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Il doppiaggio: da alleato a nemico giurato del cinema
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L'introduzione del sonoro avvenuta sul finire degli anni '20 dello scorso secolo resta senza ombra di dubbio l'unica vera rivoluzione che il cinema abbia mai conosciuto. L'arrivo del colore, degli effetti speciali digitali o l'invenzione del 3D sono anch'esse pietre miliari, è vero, ma il passaggio dal cinema muto al cinema sonoro sta alla storia del cinema come la nascita di Cristo sta a quella dell'umanità, divide cioè il tutto in un 'pre' e un 'post'.

 

Provate solo ad immaginare di essere nei panni di quegli spettatori che abituati a proiezioni mute dove l'unico suono era rappresentato dall'accompagnamento (in loco) di un pianoforte si ritrovarono per la prima volta ad assistere ad un film sonoro. Uno shock, senza dubbi, abilmente portato in scena pochi anni fa dal film francese “The Artist”.

 

Uno dei problemi che gli esercenti dell'epoca si trovarono a dover fronteggiare fu la distribuzione di film in lingua straniera. Nel cinema muto, come è noto, esistevano gli intertitoli (o didascalie) che aiutavano lo spettatore a comprendere appieno quel che avveniva sullo schermo. Tale sistema non presentava nessun problema in fase di distribuzione in quanto: a) Si trattava sempre e comunque di pochissimo materiale; b) Era sufficiente rimpiazzare fisicamente gli intertitoli originali con quelli tradotti letteralmente nella lingua locale. In Paesi ove l'analfabetismo era ancora parecchio diffuso (l'Italia ad esempio, tanto per non andare a cercare lontano) era a volte presente in sala il 'lettore di didascalie', colui cioè che leggeva tali intertitoli a voce alta a beneficio degli illetterati.

 

E bene, con l'arrivo del sonoro le cose si complicarono non poco. Rimpiazzare le didascalie con i sottotitoli non era soluzione viabile a causa del già menzionato analfabetismo né d'altronde avrebbe avuto senso tenere in vita la figura del sopracitato 'lettore di didascalie' che si sarebbe ora trovato a leggere coprendo le voci degli attori (pratica che comunque, come vedremo più avanti, sopravvive in alcuni Paesi dell'est europeo).

 

Ed è proprio in tale contesto che nasce il doppiaggio cinematografico: attori locali che sotto la direzione di un direttore del doppiaggio ri-recitavano il copione tradotto alla lingua di destinazione. Il nuovo audio così ottenuto andava poi a rimpiazzare quello originale della pellicola. Il sistema andò rapidamente prendendo piede un po' ovunque, tranne nei Paesi anglofoni dove la distribuzione di film stranieri è sempre stata limitata a film 'culturali', destinati quindi a un pubblico più colto che certo non avrebbe avuto difficoltà a leggere i sottotitoli. In alcuni Paesi, Italia prima fra tutti, tale sistema si trasformò nei decenni successivi da soluzione d'emergenza in arte vera e propria che vedeva impegnati attori di grandissima statura al fianco di professionisti del doppiaggio di eccezionale bravura.

 

Però i tempi cambiano, cambia la società, cambiano le professioni, e cambia anche il tasso di alfabetizzazione. E così il doppiaggio oggi nel nostro Paese, oltre ad essere per varie ragioni lontano anni luce da quell'eccellenza qualitativa raggiunta nel periodo 1945-1990 (circa), risulta essere un anacronismo bell'e buono fomentato solo da una lobby nepotista che non ci sta a perdere il suo business milionario nonostante tale attività non giovi ormai a nessuno (se non ai doppiatori stessi, chiaro). Ma se tale attitudine gretta ed egoista da parte di una data categoria professionale è (in Italia) la norma, quello che a me risulta davvero sorprendente è come il pubblico continui a difendere il doppiaggio. Giuro di avere avuto nel corso degli anni tali e tante discussioni su quest'argomento, tanto online così come faccia a faccia, tanto con dotti professionisti così come con persone di minor cultura, da essere ormai quasi rassegnato di fronte a tanta resistenza al cambiamento.

