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Il vocabolario dei sentimenti - Attesa (9)
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 Ciò che una volta presente non ci turba, nell’attesa ci fa impazzire (Epicuro)

 

Sai come ci si sente quando si ha bisogno di una risposta? Quando si è impauriti dall’attesa  ma non si può più aspettare?

«Tua madre non è morta subito dopo la tua nascita come ha voluto farti credere tuo padre per coprire la vergogna.»

Sai cosa si prova dentro l’anima quando si ha voglia di certezza che nessuno intende darti?

«Tutti i vecchi di Salina sanno come sono andate veramente le cose fra loro. Domanda a tuo padre chi gli ha procurato davvero quella brutta ferita, che tipo di donna è stata quella che ti ha messo al mondo!»

Cal  è testardo e vuole sapere, “DEVE” sapere. Tutto. Le sue origini. Perché è così diverso e “cattivo” irrequieto e pieno di odio e di gelosia… perché si sente rifiutato e costretto a mendicare anche un gesto di tenerezza e di amore.

I tasselli della verità cominciano a ricomporsi fra ammissioni e reticenze, ma è con lei che vuol parlare, è da lei che attende la conferma di una verità che non riesce ad accettare.

«A Monterey c’è un bordello, lo sai cosa vuol dire, vero? Lei ne è la proprietaria e le frutta ancora un mucchio di quattrini quel mestiere infame.»

Cal crede di odiarla quella donna, conosce  bene come è fatta dentro, perché anche lui è così ed è questo che lo fa star male. Ha bisogno di parlarle per comprendere e capire e l’attende impaziente e timoroso seduto sui bordi del marciapiede che costeggia la strada principale del paese dopo aver affrontato il viaggio che separa Salina da Monterey imboscandosi temerariamente sul tetto del vagone di un treno merci.

La guarda passare e non osa. La sua attesa è spasmodica, quasi disperata, quando lei lo sfiora e sembra ignorarlo come se non lo vedesse nemmeno. Decisa ed elegante, cammina veloce con la veletta  che copre un volto corrucciato segnato da rughe incipienti che sfregiano l’antico splendore di una bellezza ormai da tempo sfiorita, stringendo nelle mani offese dall’artrite nascoste sotto spessi guanti che ne celano a tutti la visione, la borsa con il denaro dei suoi loschi guadagni da depositare in banca.

Vuol capire perché è fatto così, scoprire la ragione del suo sentirsi incompreso e “marchiato”, rintracciare le origini della sua insofferenza, del perché è così poco considerato da suo padre, quasi che nutrisse per lui un segreto risentimento… La segue furtivo nel suo incerto cammino, sempre più inquieto e agitato, sperando inutilmente che sia lei ad accorgersi della sua presenza, a rompere l’indugio, a fare il primo passo.

Terribile attendere una parola o un gesto che non arriva… Lei sembra solo seccata dall’intrusione di quel ragazzo un pò strambo dallo sguardo sbilenco che la sbircia di sottecchi… Ha certamente capito chi è che l’aspetta rabbioso là fuori gettando sassi verso la finestra della casa, ma non intende riaprire un capitolo già chiuso da tempo.

Cal aspetta e non si scoraggia però… altrimenti non starebbe lì a perdersi nell’attesa, capace solo di fissare il vuoto con le lacrime sul viso che accarezzano le labbra tremanti di paura ad aspettare che il suo cuore si frantumi…  ritorna che è notte, ed è di nuovo di fronte al locale ad attendere il momento propizio per intrufolarcisi dentro…

Ecco!!! lui è già entrato,  confuso fra il fumo e il sudore. Gira furtivo nel bar e fra i corridoi fino alla stanza dove la donna è appartata…  Adesso saprà finalmente perché è  così… conoscerà  chi lo ha fatto diverso… Ne avrà la conferma… Pensa alla risposta, e tutto diventa scuro nella sua mente che non si acquieta perché nemmeno questo rappresenta alla fine la soluzione “salvifica” del suo problema.

 

E’ tutta una lunga, interminabile attesa la vita di Cal… disperata e angosciante… e non sarà sufficiente il “sapere” per colmare il suo vuoto interiore, però. Dovrebbe saperlo… Sapere perché è Aron il preferito.  Lui è l’erba cattiva,  il figlio degenere segnato da una “biblica” maledizione che lo identifica già nel nome. Non può che aspettare e sperare che il padre riconosca e comprenda anche il suo inutile amore, ma la sua sorte è segnata  e non ci sarà  redenzione né perdono…  Abele e Caino … Aron e Cal… il buono e il cattivo… la vittima sacrificale e il carnefice…

Un “fratricidio” consumato o indotto che sia, non fa differenza, rimane una infamia. Ed è  attraverso quell’atto che si compirà anche il suo già tracciato destino, non rimane che attendere…  proprio come è scritto in quel sacro libro che il padre legge ogni sera che narra di un Caino ripudiato costretto a nascondersi alla luce impietosa della luna per non soccombere alle vergogna.

 

 

 

La valle dell'Eden (1955)

di Elia Kazan con Julie Harris, James Dean, Raymond Massey, Jo Van Fleet

 

 

Siamo tutti sull’orlo del cratere in attesa della folata ventosa che ci farà cadere dentro il vulcano (Jim Morrison).

 

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