Nel panorama delle serie italiane, La ricetta della felicità su Rai 1 dal 25 settembre si distingue per un’intuizione semplice ma potente: prendere una protagonista in crisi e metterla in mezzo a una comunità che vive di autenticità, fatica e ironia.
La serie, diretta da Giacomo Campiotti e in onda per quattro serate, è costruita su un’idea chiave: la felicità non è una destinazione patinata, ma un luogo imperfetto, umano, pieno di inciampi. Ambientata nella Riviera romagnola, dentro un autogrill “sgangherato” che è anche pensione e piadineria, la serie fonde elementi di mistero, relazione e rinascita in un formato da otto episodi da 50 minuti. Al centro, due donne lontane anni luce che si ritrovano a condividere un tratto di strada decisivo.
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Il giorno in cui tutto crolla
Nella serie di Rai 1 La ricetta della felicità, Marta Rampini ha tutto. Almeno così pare. Una famiglia perfetta, una casa a Milano, una vita fatta di certezze borghesi. Finché un giorno, senza alcun preavviso, il marito Enrico sparisce. L’uomo è accusato di riciclaggio e tutta la realtà costruita negli anni si sbriciola.
Gli amici si dileguano, i soldi finiscono, la reputazione evapora. Marta si ritrova improvvisamente senza appigli, insieme alla figlia Greta e alla suocera Rosa, costrette anche loro a fare i conti con un crollo emotivo e pratico. Un piccolo indizio la porta verso Marina di Romagna, e qui, per un guasto all’auto, si ferma in un posto che cambierà ogni cosa: “La Rotonda”, una stazione di servizio con piadineria, officina e pensione. È qui che inizia una nuova storia.
Marina di Romagna non è un luogo reale, ma funziona come se lo fosse. La serie è stata girata tra Rimini, Riccione, Cervia, Cesenatico e Ravenna: la Riviera nella sua forma più riconoscibile. Ma La ricetta della felicità non è una cartolina turistica. La location serve come controcampo ideale alla Milano algida da cui Marta proviene.
Alla Rotonda non ci sono filtri: si lavora, si sbaglia, si sbotta. Ed è in questo luogo imperfetto che la protagonista si trova costretta a restare. E proprio lì, nel caos ordinario di chi lotta per arrivare a fine giornata, comincia un’indagine privata: non solo su dove sia finito Enrico, ma su chi sia davvero Marta, ora che tutto il resto è venuto meno.
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Una galleria di anime vive
I personaggi serie di Rai 1 La ricetta della felicità non sono comparse o stereotipi: ognuno ha una traiettoria precisa. Marta (Cristiana Capotondi) parte da una posizione privilegiata ma fragile. È abituata a gestire, non a reinventarsi. Ma quando la vita le crolla addosso, sceglie di non restare ferma. In lei si alternano senso pratico e smarrimento, controllo e apertura. La sua trasformazione passa anche dall’incontro con Susanna (Lucia Mascino), donna concreta, ruvida, mai banale. Susanna gestisce la Rotonda, fa da madre a sua figlia Asia, da sorella a Giacomo, da figlia al disastroso Giovà. È una colonna che regge tutto, spesso senza riconoscimenti.
Giacomo (Eugenio Franceschini) è il carabiniere del posto. Ha lasciato la moglie infedele e vive con la sua famiglia d’origine. È silenzioso ma presente, affidabile ma non rigido. È lui che accompagna Marta nelle sue indagini, ma anche in un percorso di riapertura alla fiducia.
Enrico (Flavio Parenti), l’uomo scomparso, è un personaggio in assenza. La sua ombra pesa su ogni scena, mentre la serie lentamente ne svela lati nascosti. Rosa (Valeria Fabrizi), madre di Enrico, è affetta da Alzheimer. Alterna lucidità e confusione, e nel frattempo intreccia un’amicizia sincera con Giovà (Andrea Roncato), padre di Susanna: ex playboy, amante delle carte, incosciente e incasinato, ma mai cattivo.
Le figlie adolescenti, Greta (Nicky Passarella) e Asia (Emma Benini), sembrano opposte: una estroversa e modaiola, l’altra riflessiva e solitaria. Ma anche loro finiranno per incontrarsi, scontrarsi e capirsi. Completano il quadro Ornella (Valentina Ruggeri), cuoca romagnola verace e madre single, e suo figlio Ahmed (Omar Diagne), affascinante e ribelle, catalizzatore dei piccoli grandi drammi sentimentali della nuova generazione.
Nel cast, anche Andrea Roncato e Orietta Berti, nei panni di se stessa.

Non si nasce coraggiose
Il cuore della serie serie di Rai 1 La ricetta della felicità batte attorno all’amicizia tra due donne molto diverse. Marta e Susanna non si cercano, si trovano per caso. Ma in quel ritrovarsi imparano a condividere il peso delle cose. È un’amicizia non edulcorata, fatta di scontri e ripartenze, che sfida i cliché e costruisce una “sorellanza” autentica. Entrambe portano ferite, ma imparano a guarire osservandosi. È questa relazione a innescare le altre: quella tra Greta e Asia, tra Rosa e Giovà, tra Marta e Giacomo.
In La ricetta della felicità, la felicità non è promessa, ma possibilità. E questa possibilità si costruisce ogni giorno, tra una piadina servita e una gomma cambiata, tra un equivoco e una risata, tra una delusione e una scelta nuova.
I temi che restano
Ci sono almeno tre grandi temi che attraversano la serie di Rai 1 La ricetta della felicità. Il primo è la caduta e la rinascita: cosa succede quando perdi tutto? La risposta non è mai didascalica, ma passa attraverso i gesti. Marta non si riprende con una svolta miracolosa, ma imparando a stare nel caos, ad ascoltare, a farsi aiutare.
Il secondo tema è quello della famiglia, non intesa come struttura tradizionale, ma come sistema in evoluzione. Le famiglie della serie sono imperfette, allargate, a volte disfunzionali. Ma funzionano perché sono vive, aperte, capaci di adattarsi.
Il terzo è il valore dell’imperfezione. Nessuno dei personaggi è “giusto” dall’inizio alla fine. Tutti sbagliano, si contraddicono, cambiano idea. E proprio per questo risultano credibili. La serie suggerisce che nelle crepe delle persone si nasconde la parte più interessante della storia.
Una felicità che non si compra
La serie di Rai 1 La ricetta della felicità nasce da un’idea originale di Anna Mittone e prende forma grazie a una squadra affiatata guidata da Simona Ercolani per Stand by me, con il sostegno del MiC e della Regione Emilia-Romagna. Ma dietro i sorrisi, i dialoghi brillanti e le dinamiche familiari, si avverte un’urgenza reale. La regia di Campiotti sottolinea con attenzione la dimensione umana dei personaggi: c’è un’Italia che cambia, fatta di donne che resistono, anziani che non vogliono mollare, adolescenti che cercano un posto dove essere capiti. Una fotografia fedele di un Paese che, tra crisi economiche e familiari, cerca ancora un modo per tenersi in piedi.
La ricetta della felicità non dà risposte definitive. Ma mostra, con onestà e ritmo, che anche nelle situazioni più sbilenche può emergere qualcosa di vero. Il titolo non è una promessa, ma una provocazione: esiste una ricetta per essere felici? Forse sì, ma non è scritta su un manuale di self-help. È fatta di errori, legami improbabili, fiducia guadagnata. E, in un mondo in cui la verità spesso si nasconde dietro l’apparenza, questa serie trova il coraggio di sporcarsi le mani.
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