Espandi menu
cerca
True Detective

4 stagioni - 35 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2014-2014
  • 9 episodi

L'autore

LorCio

LorCio

Iscritto dal 3 giugno 2007 Vai al suo profilo
  • Seguaci 145
  • Post 34
  • Recensioni 1625
  • Playlist 251
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su True Detective

di LorCio
8 stelle

Acclamato come il fenomeno stagionale della televisione americana, pur oscurato dalla conclusione di Breaking Bad (interessantissimo caso di serie partita lenta se non fiacca ed esplosa nel corso della sua produzione), True Detective prosegue sulla strada dell’intreccio fra grammatica televisiva e linguaggio cinematografico, che pare essere uno degli elementi strutturali delle più importanti serie tv contemporanee. È giusta questa operazione? Non lo so, è comunque indubbia, considerando anche la partecipazione attiva di personalità d’altissimo livello del cinema nel mondo della tv.

 

True Detective viene presentato come un film per la televisione e non tanto come film televisivo. Non gioco con le parole, ma la differenza sta tutta nelle ambizioni: il film televisivo è tale perché non ha il budget economico del film, è realizzato spesso da professionalità o alle prime armi o di seconda fascia (al netto delle grandi produzioni con grandi attori e grandi registi) e vuole intrattenere senza ambire ad essere cinema.

 

Non è il caso di True Detective che non può essere cinema perché si prende tempi lunghissimi per una storia tutto sommato riassumibile in due puntate (otto ore è la giusta durata per le ambizioni del prodotto, ridotto avrebbe perso buona parte della sua efficacia), e non vorrebbe essere televisione, poiché parzialmente antispettacolare in un’ottica narrativa almeno nella prima parte, basato sulla logica della poetica della dilatazione, sulla chiacchiera pseudofilosofica spesso insostenibile e su due caratteri che, in sintesi, non fanno altro che parlare, indagare e discutere.

 

Il sex appeal della serie risiede in quattro elementi. Innanzitutto la sceneggiatura verbosa e riflessiva di Nick Pizzolatto, pregna di approfondimenti psicologici e di speculazioni sul destino, talvolta apparentemente disinteressata alla risoluzione del caso pur di mettere in scena i personaggi segnati dalla vita e dalla morte. Poi, certo, il caso della serie (che è antologica, inizia e finisce nell’arco d’una stagione) che, nonostante si perda un po’ nel corso delle otto puntate, ha la forza della questione temporale (il caso risolto nel 1995 dai due protagonisti viene riaperto nel 2012) e dal quinto episodio comincia ad appassionare davvero (in sintesi da quando i detective del 2012 sospettano di uno dei due true detective).

 

Terzo punto, l’ambientazione sudista nella Louisiana, inutile a dire, ha sempre il suo disperato fascino nei colori caldi, nel sudore dei corpi e nell’afa ovunque (la fotografia di Adam Arkapaw non azzarda più di tanto ma ha una funzionalità veramente opportuna). L’abbiamo vista molte volte, ma un giallo americano funziona ancor di più nel contesto sudista per i suoi contatti con la grande narrazione popolare del “grande paese”. Infine, i protagonisti: Woody Harrelson incarna il detective classico con complessità e sofferenza; Matthew McConaughey, in piena esplosione creativa, è il detective più borderline, personaggio inquieto, nervoso, straziato e disperato.

 

Pur nella sua bellezza plastica e tecnica (per inciso, la sigla è splendida), True Detective è stata, a mio parere, leggermente sopravvalutata, forse per come ha saputo veicolare artisticamente la rappresentazione della parola in un contesto interessato più all’azione che alla meditazione. In effetti dilata probabilmente in modo eccessivo il plot narrativo, arrivando certamente a colpire lo spettatore, ma stringendo, almeno nelle prime puntate, un labile patto con lo spettatore che dà fiducia alla serie soprattutto per la stima nei confronti dei producers e degli attori. Ciò detto, alza l’asticella della serialità e afferma definitivamente il superamento della lunga serialità da parte di quella antologica più compatta e attualmente forse più gradita al pubblico.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati