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Sneaky Pete

3 stagioni - 30 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2015-2017
  • 10 episodi

L'autore

supadany

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La recensione su Sneaky Pete

di supadany
9 stelle

L’occasione fa l’uomo ladro. Altre volte però, qualsiasi occasione è semplicemente buona per truffare il prossimo, soprattutto se sul piatto c’è tutto ciò che conta.

Amazon si conferma sul pezzo e di saperci stare pure bene. Dopo i poteri forti di Goliath, con Sneaky Pete è l’ora degli imbrogli, dei raggiri e delle truffe, ma anche delle scelte avventate che compromettono: in entrambi i casi, sono stati sviluppati temi freschi e attuali senza lasciare nulla al caso, dando luogo a un elevato tasso di conflittualità.

Da un’ideazione di David Shore e Bryan Cranston, la prima stagione di Sneaky Pete - la seconda è già confermata - è strutturata da Graham Yost distribuendo sul campo molte idee, concatenate in accordo alla coerenza, un mantra rispettato dalla prima all’ultima nota, avendo ben chiaro quando - e come - fare la differenza.  

Terminato un periodo di detenzione, per Marius (Giovanni Ribisi) tornano i guai. Un inferocito Vince (Bryan Cranston) lo attende a New York smanioso di riavere i suoi soldi così che è costretto a inventarsi un piano alternativo per guadagnare tempo. Sfruttando l’amicizia maturata in cella con Pete, decide di impossessarsi della sua identità, presentandosi alla sua famiglia che non vede l’uomo da quando aveva solo una decina di anni e quindi non è in grado di riconoscerlo.

Per sua fortuna, è subito accolto con calore, soprattutto dai nonni Audrey (Margo Martindale) e Otto (Peter Gerety) che lo introducono nell’attività di famiglia, un’agenzia di cauzioni, ma il tempo è tiranno. Dovrà fare affidamento su tutta la sua capacità di raggiro per cercare di mettere tutti i pezzi al loro posto, con contrattempi sistematici e problemi affastellati in ogni direzione: nel suo rapporto con Vince, che minaccia di uccidere suo fratello Eddie (Michael Drayer) o ben che vada di tagliargli un dito a settimana, e con la famiglia Bernhardt, alle prese con delle serie problematiche economiche ma anche con 150mila dollari a piede libero.

 

Giovanni Ribisi

Sneaky Pete (2017): Giovanni Ribisi

 

La prima stagione di Sneaky Pete è, per molti versi, inappuntabile. Piazza al centro di una moltitudine di personaggi - con arte e parte - un protagonista rigoglioso in tutta la sua negatività, sviluppandosi con l’argento vivo addosso, sempre pronta a modificare qualche tassello, camminando su un filo teso perennemente scosso dal vento, senza per questo perdere la sua natura da maliziosa equilibrista.

Questo percorso è intrapreso fin dall’inizio, quando getta delle fondamenta solide, concatena eventi creando una giungla su due dimensioni – la diatriba Vince/Marius con scenario newyorchese e le questioni della famiglia Bernhardt nella piccola Bridgeport – che richiamano le differenze tra la provincia e la metropoli ma anche le affinità di un’umanità prodiga di azioni ma altrettanto portata a commettere errori, riparabili solo con sacrifici, assumendo rischi che potenzialmente possono allontanare ancora di più da un porto sicuro.

Se è centrale l’intrigante figura di Marius, un bugiardo patentato che si attacca a ogni sparuta nozione come una cozza a uno scoglio per districarsi da un guaio all’altro, è tutto un fiorire di baruffe e schermaglie, portate a ingigantirsi tirando dentro all’ingranaggio sempre qualche pezzo in più.

A brillare è la scrittura, abile a strutturare il racconto, con un motore ad alto numero di giri, sorprese continue che, per ogni bugia smascherata, ne prevede l’apparizione di un altro paio così che, anche quando assistiamo a una confessione, il pensiero vola immediatamente a immaginare quale sia la verità altra, che ancora, e nuovamente, sfugge.

Queste qualità emergono con maggior impeto nelle due fasi più delicate del format seriale: nei primi episodi, che invogliano a scoprire cosa diavolo accadrà, e negli ultimi tre, semplicemente fulminanti, talmente avvincenti che è quasi un peccato poterli vedere di fila grazie al servizio streaming Amazon Prime Video senza essere obbligati a rosolare sui carboni ardenti per una settimana. Per completezza d’informazione, solo nella parte centrale – indicativamente, dal quinto al settimo episodio - c’è un calo, comunque relativo e razionalizzato, per uno sviluppo principalmente di tipo orizzontale, con un intreccio sempre interessato ad aggiungere, a testimonianza di una narrazione piena.

 

Margo Martindale

Sneaky Pete (2017): Margo Martindale

 

All’interno di un percorso ardente speziato di umorismo nero, i personaggi vivono e si dimenano, così che gli interpreti hanno varie opportunità di espressione. A svettare è Giovanni Ribisi, finalmente protagonista, con una recitazione fisica e nervosa, felicemente viscido e subdolo (come da titolo originale, sneaky), Bryan Cranston, anche regista di uno degli episodi migliori (l’ottavo), ritaglia per se un ruolo arido e tutto d’un pezzo, mentre gli esperti Margo Martindale e Peter Gerety mostrano angoli duri e teneri con estrema duttilità, sfruttando una visibilità di cui raramente hanno goduto.

Per tutti questi motivi, Sneaky Pete è imperdibile, con i suoi infiniti imbrogli, le sue famiglie, vere o finte che siano, una narrazione incredibilmente accesa virata verso il cupo, disseminata di finezze a vario titolo, infine cesellata da un (gran) finale beffardo che chiude una porta per aprire due portoni, accantonando ciò che sarebbe stato più prevedibile, perché - fino in fondo - non rinuncia mai a gettare l’amo.

Di classe, un intrattenimento sagace.

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