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Oppenheimer

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Oppenheimer

di obyone
8 stelle

 

Cillian Murphy, Emily Blunt

Oppenheimer (2023): Cillian Murphy, Emily Blunt

 

"Oppenheimer" appartiene, formalmente, al genere biografico ma risulta piuttosto riduttivo imbrigliarlo in tale classificazione. Il film di Christopher Nolan è, obiettivamente, incentrato sulla figura del fisico americano J. Robert Oppenheimer, il cosiddetto padre della bomba atomica nonché capo dell'operazione Manhattan, ma ciò che viene posto in risalto con maggior determinazione dal regista britannico, lungo le tre ore di narrazione, è il "medioevo politico e culturale" in cui versavano gli Stati Uniti del secondo dopoguerra. Un periodo caratterizzato da sentimenti di paura feroce e ostilità ricorrenti che iniziò a scricchiolare con la stagione dei diritti civili e con la contestazione giovanile, le quali, soprattutto nella seconda metà degli anni Sessanta, avrebbero dato uno scossone, non indifferente, al paese, dando vita ad un rinascimento morale e sociale che ebbe l'appoggio della politica democratica incarnata dalla famiglia Kennedy. Non a caso viene citato il giovanissimo senatore John Fitzgerald che contribuì, con il suo voto, a stroncare la carriera politica di Lewis Strauss, figura cruciale di questo racconto, incarnazione delle spregiudicate macchinazioni politiche di Washington nonché esempio della fumosa e subdola moralità del potere. L'impressione è che il regista londinese abbia preso spunto dai successi e dalle vicissitudini professionali del teorico americano per raccontare l'America degli anni '40 e '50, le peculiarità di un'epoca stretta tra tensioni geopolitiche forti e la caccia alle streghe che, inevitabilmente, mortificó varie branche del sapere e dell'arte a seguito della crescente importanza assunta dal senatore Joseph McCarthy. Ad essere franco non sono certo che l'obiettivo primario di Nolan sia quello di narrare i tempi mediocri del maccartismo, piuttosto di individuare, all'interno dell'humus ideologico che aveva spinto molti cittadini a denunciarne altri, soprattutto intellettuali che avevano preso in simpatia le cause degli operai e dei sindacati, le ragioni di un comportamento discriminatorio aberrante che nulla aveva a che fare con la sicurezza nazionale ed il patriottismo. Negli intenti di Nolan è senza dubbio fondamentale la figura di Lewis Strauss (un grandissimo Robert Downey Jr.), emblema della rapacità umana e dell'ambizione politica. Molti caddero sotto la scure affilata del maccartismo a causa dell'iscrizione al partito comunista o, semplicemente, per aver simpatizzato con le ideologie socialiste. Qualcuno ne pagò le conseguenze a caro prezzo dovendo rinunciare alla carriera e al prestigio della posizione occupata. Tra le tante vittime, Oppenheimer fu bollato come comunista e la sua integrità ed il suo attaccamento al paese messi in forte discussione. Il film riporta alla memoria il clima controverso dell'epoca, ma lascia intendere che il maccartismo poteva essere un male minore. "Oppenheimer" fa dei distinguo rivolgendo la propria attenzione su coloro che, come Strauss, approfittarono della situazione per perseguire gli interessi personali anziché quelli legittimi del paese. Da costoro il maccartismo fu, per lo più, snaturato diventando, per i mediocri, l'occasione da cogliere al volo per accaparrarsi il posto dei denunciati. "Oppenheimer" è, dunque, un atto d'accusa del maccartismo e della machiavellica interpretazioni del suo significato politico.

 

Cillian Murphy, Matt Damon

Oppenheimer (2023): Cillian Murphy, Matt Damon

 

Tornando, invece, al protagonista del racconto appare evidente la complessità psicologica che lo contraddistingue. La sua personalità è caratterizzata da sfrenata ambizione e dalle (tardive) riserve morali che lo colpirono. Difficile dire se queste furono sacrificate sull'altare delle aspirazioni di direttore del progetto Manhattan o furono esse stesse strumento insincero e postumo per ripulire una fedina macchiata dal sangue giapponese. Il dubbio che le riserve espresse da Oppenheimer e che la sua condotta al "processo" avessero lo scopo di mantenere intatta la fama ed il prestigio dello scienziato, in un mondo post-bellico ormai completamente cambiato, in parte rimane. Nolan cerca di evitare l'enfasi con la quale la storia celebrò e poi annullò la persona di J. Robert Oppenheimer e se ci riesce il merito va ricercato soprattutto nella caratterizzante bravura del suo protagonista Cillian Murphy. Il film non si sofferma troppo su questioni tecnico-scientifiche condensando in poco tempo due anni di lavoro intellettuale e sperimentale svolto nella massima segretezza nel deserto di Los Alamos. Ciò che interessa maggiormente sono gli equilibri tra potere militare e potere scientifico, l'arduo bilanciamento dei rapporti tra uomini di scienza spesso diversi tra loro e spesso egocentrici ed infantili. Dal punto di vista tecnico va detto quanto il montaggio perda, per una volta, il ruolo primario nella dialettica del regista inglese. Nolan segue due tracce, quella processuale caratterizzata dal bianco e nero della fotografia e quella biografica. Le due finiscono per convergere quando il passato incrocia la strada con le udienze per il rilascio del nullaosta alla sicurezza del fisico teorico. All'interno dell'aula in cui l'apposito teatrino messo in scena da Strauss decide le sorti di Oppenheimer, Christopher Nolan illumina la stanzetta grigia con lampi di pura meraviglia. La provocante scena di sesso tra Murphy e la conturbante Florence Pugh sulla "sedia inquisitoria" mette a nudo le fragilità di Oppenheimer e della moglie Kitty costretti a mettere in piazza la propria intimità. La potenza atomica dell'immagine cinematografica deflagra nella mente disturbata del protagonista tra corpi carbonizzati, stomaci rivoltati e volti esfoliati dalle conseguenze di un disastro nucleare preannunciato dal ritmato e assordante scalpiccio di piedi festanti. Le ultime righe vanno alla parata di stelle supergiganti che irradiano il film della propria intensa luce: Matt Damon, Emily Blunt, James D'Arcy, Gary Oldman, Kenneth Branagh, Rami Malek, per citarne alcune. Singole esplosioni di materia grezza, schegge di calici infranti sulla superficie rigida del nulla, materia gettata su un piano infinito, una galassia pulsante di oggetti celesti necessari alla creazione di una narrazione brulicante di meraviglia. L'universo filmico di Nolan strizza l'occhio alla convulsa ricerca del sapere di J. Robert Oppenheimer. L'ambizione evidente è quella di proporre al pubblico un cinema sorprendente quanto la "teoria quantistica dell'elettrone".

 

Charlie Chaplin Cinemas - Arzignano (VI)

 

Robert Downey jr.

Oppenheimer (2023): Robert Downey jr.

 

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