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Invisibili: L'AMORE SENZA MA... di Claude Lelouch
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Avvertenza di inizio recensione: il film contiene così tante sorprese che, per non rovinarne la visione a chi non l'abbia ancora visto, dovrei limitarmi a scrivere "Mi è piaciuto. Ve lo consiglio!" però, visto che le recensioni non si scrivono così, cercherò di limitare i contenuti dettagliati ai primi minuti e a descrivere, ma senza creare spoiler, un'idea di ciò che susciterà la visione totale. Il film si apre sull'inquadratura di due mani che stringono le sbarre di una prigione. Un attimo dopo c'è la zoomata su una serie di numeri. Cosa indicheranno? Ci viene rivelato subito dopo e non penso fosse la risposta che ci aspettavamo. Intanto una voce off ci avverte che "Il fatto a cui assisterete è vero. È accaduto e certamente accadrà ancora." . Poi due ragazzi si baciano appassionatamente e la macchina da presa balla con lo zoom su di loro mentre scorrono i titoli di testa. Ma loro non sono i protagonisti del film. Lelouch arriva con la Nouvelle Vogue (stesso periodo) ma non con la Nouvelle Vogue, si getta a capofitto nel cinema autoproducendosi i lavori ma senza aver fatto l'aiuto di nessuno. È un intruso, però è un intruso che ha talento, appassionato di fumetti (in questo film, con questo mascalzone dal cuore d'oro ed ambientalista, anticipa le storie di Diabolik dei decenni successivi dove, da criminale senza pietà assumerà una propria identità buonista: proteggere gli afflitti della società, gli animali, i bambini e l'ambiente), di automobilismo (le scene con le macchine nei suoi film costituiscono assieme uno dei maggiori pregi, per l'alto quoziente di spettacolarità, ma anche uno dei maggiori limiti, rappresentato da lungaggini a volte fastidiose, vedi il cortometraggio UN APPUNTAMENTO) e che ha molto da dire e vuole farlo con uno stile nuovo. Ha studiato le opere dei grandi maestri e le cita ma cerca un linguaggio nuovo (proprio come gli stilemi della Nouvelle Vogue ma alla sua maniera) fatto di romanticismo, spettacolarità, retorica, malinconia e un pizzico di humour (piacevole per la simpatia degli interpreti ma quasi mai davvero divertente). Vuole soprattutto commuovere e, molto spesso, ci riesce. In questo film (che non è il primo lavoro, ha diretto piccole docu-fiction e neanche il primo lungometraggio, quello si chiama CIÒ CHE È PROPRIO DELL'UOMO, purtroppo andato perduto) c'è già tutto il suo stile e i generi principali che lo formeranno (documentario, docu-fiction, thriller sentimentale, storico e romantico). Negli ultimi tempi, con le varie celebrazioni di anniversario della sua casa di produzione Les Film 13 a Parigi stabile comprensorio di ristorante e museo quasi al pari di un Universal Studios francese e molto più piccolo, accanto ai fan film (categorie di prodotti, sia amatoriali che realizzati da professionisti, esenti dal pagamento del diritto d'autore perché non destinati alla circolazione con guadagno di cassetta e che riprendono temi e personaggi di lavori già esistenti e soprattutto, ma non sempre, famosi) di maestri italiani come Lucio Fulci, Pupi Avati e Dario Argento o internazionali come i Marvel Movies e ai collezionisti di gadget e cimeli delle opere di questi autori si è aggiunta una schiera di fan collezionisti (sul fattore home video alcuni cofanetti celebrativi dell'opera di Lelouch sono tra i più costosi della storia) e autori di fan film di Claude Lelouch (in questo caso possono già essere fan film docu-fiction dove vengono filmate tematiche attuali o celebrazioni di eventi e sagre, montati col gusto della spettacolarizzazione, musiche jazz di tono malinconico e romantico e qualche particolare, anche solo primi piani di belle ragazze, che riprendono i cortometraggi documentaristici del Maestro con lo stile dei suoi lungometraggi così come lui realizzava i primi videoclip musicali destinati agli Scopitone, jukebox dotati di schermo a retroproiezione).

 

 

Un altro elemento particolare che troveremo in tutto il cinema di Claude Lelouch è la filosofia sul caso, che per l'autore non esiste perché ogni cosa capita come qualcosa di già scritto nella sceneggiatura della tua vita.

 

Uscito in Italia con quasi dieci anni di ritardo (sfruttando il successo, come si evince dalla locandina, di UN UOMO, UNA DONNA e VIVERE PER VIVERE) e un divieto ai minori di 14 anni.

 

 

Recensione scritta da Davide Lingua, Dizionario del Turismo Cinematografico, Verolengo, Wikipedia.

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