 

Prima di chiudere offrendo al vostro giudizio una carrellata di tutte le motivazioni offertemi da varie fonti contrarie all'uso dei sottotitoli, voglio aggiungere che non siamo i soli in Europa a 'patire' ancora sotto il giogo del doppiaggio. Spagna, Francia, Germania, Austria, Repubblica Ceca e Ungheria ci accompagnano, mentre Polonia, Bulgaria, Ucraina, Russia, Bielorussia e i Paesi Baltici fanno ancora peggio, offrendo ai propri spettatori i servigi del 'lektor', una o due voci che leggono in maniera del tutto asettica la traduzione dei dialoghi mentre in sottofondo si ascoltano comunque le voci degli attori. Come le traduzioni simultanee in una conferenza internazionale, insomma. Ma se è vero che a giudicare da questa lista potremmo dedurre di essere in buona compagnia, va anche detto che nelle sale cinematografiche di tutti questi Paesi (Spagna esclusa) i film passano nelle sale ormai  anche, ove non prevalentemente, in versione originale sottotitolata, mentre doppiaggio e/o lektor restano la norma per i passaggi tv.

 

I film d'animazione, essendo destinati a un pubblico infantile, fanno ovviamente e giustamente eccezione e vengono doppiati anche in quei Paesi dove la V.O.S. è vangelo.

 

Ma eccovi le obiezioni, quelle che ricordo quanto meno, che nostri compatrioti di diversa origine, età, ceto sociale e professione mi hanno mosso a difesa del doppiaggio nel corso degli anni. Le elenco in ordine crescente dalle più sbirindellate a quelle almeno parzialmente condivisibili.

 

Critica: Tu sei un egoista perché vorresti che i film venissero distribuiti in lingua originale solo perché conosci tante lingue.

Risposta: Tutt'altro cara signora, se io non sapessi nuotare e un gruppo di nuotatori si stesse muovendo per far costruire una piscina in paese io dovrei solo ringraziarli perché se è vero che all'inizio essi usufruiranno di detta piscina molto più di me, è anche vero che grazie alla loro iniziativa io potrei imparare a nuotare.

 

Critica: Se eliminassero il doppiaggio non riconoscerei più le voci degli attori.

Risposta: Appunto: quelle che hai sentito fino ad oggi non sono le vere voci degli attori e già questo sarebbe un eccellente motivo per passare al V.O.S.

 

Critica: Oggigiorno i film non si vedono solo in sala ma piuttosto sul portatile, sul tablet, sull'i-phone. Ti ci vedi a guardare un film sullo schermo dell'i-phone con i sottotitoli che gli scorrono sopra? Ti perderesti tutti i dettagli.

Risposta: Dettagli di scena sullo schermo di un i-phone? Ma scherziamo? Non ho mai visto e mai vedrò un film su i-phone, e certo non a causa dei sottotitoli. La sola idea è per me un insulto al cinema e a chi quel film l'ha realizzato.

 

Critica: I doppiatori italiani sono universalmente riconosciuti come i migliori al mondo.

Risposta: A parte il fatto che tale affermazione non è più vera da almeno un ventennio, anche se così fosse si tratta comunque di una professione anacronistica. Anche gli arrotini o gli ombrellai ambulanti italiani erano molto bravi, che vuol dire? Anche il telegrafo a suo tempo era un bijou, perché non proporre dunque l'abolizione di fax e posta elettronica per tenerlo in vita artificialmente?

 

Critica: Se come dici tu il doppiaggio è stato spesso usato anche per apportare subdole modifiche contenutistiche ai dialoghi originali, come sai che tali magagne non avverrebbero anche con i sottotitoli?

Risposta: Perché sgamarle nei film doppiati è difficilissimo, bisogna vedere il film più volte nelle due versioni, cosa che in genere non si fa, e quindi tali magagne vengono fuori (quando vengono fuori) solo nel lungo termine. Apportare cambi di contenuti nei sottotitoli sarebbe invece un rischio assurdo perché qualche spettatore che capisce entrambe le lingue sempre c'è.

 

Critica: Il doppiaggio è l'equivalente cinematografico della traduzione per le opere letterarie, perché accetti queste e rifiuti il doppiaggio?

Risposta: Niente di più falso. La traduzione dei dialoghi è una cosa, il doppiaggio un'altra. In un libro, soprattutto di prosa, il testo rappresenta il 100% dell'opera, quindi o conosco la lingua in cui è scritto il libro e vado a leggermelo in originale, o non la conosco e devo affidarmi alla traduzione. Non ci sono vie di mezzo. In un film l'interpretazione degli attori è invece tanto importante quanto il copione stesso, e il doppiaggio vi passa sopra come un rullo compressore. Mostrare i dialoghi tradotti (fedelmente) come sottotitoli questo sì equivale all'edizione tradotta di un romanzo.

