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A testa alta

Regia di Emmanuelle Bercot vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su A testa alta

di alan smithee
6 stelle

FESTIVAL DI CANNES 2015 - FILM D'APERTURA

“L'educazione è un diritto fondamentale. Esso deve essere assicurato dalla famiglia, ma se essa non vi provvede, spetta alla società assumersene l'onere”.

 

Rod Paradot

Standing Tall (2015): Rod Paradot

 

Questo è, in sintesi, il nocciolo essenziale, il problema cardine sollevato dal film della Bercot, che ci racconta il tortuoso e funestatissimo percorso educativo vissuto da parte di un ragazzo di nome Malony; un ribelle cresciuto da una madre giovanissima che non ha potuto né saputo instillargli alcun valore o amor proprio, né senso del dovere o civico che abbiano potuto responsabilizzarlo durante la crescita.

Una giudice minorile vicina alla pensione (Catherine Deneuve) ed un educatore tenace ed instancabile (Benoit Magimel), tentano in ogni modo di salvare il ragazzo da una condanna che lo porterebbe ad entrare ed uscire di prigione, giù verso un abisso impossibile da scavalcare e mettersi alle spalle.

In un via vai tra trasferimenti in ostelli della gioventù sperduti nella bucolica realtà di una Francia contadina legata all'agricoltura intensiva, attività che caratterizza gran parte del suo territorio dell'entroterra, ed istituti di correzione, tra sbandate di testa ed isterie ingovernabili, forse alla fine il ragazzo riuscirà a capire sulla sua pelle il vaore della famiglia e le responsabilità che gli competono quando da ragazzo e figlio diviene genitore precoce e per nulla deliberato o programmato.

La tete haute ha mille motivi per essere un film dai nobili intenti e dalle lodevoli tematiche. Tuttavia l'interrogativo di quante altre pellicole sino ad oggi inerenti le medesime tematiche siano riuscite a colpirci e restarci più nel cuore, cresce a dismisura solo a rifletterci brevemente: dai Dardenne in alcuni loro capisaldi, a Munzi di Saimir, a quello tesso splendido Le dernier coup de marteau visto a Venezia 2014 in Concorso, e chissà quanti altri ancora, senza scomodare Truffaut e il suo imberbe e primo Antoine Doinel.

Insomma, non per fare i soliti polemici o i maliziosi, ma se questo film della Bercot non fosse stato francese, penso che nella sezione ufficiale, nonostante i pur lodevoli intenti sopra menzionati, non sarebbe neanche stato preso in considerazione.

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