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True Detective

4 stagioni - 35 episodi vedi scheda serie

Recensione

Stagione 1

  • 2014-2014
  • 9 episodi

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EightAndHalf

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La recensione su True Detective

di EightAndHalf
6 stelle

In una serie televisiva si possono anche accettare le discontinuità, i ritmi un po' latenti, l'allargamento quasi estenuante dei dialoghi nel tentativo della presentazione dei personaggi, le "furbate" per lo sharing (purché le si dissimuli il più possibile). C'è un margine in cui si muovono le serie televisive che non coincide con i confini del cinema. La serie eventualmente conquista l'affezione del pubblico invitandolo a proseguire con una visione quasi drogata e ossessiva, nell'attesa del twist o dello stravolgimento della trama. Di solito le serie tv cercano di fare un compromesso con le aspettative dello spettatore, fra ciò che quest'ultimo non si aspetta e ciò che conviene fare per non fare rinunciare il pubblico alla visione (ché una serie tv, diversamente da un film, decidi anche in corso di lavorazione se proseguirla o meno). Insomma, pur nell'ambito dei gusti personali e della produzione "filmica" e audiovisiva, i criteri di giudizio per le due cose sono relativamente distanti, a volte inconciliabili. Ed è un bene così: nessuna delle due ha da invidiare nulla all'altra.

 

Woody Harrelson, Matthew McConaughey

True Detective - Stagione 1 (2014): Woody Harrelson, Matthew McConaughey

 

Un paragone con il mondo cinematografico per True Detective, in conclusione, è qualcosa di alquanto superfluo, quasi pretestuoso, benché, a tratti, inevitabile. True Detective da buon prodotto del genere attinge all'immaginario comune costruendo una trama lineare poliziesca relativamente avvincente che si assicura la visione di una buona fetta di pubblico, grazie alla sua ricerca psicologica (che però rivela presto grossolanità) e al dosaggio di colpi di scena e scarti narrativi costruito ad hoc per lasciare con il fiato sospeso. La trama è presto detta: due detective si ritrovano a collaborare nell'indagine ruotante intorno a un misterioso omicidio nella profonda provincia americana, un omicidio tanto conturbante quanto spaventoso, caratterizzato dal fatto che la vittima è lasciata inginocchiata vicino alle radici di un albero con delle corna legate alla testa e gli occhi bendati. I due detective, Rust (Matthew McConaghuey) e Marty (Woody Harrelson), presto scoprono una sequela di indizi che portano indiscutibilmente verso alcuni possibili colpevoli, nonostante le difficoltà non siano poche e gli ostacoli sempre a un tiro di schioppo. Le dinamiche delle indagini, inoltre, richiedono attenti camuffamenti e complesse intrusioni dentro bande di rapinatori e ambienti spesso luridi e maleodoranti, il che porta i due protagonisti ben presto a contatto con i lati più oscuri dell'animo umano, le sue nefandezze e le sue passioni più crudeli.

 

Matthew McConaughey, Woody Harrelson

True Detective - Stagione 1 (2014): Matthew McConaughey, Woody Harrelson

 

