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Better Call Saul

6 stagioni - 63 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 2

  • 2016-2016
  • 10 episodi

L'autore

Immorale

Immorale

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La recensione su Better Call Saul

di Immorale
8 stelle

"Qual è il punto in comune fra un avvocato e uno spermatozoo ? Ambedue hanno una possibilità su 1.000.000 di diventare un essere umano".

 

La seconda stagione di “Better Call Saul” continua sulle stesse coordinate della precedente, ove quest’ultima si concludeva con una netta dichiarazione d’intenti del nostro eroe, al termine di una situazione “lavorativa” finalmente risolta. Con metodi ovviamente non ortodossi ma particolarmente efficaci.

 

 

Si inizia quindi ad intravedere il personaggio che verrà, qui ad un bivio esistenziale: indeciso tra l’avere la Legge e i Codici come faro per una carriera difficile ma deontologicamente corretta o dare retta alla propria istintiva natura “furfantesca” che gli fa scegliere scorciatoie spesso al limite estremo della legalità, quando non palesemente criminali. Tematiche etiche già affrontate nella serie madre (Breaking Bad) nelle vicissitudini di Walter White e parimenti regolate da un principio “fisico” base: “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”.

 

 

Enunciato guida dello storyteller Vince Gilligan, che riproduce nei suoi plot un “effetto farfalla” in minore, con un incedere dell'azione cinematografica quasi meccanico, incredibilmente senza inficiare la “resa” spontanea delle gesta dei suoi bislacchi personaggi.

Il plot lavora quindi di cesello: il tema base rimane lo stesso della 1^ stagione, si ampliano le tematiche narrative e si prosegue “solamente” nel progressivo disvelamento dei sottaciuti precedenti passati del rapporto tra i fratelli McGill, oltre a dare molto più spazio alle avventure di Mike Ehrmantraut (quasi al limite del co-protagonismo).

 

 

Soggetto quasi biblico, il racconto di “Caino e Abele” e la parabola del “figlio prodigo” in salsa avvocatesca, di due fratelli opposti caratterialmente e legati da un ancestrale rapporto di amore/odio. In continue oscillazioni comportamentali che abilmente l’autore, la regia e gli attori distillano allo spettatore, rendendo difficoltosa l’immedesimazione “caratteriale” tra la verve cialtronesca ma a suo modo “nobile” di Jimmy/Saul e la proba ma “ottusa” irreprensibilità di Chuck.

 

Yin e Yang.

 

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