 

Critica: Tu non consideri il lato economico del cambio. Il passaggio dai film doppiati a quelli V.O.S. corrisponderebbe di certo a un crollo verticale degli incassi.

Risposta: C'è modo e modo di cambiare le cose. Il passaggio dalla situazione attuale in cui i film doppiati occupano praticamente il 100% delle sale a quella diametralmente opposta che vedrebbe il 100% delle sale appannaggio delle V.O.S. deve avvenire in maniera progressiva, nel volgere di un decennio, per esempio, al fine di dar modo agli spettatori di abituarsi al nuovo sistema. Va da se che qualche oltranzista del doppiaggio smetterà di frequentare le sale, ma questi verranno rimpiazzati dagli oltranzisti del V.O.S. che al cinema ricomincerebbero invece ad andare (peraltro questi ultimi sono generalmente più giovani dei primi, per cui lo scambio rappresenterebbe, in termini squisitamente finanziari, un guadagno). Inoltre non dimentichiamo che sottotitolare un film costa un'inezia rispetto a doppiarlo.

 

Critica: Ogni popolo, ogni lingua ha un suo modo di esprimere emozioni, con i toni della voce ancor prima che con le parole. Questo il doppiatore lo sa è saprà riportare tale emozione con successo alla lingua di destinazione, mentre i sottotitoli rischierebbero di eliminare tali emozioni.

Risposta: E' innegabile che oltre a vocaboli e sintassi ogni lingua possiede una serie di codici di comunicazione diciamo così semi-verbali impossibili da rendere appieno coi sottotitoli. Ed è vero che in questo caso specifico un bravo doppiatore a cui sia stato dato il giusto tempo di studiare l'originale e che possa contare su un altrettanto bravo direttore del doppiaggio arricchirebbe l'opera anziché depauperarla. Ed è proprio per questo che molte opere del passato mantengono nella versione doppiata italiana l'eccellenza dell'originale. Il problema è che al giorno d'oggi tale situazione ottimale è ormai una chimera, e che i doppiaggi vengono realizzati sempre più spesso in fretta e in furia e prescindendo dalla figura del direttore di doppiaggio. Il caso di “Lei” di Spike Jonze è emblematico, con Micaela Ramazzotti che ha letteralmente reinventato -devastandola- l'interpretazione di Scarlett Johansson. E stando così le cose preferisco perdere il senso più intrinseco di un'emozione X in -diciamo- giapponese piuttosto che riceverne una versione ricreata in modo spiccio, arbitrario e quindi quasi certamente incorretta.

 

Critica: Lo scorrere dei sottotitoli mi distrae; alla fine mi tocca sempre scegliere se leggere il testo o guardare quello che accade sullo schermo.

Risposta: Riconosco questa come unica critica parzialmente fondata contro l'uso dei sottotitoli. Aggiungo però che tale 'distrazione' va progressivamente scomparendo man mano che il nostro occhio e la nostra testa vanno prendendo familiarità con le versioni V.O.S. Il corpo umano ha capacità di adattamento praticamente infinite, l'unico vero freno è sempre la nostra mente e la sua omnipresente paura del nuovo.

 

 

Prima di chiudere lasciando spazio alle vostre opinioni sul tema, che spero giungeranno copiose, voglio spendere due parole di sentito ringraziamento per i grandi Ferruccio Amendola, Oreste Lionello, Giancarlo Giannini, Pino Locchi, Gino Cervi, Glauco Onorato, Maria Pia Di Meo, Wanda Tettoni, Tonino Accolla e tutti quei doppiatori italiani più o meno noti che hanno regalato a tutti noi cinquant'anni di sogni. Siete parte della storia del cinema e della storia del nostro Paese, e questo mio non vuol certo essere un Post denigratorio contro la vostra professione. Ma nella vita pochissime cose sono 'per sempre', e il doppiaggio cinematografico non rientra certo fra queste. E i vostri eredi odierni, avidi, egoisti e per nulla disposti a farsi da parte, finiranno solo con l'insozzare il nome dell'arte cui voi tanto lustro avete saputo dare.

 

Marco

 

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