2 stagioni - 11 episodi vedi scheda serie
Carlo Monterossi è un autore televisivo che avrebbe voluto ideare un programma dedicato all’amore decisamente più introspettivo di quanto non sia invece Crazy Love, format di gossip morboso che lui per primo definisce “pornografia televisiva” e del quale disconosce la paternità. Una sera, mentre è nella sua abitazione, un corriere suona al suo campanello. Carlo gli apre e quando l’uomo si affaccia alla porta, si accorge che in realtà si tratta di un incappucciato con un revolver puntato al suo volto.
Questo l’incipit di uno degli otto romanzi dedicati a Carlo Monterossi, ideato dalla penna di Alessandro Robecchi, presente anche nel ruolo di co-sceneggiatore, e portati in scena dall’anglo - pisano Roan Johnson, non nuovo al thriller d’autore di matrice Italiana e già regista della serie de I Delitti del Bar Lume, tratti dai romanzi del ‘chimico’ Marco Malvaldi, ma che in tal caso ha preferito affrontare in maniera seria e aderente alla realtà letteraria, il personaggio del borghese e Milanesissimo Carlo Monterossi, sfortunato investigatore suo malgrado impersonato dal disincantato, per obblighi di scena, Fabrizio Bentivoglio; calatosi sul set come una manna dal cielo, queste le precise parole di Alessandro Robecchi.
Due romanzi scomposti in sei episodi per una mini serie che avrebbe voluto rappresentare la Milano non scintillante e più simile alle persone che giornalmente si possono incontrare al bar o al supermercato mentre al contrario Carlo Monterossi si muove fra ristoranti patinati, autosaloni per clienti facoltosi, una professione di élite, svolta solo occasionalmente presso una redazione tv nella quale spadroneggia Flora De Pisis, Carla Signoris, calatasi perfettamente nel ruolo della peggior epigona di Barbara D’Urso.
La serie funziona, ma solo a metà, lodevole l’efficacia di trame che andrebbero comunque semplificate ulteriormente, mentre da rivedere il cast certamente di livello ma che non riesce a catturare il pathos del pubblico, né in senso ilare, come nel caso de I Delitti del Bar Lume, o de L’Ispettore Coliandro, ma nemmeno avvicinandosi alle vette narrative di Antonio Manzini e del suo vicequestore Rocco Schiavone. Il Monterossi di Bentivoglio, capace di caratterizzarne ogni sfumatura, pare sempre l’uomo in più, messo nelle condizioni di doversi difendere dal fato e che sempre controvoglia lavora o investiga. Ancora non si sa se rivedremo il personaggio di Robecchi dato che tutto dipenderà dagli esiti di questa prima stagione. L’augurio è rivederne le gesta con trame più snelle e meno ingarbugliate, e quindi poco televisive, e possibilmente con una migliore caratterizzazione dei personaggi.
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