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Euphoria (US)

2 stagioni - 16 episodi vedi scheda serie

Serie TV Recensione

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MrCarrey93

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La recensione su Euphoria (US)

di MrCarrey93
10 stelle

Quella di HBO e l'A24 3 una serie che tecnicamente ha tanto da dire, ed è la cosa che più mi ha stupito a prescindere dai temi affrontati, dal racconto di formazione, temi a me cari e da una scrittura davvero centrata. Euphoria infatti possiede una grammatica dell'immagine identitaria, fatta di soluzioni visive ricercate e spesso molto acute, che per lo più diventano sintomatiche dell'andamento drammaturgico assurgendo a veri e propri meccanismi narrativi, quella di Levinson è una regia dinamica che si fa rappresentazione liquida del tempo nel suo dialogo con gli spazi e dei rapporti umani, in virtù di ciò lo show offre un'ampia gamma tra le più disparate tecniche di ripresa tra dolly zoom e carrellate in avanti e a ritroso che passano dal particolare al generale e viceversa (per mezzo ad esempio di una gru che verticalizza perpendicormente rispetto al suolo passando da un primo piano di un volto ad un campo lungo sull'ambiente circostante), o anche carrellate laterali (come in una bellissima sequenza in bicicletta tra gli alberi di un sentiero di campagna), la macchina da presa tra rotazioni di camera ardite e vertiginosi avitamenti su se stessa si lancia in eleganti virtuosismi, volteggia girando intorno ai corpi degli attori (come l'Anderson di Boogie Nights) allo stesso modo di un satellite che orbita intorno al suo pianeta preferito, penetra voyeuristicamente e letterlamente le pareti delle stanze, la gestione degli spazi si chiude o si restringe a seconda che ci si senta improvvisamente, immensamente soli, oppure strozzati dalla paranoia; Euphoria insomma è una giostra di stili sempre in stretta interdipendenza con l'incedere della narrazione e con il profilo psicologico del personaggio in scena nel preciso istante, ma tra tutti questi stili su tutto sembra prediligere i primi piani su quei bei volti dell'adolescenza (con dreyeriani close up) e non manca di eccellere nell'uso di stadycam che spesso evade in chirurgici long take e ariosi piani sequenza (come nella quarta puntata ambientata nel luna park). Anche in sede di montaggio regala transizioni audaci. La fotografia corrobora il tutto con scelte cromatiche vivide, tendenti maggiormente al blu e il viola, la dipendenza da droghe e sesso assume i colori acidi e scintillanti di un vero trip, i volti vengono illuminati dai neon delle discoteche, una composizione fotografica molto pop e iperestetizzante che abbandona la cupezza e il grigiore di altre trasposizioni tematiche come Trainspotting o Requiem for a Dream e che opta di contro per una mise en plas per nulla asettica e di fatto molto seducente per gli occhi, le cui pupille si dilatono e restringono al ritmo di un continuo bombardamento visivo, talmente tanto da offrire il fianco a facili critiche per una tentata fascinazione verso condotte taboo.

Sul piano dei contenuti Euphoria offee una lente di ingrandimento sul mal de vivre della generazione odierna, la dipendenza dai social e il loro potere altamente distruttivo non aveva voce in capitolo un decennio fa. Poi si ci sono altri temi che sicuramente erano identitari anche delle generazioni più remote, perché facenti parte della natura dell'essere umano: traumi e ossessioni in età dello sviluppo, dipendenze dalle droghe e dal sesso, fino ai disturbi di personalità e alla depressione. Anche se evidenzierei che la psicologia ha fatto passi da gigante solo negli ultimi anni e certe problematiche, per quanto già esistenti ,non venivano affatto affrontate perchè appunto non considerate "problematiche".
Infine l'ampio spettro della sessualità ha una connotazione anche qui strettamente attuale e difficilmente rilevabile in altri serial passati.
A prescindere dai temi intavolati e a prescindere dalle capacità esemplificative di un potente linguaggio visivo, la vera forza della serie per me risiede nelle modalità narrative, nelle dinamiche espositive, e principalmente la disinvoltura e spontaneità con cui riesce a comunicarle allo spettatore, evitando patetici moralismi e sempre concentrata nel preservare l'autenticità dei suoi protagonisti.

Da non perdere.

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