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Nuovo cinema italiano: Qualche nuvola - Il trailer, e non solo...
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Dunque, mettiamo i puntini sulle i. Nonostante sia affascinato dalla cinematografia mondiale, il mio campo di interesse primario rimane quello del cinema italiano e, in particolar modo, quello degli esordienti o dei registi alle prese con le loro opere seconde o terze.

Il nostro cinema, per dirla con una frase che riecheggia nelle bocche di tutti coloro che sanno far gli esperti, attraversa un momento di crisi. Il pubblico risponde solo di fronte alle commedie sguaiate (e non parlate di slapstick, siamo lontani anni luce) e i produttori non osano, hanno paura di tentare altre vie e ripropongono sempre gli stessi soggetti, condendoli con salse differenti e volti televisivi di grande richiamo.

 

Ciò non toglie, però, che ci sia qualcuno disposto a rischiare. E questi qualcuno sono proprio coloro che con coraggio tentano di tenere alto il nome della commedia italiana, coloro che in futuro rappresenteranno i colori del cinema di casa nostra.

 

È il caso ad esempio di Saverio Di Biagio, classe 1970, che quest'anno al Festival di Venezia, a Controcampo italiano ha presentato Qualche nuvola, realizzazione della sceneggiatura finalista al premio Solinas 2004.

 

«Qualche Nuvola è una commedia sentimentale. Un gioco di racconti e bugie sulla crisi delle unioni e sul valore che gli viene attribuito. Il film è ambientato a Roma, è un progetto italiano, ma i temi trattati (il matrimonio, il lavoro, gli affetti) lo rendono “universale”.

 

Ho provato a raccontare Roma come Robert Guédiguian (un esempio tra i tanti) è riuscito a raccontare Marsiglia, con i suoi tipi umani e i suoi mille colori. Ho pensato di riprendere i miei personaggi con un tocco agile per dar valore ai loro semplici sogni. Mi interessa sottolineare i contrasti, raccontare la vivacità di personaggi autentici e le differenze di classe che la attraversano, differenze che ormai non investono più necessariamente l’aspetto economico, ma che si lasciano percepire attraverso sfumature più sottili, gesti, gusti, letture, luoghi frequentati.

 

Intendo mettere in risalto lo spazio in cui i personaggi si muovono, le periferie ultramoderne e un po’ inquietanti, i locali alla moda del centro e i rituali mondani della nuova borghesia.

Mi è sembrato che la via giusta passasse per sequenze sottili su dialoghi apparentemente semplici ma che svelano sempre di più di quello che dicono. Lo stile di ripresa contempla pochi primi piani per raccontare le emozioni e lunghi piani sequenza per confondersi col tempo reale. Per mantenere la fluidità delle scene contro i veloci passaggi di sceneggiatura è stato necessario un attento lavoro con gli attori che ha reso spontanee le reazioni.

 

Mi sono sempre piaciuti i film che riescono a introdurre toni ironici in storie di poetica umanità. Ho studiato questi film e ho provato ad usarli come modelli, spero di esserci riuscito». (Saverio Di Biagio)

 

 

 

Forte di un cast che vanta alcuni tra i migliori (giovani e non) attori in circolazione (Michele Alhaique, Greta Scarano, Aylin Prandi, Giorgio Colangeli, Michele Riondino, Elio Germano, Primo Reggiani, Pietro Sermonti, Paola Tiziana Cruciani, Paolo De Vita, Antonella Attili), il film sarà nelle sale in primavera, ad aprile (come ci ha confermato Greta Scarano nella mini intervista sul set di Squadra Antimafia 4), distribuito da Fandango.

 

 

Noi, intanto, ne vediamo il trailer e lanciamo un appello: giovani registi venite a parlarci della vostra formazione, della vostra idea di cinema e di cosa vi ha fatto innamorare della settima arte?

 

 

TRAMA:

 

Roma fa pensare ai palazzi antichi, alle strade imperiali, ai vecchi quartieri pieni d’incanto. Dire che Diego vive a Roma può essere sviante. Dove vive lui, i turisti non ci passano nemmeno per sbaglio. Diego è nato in uno di quei quartieri popolari ai margini della città, dove puoi scegliere, ma solo tra due strade.

La prima è quella del lavoro duro e del sapersi accontentare. La seconda è quella dei piccoli furti, dello spaccio e poi chissà. Diego ha scelto i mattoni, il cantiere, ha scelto di sudare, niente sorprese. Ha scelto Cinzia, perché sono cresciuti insieme, nello stesso condominio, sullo stesso pianerottolo.

Per Cinzia la strada da scegliere è una sola, chiara e sicura da quando è bambina: fare figli, sposarsi, accudire la casa.

Questo passo, che potrebbe sembrare un fatto privato, non lo è in borgata dove si condivide tutto, anche la vita degli altri. Così una schiera di parenti, amici e vicini di casa si accinge a dare una mano, a commentare, a consigliare e sconsigliare. Tutti insieme per il matrimonio che si deve fare…

Ma un fuoriprogramma prima o poi deve arrivare. Umberto, suocero di Diego, e Sandro, un vecchio collega, si scontrano con il nuovo padrone e fantasticano su un’ impresa tutta loro. Diego cerca di mediare e attira le simpatie dell’ingegnere, che gli propone un lavoro extra. Viola, la nipote del capo, tanto bella quanto infantile, ha bisogno di restaurare la casa e Diego viste le circostanze non si tira indietro. Viola, appartiene a un altro mondo, vive nel centro storico tra locali e vernissage e la sua vita sembra lontana dalla borgata e dal cantiere dove invece sembrano tutti voler una vita normale, persino Ivan “il Pirata”, il migliore amico di Diego che aveva scelto un’altra strada.

Un bacio, che come una frana travolge i due ragazzi, li porta ad abbandonarsi e tutta quella distanza tra Viola e Diego si dissolve in un solo istante. Da una parte la curiosità per ciò che non si conosce, dall’altra la normalità. Ma il matrimonio è ormai cosa fatta, non c’è via di fuga. Bisogna rispondere di sì, questo Cinzia e Diego lo sanno, ma, a volte saper dire un bel no può aiutare. Tocca a Diego rispondere alla fatidica domanda.

Può dire di no a tutti quanti? Può distruggere tutto? Cos’altro può cercare? D’altronde, davanti a sé ha avuto sempre due strade: la sua l’aveva scelta da anni. Ha visto fuori dal suo quotidiano e forse saprà dimenticare. C’è qualche nuvola in cielo anche se sta arrivando un’ estate molto calda, sono le nuvole dei dilemmi, delle scelte non ponderate, e delle scelte che qualcuno ha fatto per noi.

 

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