1 stagioni - 7 episodi vedi scheda serie
peccato, la serie si è accartocciata sul finale, cioè negli ultimi tre episodi, con uno scarto dalle altre insormontabile e impressionante, per pressapochismo. certo c'è lei, la mater.... SIGOURNEY WEAVER svetta come un monumento
una buona serie con interpretazioni convincenti e un comparto tecnico eccellente.
i paesaggi fanno molto, ma insieme alla fotografia chiara e limpida come dopo un temporale e la musica intensa e un poco misterica, almeno le prime 5 puntate, ma di sicuro fino alla quarta, danno un senso alla visione.
si parla di violenze domestiche, tanto banali quanto incredibilmente inestirpabili, e di una mater che tenta come può di salvare donne e ragazze da mariti-padroni-orchi, accogliendole nella propria azienda di fiori, nonchè rifugio e talvolta prigione.
che dire , la serie l'ho vista per SIGOURNEY WEAVER, CHE è ANCHE EXECUTIVE PRODUCER, e si può tranquillamente affermare che ne ha preso talmente possesso, anche nelle ultime puntate, quando passa leggermente in secondo piano, che anche la sua assenza è una presenza troppo ingombrante.
e ovviamente non è un difetto o un rimprovero.
chi tra gli estimatori di ripley, non vorrebbe vederla perennemente recitare, e qui riceverà un regalo piùunico che raro.
e qui nella serie interpreta una mater tanto dura e irreprensibile, quanto solcata dalle difficoltà della vita.
una presenza materna, una statua scavata nel legno che si prende cura di donne che nella vita hanno preso solo batoste; inseguite, minacciate e che ogni tanto fuggono dal rifugio per tornare tra le grinfie dei loro carcerieri.
quando JUNE compare per la prima volta alla fine della prima puntata è come assistere alla telecamera che inquadra un monumento, nella fattispecie, un monumento per gli aborigeni, però colonizzato dall'occidente.
june arriva dopo la tragedia e cerca di porre rimedio, come lei ne è capace. come le difficoltà della vita, sempre quelle e sempre uguali a loro stesse, le hanno insegnato a fare.
DECIDE ed è una decisione senza possibilità di contrattazione, perchè thornfield ti protegge e permette coltivando fiori, di ridare una forma a donne maltrattate, ma chiede una sorta di via senza ritorno.
alice, la bimba che june è venuta a prendere, è interpretata da alyla browne
un'attrice così matura e intensa che mi ha sorpreso. non la solita attrice bambina fastidiosa, ma una bimba che ha visto e vissuto quello che trasmette allo spettatore; a volte è finanche inquietante, e con june fa un paio degno di essere ricordato.
la serie si lascia guardare fino a quando alice non diventa maggiorenne e qui purtroppo l'attrice che la impersona, alycia debnam carey, non è all'altezza della browne ma nemmeno della tribolazione del personaggio.
si sente uno scarto e un'accelerazione nel racconto che non giova .
anche gli altri personaggi vengono accantonati per lasciare spazio alla debnma-carey e alla sua fuga da thornfield, dopo che ha scoperto tutte le bugie che june le ha propinato per farla vivere tranquilla.
arrabbiata con la nonna scappa senza dire nulla a nessuno e si rifugia nei pressi di un cratere, patrimonio naturale aborigeno, dove conosce il solito bello (sebastian zurita) e dannato, in un'interpretazione talmente stereotipata dello stronzo col vizio di essere bello, che la serie inciampa continuamente non mantenendo le buone promesse dell'inizio.
i fiori perduti poteva essere una soap-opera e non lo è stata. il personaggio di sigourney weaver basta per dare un senso alla visione di tutte le puntate, in un personaggio così complesso e chiuso che è stato raccontato anche troppo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta