies Paramount+ Amazon Channel Amazon Video Apple TV
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