In un’epoca in cui il genere spionistico sembra monopolizzato da eroi in abito elegante e azione globale, la serie Down Cemetery Road sceglie un’altra via: quella della normalità che esplode, letteralmente, nel cuore della provincia inglese.


Tratta dall’omonimo romanzo di Mick Herron del 2003 e adattata per Apple Tv+ da Morwenna Banks (già penna di Slow Horses), la serie in otto episodi disponibile dal 29 ottobre sposta lo sguardo dai reietti dell’MI5 ai segreti che si annidano tra siepi curate e cene borghesi. Il risultato è un thriller che non cerca lo spettacolo a tutti i costi, ma lavora sull’inquietudine che serpeggia dietro le tende tirate. E lo fa con due protagoniste che non ti aspetti.

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Emma Thompson nella serie 'Down Cemetery Road'.

Una miccia in cortile

Tutto nella serie Down Cemetery Road comincia con una cena qualsiasi. Sarah Trafford, restauratrice d’arte, si trova a casa con degli ospiti quando la casa dei vicini esplode. Nessun gesto eroico, nessun passato traumatico da agente sotto copertura: solo una donna ordinaria trascinata fuori dall’apatia da un evento inspiegabile.


Quando viene alla luce la scomparsa di una bambina di cinque anni, Dinah Singleton, Sarah si aggrappa a quell’assenza come a una verità negata che non riesce ad accettare. Inizia a indagare per conto proprio e finisce per coinvolgere una vera investigatrice privata, Zoë Boehm, una figura lontana anni luce dal glamour televisivo delle detective da fiction.


La ricerca della bambina diventa il primo strato di un’indagine più ampia, che scoperchia un intreccio di segreti militari, coperture governative e bugie ben confezionate. Oxford, solitamente rappresentata come città di intellettuali e facciate gotiche, si rivela invece una mappa di potere e complicità. Man mano che Sarah e Zoë affondano nella rete, diventano esse stesse bersagli. Ma a quel punto nessuna delle due è più disposta a tornare indietro.

Due donne, un fronte comune

Il cuore pulsante della serie Down Cemetery Road è il rapporto tra le protagoniste. Sarah, interpretata da Ruth Wilson, è una donna che si risveglia lentamente dal torpore della vita borghese. Non è un’eroina costruita per piacere: è invadente, testarda, a tratti inconsapevole del pericolo. Ma è proprio questa sua ostinazione a renderla credibile. Sarah non parte da un senso del dovere, ma da un bisogno personale di capire, di dare senso a un’esistenza che la delude.


Zoë Boehm, incarnata da Emma Thompson, è il suo opposto. Cinica, diretta e a disagio nel mondo ma straordinariamente lucida nel decifrarlo. Inizialmente accetta l’incarico per motivi economici, ma l’indagine la tocca in modo più profondo. Ha un’etica personale ferrea, che la costringe a non chiudere gli occhi di fronte a ciò che scopre.


Tra le due nasce un’alleanza ruvida e instabile, che però si rafforza proprio grazie alla diversità: l’impulsività di Sarah diventa lo strumento con cui Zoë riesce a smuovere ostacoli altrimenti insormontabili.

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Ruth Wilson nella serie 'Down Cemetery Road'.

Quando il nemico è il sistema

Al di là della suspense e dei colpi di scena, la serie Down Cemetery Road lavora su un terreno più profondo: quello del potere e della sua opacità. L’indagine su Dinah diventa lo specchio di un sistema che protegge se stesso a scapito degli innocenti.


Herron costruisce una storia in cui i veri antagonisti non sono individui malvagi, ma strutture che operano nell’ombra con logiche autoreferenziali. Non ci sono grandi rivelazioni alla James Bond, ma verità scomode che emergono pezzo dopo pezzo, come una muffa che riaffiora dietro un muro ridipinto.


Al centro c’è anche un tema molto britannico: l’idea che gli “insignificanti” (i cittadini comuni, i non addestrati, i non armati) possano sfidare le autorità se spinti dalla convinzione morale. Sarah e Zoë non hanno strumenti speciali, ma rifiutano di girarsi dall’altra parte. È questa presa di posizione che rende la loro lotta qualcosa di più di una semplice indagine.

Nessun mantello, solo Doc Martens

Visivamente, la serie Down Cemetery Road costruisce un’estetica ben definita attorno a Zoë: il suo look anni ’70 (spigoloso, androgino, fatto di giacche in pelle trovate nei mercatini e tagli di capelli punk) è una dichiarazione di guerra silenziosa al conformismo che la circonda. Emma Thompson la interpreta come un personaggio fuori dal tempo ma profondamente radicato nella realtà. Non c’è romanticismo nel suo cinismo, solo il risultato di anni passati a guardare troppo da vicino il marcio del mondo.


Sarah, invece, resta in abiti neutri, quasi a voler scomparire. Ma è proprio lei a innescare il movimento. È il suo sguardo, inizialmente ingenuo, a diventare il filo conduttore della narrazione. La serie gioca con questo contrasto tra apparenza e sostanza, mostrando come spesso siano i meno preparati ad avere il coraggio di agire.

Il thriller che non ti aspetti

Down Cemetery Road non cerca l’effetto speciale. Il suo impatto sta nell’accumulare tensione senza mai esplodere in maniera gratuita. È una storia di resistenza più che di azione, dove i colpi di scena sono silenzi che pesano, documenti scoperti, piccole omissioni che rivelano grandi colpe. E, soprattutto, è una serie che dimostra come due donne molto diverse, prive di addestramento o poteri, possano scardinare un sistema con nient’altro che la verità e una testardaggine fuori moda.


Nel panorama seriale affollato di super-investigatori e cospirazioni ad alta quota, Down Cemetery Road si prende il rischio di restare a terra. Ed è lì, tra le strade tranquille di Oxford, che trova la sua forza.

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Redazione

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