Dal 5 maggio, Rai 1 porta in prima serata Gerri, una serie crime che è molto più di un poliziesco. Un viaggio profondo nell’animo di un uomo irrisolto, segnato da un passato ingombrante e un presente carico di sfide emotive, firmato dalla regia sensibile di Giuseppe Bonito e tratto dai romanzi di Giorgia Lepore.
Prodotto da Cattleya in collaborazione con Rai Fiction, Gerri si presenta come un racconto duro e poetico insieme, che alterna adrenalina, malinconia e ironia senza mai perdere equilibrio.

Un noir emotivo al sole di Puglia
Protagonista della serie di Rai 1 Gerri è Gregorio Esposito, detto Gerri (un intenso Giulio Beranek), trentacinquenne ispettore di polizia trasferitosi sulla costa pugliese. Gerri è di origine rom, ma questa verità sulle sue radici è una ferita ancora aperta, relegata all’infanzia trascorsa in una casa-famiglia. Gli occhi profondi e l’aria sfuggente raccontano di un uomo che si getta nei casi che coinvolgono minori e vittime fragili come in una battaglia personale, incapace di mantenere il distacco richiesto dal mestiere.
Quando il corpo di una ragazzina viene trovato sulla spiaggia di Trani (episodio 1), Gerri si scontra subito con le logiche del potere e con i rischi di un’indagine in cui la verità è nascosta dietro mura di silenzi e connivenze. In parallelo, la serie costruisce un arco narrativo potente: la lenta riscoperta delle sue origini, sospinto dall’affetto protettivo del superiore Alfredo Marinetti (il magistrale Fabrizio Ferracane).
Nel secondo episodio, ambientato nella notte di Natale, Gerri approfondisce il legame tra il protagonista e la giovane collega Lea Coen (Valentina Romani), aggiungendo al racconto poliziesco una forte tensione emotiva e sentimentale.
Volti di una famiglia imperfetta
Nella serie di Rai 1 Gerri, i personaggi non sono semplici comparse funzionali alle indagini: sono veri protagonisti di un mondo dove i legami si costruiscono più per bisogno emotivo che per regole sociali. Gregorio Esposito, detto Gerri, non ha una famiglia d’origine, ma trova nei suoi colleghi, nei suoi superiori e nelle donne che incrociano il suo cammino una rete affettiva accidentata ma vitale.
Al centro c’è il rapporto tra Gerri e Alfredo Marinetti, suo diretto superiore. Marinetti, interpretato con grande umanità da Fabrizio Ferracane, non è solo un capo indulgente: è un mentore, un padre surrogato, l’unico adulto che si prende davvero cura di lui. A completare questo nucleo familiare adottivo c’è Claudia Marinetti (Roberta Caronia), moglie di Alfredo e figura materna che Gerri ammira con devozione. In ogni pranzo domenicale, in ogni gesto quotidiano, si coglie il tentativo – spesso malinconico – di costruire un senso di appartenenza.
Accanto a loro c’è Lea Coen (Valentina Romani), giovane viceispettrice appena trasferita da Roma. Lea è tutto ciò che Gerri non è: razionale, autonoma, emotivamente stabile. Proprio per questo lo attrae e, insieme, lo spaventa. Il loro rapporto nasce sotto il segno della diffidenza, ma evolve in una tensione emotiva irresistibile. Lea vede in Gerri la sua parte più fragile, e forse proprio questa consapevolezza la rende l’unica in grado di resistere – almeno per un po’ – al suo fascino autodistruttivo.
Nel microcosmo della Questura, il panorama si arricchisce di altre presenze fondamentali: Roberto Calandrini (Lorenzo Adorni), il collega conformista e opportunista, è l’antagonista interno, la cartina di tornasole dei limiti di un sistema più interessato alla forma che alla sostanza. Elia Locascio (Lorenzo Aloi), giovane agente scelto, rappresenta invece l’amicizia leale, il rispetto guadagnato sul campo.
Completano il quadro figure come la brillante ma tormentata Beatrice Palmieri (Cristina Pellegrino) e il burbero medico legale Luigi Castellana (Tony Laudadio), la cui relazione conflittuale fornisce anche le uniche vere pennellate di commedia della serie, senza mai stonare rispetto all’impianto drammatico.
Infine, Giovanna Aquarica (Irene Ferri) e PM Maddalena Crovace (Carlotta Natoli) aggiungono complessità al quadro femminile: donne mature, autonome, che riconoscono in Gerri una dolente sincerità difficile da ignorare.
Ognuno di loro, a modo suo, aiuta Gerri a mettere insieme i frammenti di una vita spezzata. Nessuna relazione è lineare, nessun affetto è dato per scontato: in Gerri, come nella vita reale, ogni legame è il frutto di fatica, compromesso e desiderio.

L’identità, il bisogno di appartenere, la fragilità emotiva
Il cuore della serie di Rai 1 Gerri non è tanto nelle indagini, quanto nel racconto di un uomo in bilico: tra la ferita dell’abbandono e il bisogno di radici. Gerri è un adulto che porta dentro di sé il bambino rifiutato. La domanda “Perché?” (perché è stato abbandonato, perché non riesce a legarsi) è il vero motore narrativo.
Ogni caso che affronta risuona con la sua storia personale: la fragilità dei minori, la violenza domestica, l’invisibilità delle vittime. Gerri è anche una riflessione sulla difficoltà di costruire legami autentici quando le fondamenta sono state negate.
La serie tratta inoltre, senza retorica, il tema dell’origine rom del protagonista, evitando stereotipi, e disegna un poliziotto che rompe ogni cliché: né eroe senza macchia né anti-eroe cinico, ma un uomo vivo, imperfetto, struggente.
Tra visione intima e racconto corale
La regia di Giuseppe Bonito oscilla sapientemente tra soggettività e coralità. La macchina da presa segue spesso Gerri da vicino, immergendo lo spettatore nel suo punto di vista, nei suoi dubbi e nelle sue emozioni. Ma Gerri su Rai 1 è anche una serie corale, popolata da volti e storie che restituiscono una Puglia autentica, lontana dai cliché turistici, vibrante di tensioni sociali e umane.
I toni della narrazione cambiano continuamente, con grande naturalezza: dal noir al dramma emotivo, dalla commedia malinconica all’azione pura.
Il lavoro sugli attori è uno dei punti di forza: Giulio Beranek, lanciato da Marpiccolo, incarna Gerri con una naturalezza dolorosa e magnetica, supportato da un cast eccezionale, tra cui spiccano Valentina Romani, Fabrizio Ferracane, Roberta Caronia, Lorenzo Adorni e Massimo Wertmüller.
Gerri riesce dove molte serie poliziesche falliscono: non si limita a raccontare i crimini, ma racconta chi indaga. Non c’è nessuna idealizzazione della giustizia, solo la complessità del vivere e del sopravvivere. Con una scrittura solida (firmata da Donatella Diamanti e Sofia Assirelli), una regia ispirata e interpretazioni vive, Gerri è uno dei titoli italiani più originali e intensi degli ultimi anni.
Chi cerca solo casi da risolvere resterà sorpreso. Chi cerca storie di anime in lotta si innamorerà.
Filmografia
Marpiccolo
Drammatico - Italia 2009 - durata 87’
Regia: Alessandro Di Robilant
Con Giulio Berenek, Anna Ferruzzo, Selenia Orzella, Michele Riondino, Nicola Rignanese, Roberto Bovenga
Al cinema: Uscita in Italia il 06/11/2009
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