Il vocabolario dei sentimenti - Attesa (4)

...deve venire, deve amarmi....per tutti quelli che non l'hanno mai fatto...

Quanto si può aspettare di essere amati? Di essere compresi? Di essere accettati? Per quello che si è, bella o brutta, timida e introversa...per essere semplicemente se stessi?

Caterina aspetta, aspetta alla finestra il suo Morris, che “deve venire, deve amarmi...per tutti quelli che non l'hanno mai fatto”....Intanto scoccano le nove...le dieci...e ancora non arriva...e ancora aspetta alla finestra, che diventa un'atroce cornice per la sua prigione dorata.

L'umiliazione di essere già pronta, di essere vestita con la valigia in mano, di non avere scuse davanti agli occhi della zia, che è lì a rendere ancora più angosciante l'attesa di chi “deve venire...deve amarmi....per tutti quelli che non l'hanno mai fatto”.

Rimanere attaccata alla speranza che arrivi presto...o tardi, ma che arrivi. Essere pronta a giustificarlo in tutto, accettare ogni tipo di scusa, purché arrivi e la porti via di lì, che non debba più posare gli occhi su quella casa, su quel giardino, su quel padre che così duramente le ha parlato, facendola sentire la persona più insignificante della terra, priva di ogni qualità “tranne una, mia cara, il ricamo"

Quelle parole atroci le rimbombano ancora nella testa, stordendola, facendole perdere il senso del tempo....Da quanto sta aspettando? Da quanto sua zia la sta guardando con quegli occhi compassionevoli?....Da quanto?

E iniziano ad arrivare i primi dubbi, sono schiaffi violenti, graffi profondi, che non rimargineranno mai, che troveranno presto risposte amare...quelle sì che non tarderanno ad arrivare.

Anche le lacrime arrivano prima di Morris, e quando scocca la mezzanotte, Caterina capisce che la sua attesa sarà lunghissima, di anni....di secoli...Sarà lei che attenderà per tutte le donne che sono state lasciate, senza una risposta, senza un perché, lasciate sole a darsi le risposte più crudeli...quelle che non lasciano spazio a bugie consolatorie.

“Morris, Morris, Morris....” grida disperata, senza ormai nessun ritegno, senza alcuna dignità...Che se arrivasse in quel momento non esiterebbe a buttarsi ai suoi piedi e a ringraziarlo di essere lì ad amarla, a baciarlo con le lacrime agli occhi, a ridere di gioia per essere stata così stupida da dubitare del suo amore (“deve venire...deve amarmi...per tutti quelli che non l'hanno mai fatto”), ad ascoltare tutte le scuse per il suo ritardo, magari a giustificarlo, aggiustargli il cappotto con amore e poter rivolgere uno sguardo di trionfo alla zia che a quel punto si sarebbe dovuta ricredere, e avrebbe raccontato a tutti di quanto Caterina fosse amata dal suo Morris....(...per tutti quelli che non l'hanno mai fatto”)

Gira per la stanza disperata, Caterina...Le pareti diventeranno sempre più piccole, sempre più strette al suo cuore, una bara che non le farà più mostrare la luce del giorno dopo come lei lo aveva immaginato...

E quando quel giorno finalmente arriva (perché arriva sempre un giorno dopo), sfinita sale le scale che la portano alla sua camera, che pensava di non dover rivedere più, di non dover più dormire da sola...Ogni gradino, e sono tantissimi, è un macigno che pesa sulla sua anima ormai mutata per sempre...

Continuerà ad aspettare, ma ora sarà per vendicarsi...che la sua vita senza amore abbia almeno la giusta vendetta, che la sua attesa partorisca il sapore amaro della rivalsa....quella sa che prima poi dovrà arrivare....e sappiamo che quando dopo tanti anni Caterina salirà di nuovo quelle scale, sarà una donna che finalmente avrà smesso di aspettare.

"libertà per Jafar Panahi"