Le ambizioni di True Detective sono fin da subito palpabili e invadenti: l'immagine si propone elegante ma sorprende negativamente per una patina un po' respingente e leccata (una confezione tirata a lucido, come si suol dire); il professionalismo si respira come controllo nevrotico delle inquadrature e delle situazioni (spesso anche delle atmosfere, con l'ausilio di una colonna sonora discontinua), con un risultato respingente e non da subito coinvolgente; le pretese di scandagliare gli aspetti più abietti dell'uomo non possono infine non scontrarsi con le nostre altre personali visioni ed esperienze. E qui certo insorgono i paralleli con opere cinematografiche moderne: certo cinema di David Fincher, il Villeneuve di Prisoners, volendo anche il Mystic River di Eastwood, tutti quadri cupi e dark dell'America e delle sue sgretolate certezze, finanche alla rappresentazione esplicita delle manie e delle disgustose carcasse del senno umano. In True Detective non manca nulla di tutto questo, ci sono riti voodoo, misteri al confine con il leggendario e il superstizioso, violenze di vario genere, sesso, droga, alcol mangiabudella, pedofilia, corruzione, tutto impastato e impacchettato per avvincere ma non scomodare neanche un attimo lo spettatore dalla poltrona. In parole povere, True Detective è il trionfo del già visto e del già sentito, di ciò che è (ri)guardato un po' per inerzia un po' per completezza, e che non inabissa la mente dello spettatore in oscure rivelazioni o in realtà sconcertanti. I toni, le atmosfere, le dinamiche emozionali, sono state già infilate in qualche altra parte, e non ci si può certo appellare alla laconicità del genere (che necessariamente riprende idoli e perle più note del passato), perché il thriller poliziesco offre possibilità che Nic Pizzolatto forse non riesce neanche a immaginare. Il mestierante un po' annoiato Cary Joji Fukunaga, addetto alla regia per tutti gli otto episodi della miniserie, sembra volersi vantare un po' in più di un momento, estetizzando il suo sguardo e caricando di enfasi certe scene quasi ad acchiappare a forza l'interesse del pubblico (in maniera non sempre, diciamo, leale), finché certe sue sperimentazioni finiscono per sembrare più giochetti di uno pseudo-autore, piuttosto che il risultato di un ponderato studio della mise en scène. Prendendo in esame il condannatissimo/celebratissimo piano-sequenza della quarta puntata, l'acchiappo sullo spettatore più disarmato è inevitabile, la scena è adrenalinica e professionale. Ma ciò non toglie che risuoni in essa un terribile senso di insincerità, di calcolo premeditato. In questa sequenza, in cui la regia "si vede" (per dirla al contrario di come usava dire Billy Wilder), l'arroganza della serie prende un po' il sopravvento, l'estetica sembra ambire a livelli più alti del format televisivo, e la forma cerca in maniera disarmonica di prendere il sopravvento sul contenuto, rendendo quella sequenza un unicum, un tentativo slegato dal resto della regia della serie, che è altrove anonima e poco invadente come si addice normalmente a una storia che funziona al servizio della trama.

 

Matthew McConaughey

True Detective - Stagione 1 (2014): Matthew McConaughey

 

Si fa presto anche a dire qualcosa sui personaggi: Rust è un enigmatico e un po' arrogante uomo spara-sentenze che spesso ci azzecca, con le sue supposizioni, e che ha una visione materialistica della vita; Marty ha moglie e due figlie ma fa presto a tradirle per donne più giovani e, soprattutto, per un po' di bevute nei pub. Non hanno altre rilevanti caratteristiche. Ben presto i personaggi si troveranno a provare un reciproco rispetto, mai banale amicizia virile ma, diciamo, comprensione reciproca, fintanto che il destino non decide di metterci lo zampino e di farli allontanare a fronte di terribili rancori mal sopiti. Il loro è un tira e molla che dura tutta la serie, e che nell'arrugginita costruzione a flashback si fatica a seguire; non si crea, insomma, il giusto equilibrio fra personaggi e trama, tanto che nella prima parte della serie a convincere sono più i primi, nella seconda sicuramente la seconda. La trama in effetti è l'unica cosa che evolve in positivo, si intreccia intorno a delle inquietudini ben calibrate (l'intervento della videocassetta nella penultima puntata genera un bel po' di timore), ma anche quella è costretta a sgonfiarsi in un finale quasi frettoloso, risolto in quattro e quattr'otto, con tanto di riappacificazioni e morale finale, per cui "la luce comincia a prevalere sull'oscurità".

 

Woody Harrelson

True Detective - Stagione 1 (2014): Woody Harrelson

 

True Detective è un compitino niente male da gustare caldo in otto ore un po' a perditempo che non passano troppo lentamente, ma che certo non cambieranno il modo di vedere il mondo, le serie tv, men che meno gli esseri umani. Sopravvalutatissimo e comprensibilmente irritante per i detrattori. In fin dei conti, normale amministrazione, di quelle cose che vedi, consumi, per poi passare oltre. Destinato all'oblio.

 

locandina

True Detective - Stagione 1 (2014): locandina

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