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TFF 33: carrozza 7, posto 7
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Torino: 8.33 del mattino.

 

Torino avvolta dalla nebbia fredda del mattino è bellissima per chi come me ha un animo melanconico. Il grigio mutevole della città è attraversato da fantasmi gobbi, figure nere che scivolano sotto i portici e vengono illuminati dalle luci calde dei bistrot.  Un solo attimo e rivelano la loro natura, per poi mimetizzarsi di nuovo nella bruma. Il Torino Film Festival inizia da qui, da un'atmosfera che sembra materializzatasi da un film di Béla Tarr. Se passa un cavallo, lo seguo.

Giorno 1

scena

God Bless the Child (2015): scena

God bless the child.

Torino 33, documentario.

Una giornata nella vita di una famiglia priva di punti di riferimento. Bambini che saranno adulti domani, lasciati allo sbando oggi. Ezra, Harper, Elias, Jonas, Arri fanno di cognome Graham. Sono cinque fratelli di una normale famiglia disfunzionale americana composta dal glauco ricordo del padre deceduto e la madre assente che fugge al mattino rincorsa da uno dei bambini per strada per tornare - forse - a tarda notte. Forse non ritorna neppure.
I fratellini sono accuditi da Harper, la sorella maggiore, di fatto la protagonista del film che si incarica di sacrificare la propria adolescenza per non lasciare i bambini da soli.
Scritto da Rebecca e Robert Machoian anche regista insieme a Rodrigo Ojeda-Beck, God Bless the Child è di fatto un documentario che propone  protagonisti reali colti nell'esercizio della loro vita quotidiana. Quello che ne viene fuori è un ibrido tra la testimonianza del reale e la messa in scena del reale ma troppo reale per non destare sospetti.

Le immagini mostrano in un ambiente al limite del degrato, la convivenza dei ragazzi tra lazzi e giochi, piccoli soprusi e dolcezze improvvise. Uno spaccato di vita dove lampi di umanità e amore fraterno sciolgono la durezza del palco che i bambini, ignari, calcano. Ignari fino ad un certo punto. Quello che non torna è l'esasperarsi di alcune situazioni, per cui quel palco diventa uno spazio per mettersi in mostra, piuttosto che vivere in libertà, il peso e la presenza della telecamera, nonostante gli sforzi per ignorarla, si sente in tutta la  sua gravità. 
La trasformazione del contesto realistico in set è lampante, la scrittura fuoriesce in maniera diretta quando avrebbe dovuto essere sottotraccia ammantando tutta l'operazione di un'ombra posticcia. I bambini sono molto più che naturali, recitano loro stessi. L'esibizione è costante, diretta registicamente per elevare la situazione specifica a modello sociale. La parte per il tutto di una società il cui nucleo base la famiglia, è frantumato da adulti assenti e irresponsabili, lasciando l'educazione - per cos dire - dei più piccoli alla casualità di una quotidianità selvaggia, priva di regole e delegata alla dedizione disperata di un'adolescente che vede il suo tempo mangiato dal vuoto anafettivo del genitore. La ninna nanna iniziale di Harper viene ripresa alla chiusura del film, e in quel momento ci si accorge che è in favore della madre, rientrata senza salutare nessuno e ficcata a letto di spalle. Dio benedica i bambini che cantano le ninne nanne ai genitori. Un ribaltamento drammatico ritratto in una forma che vorrebbe essere naturalmente evocativa, asettica nel mostrare il degrado emotivo in corso ma talmente smaccato nella messa in scena che non può esimersi dal suggerire un giudizio e portare - forse involontariamente - lo spettatore dalla propria parte. Un film-documentario più interessante che bello, che vive di sprazzi lirici ma soffre di pesante consapevolezza autoriale, e che stimola discorsi dietrologia etica ed educativa capace di vivere separata dal film stesso.
Voto **1/2

 

Real Oni Gokko Tag

After Hours. Surreale, horror.

Shion Sono è autore giapponese noto ai cinefili, visto nei festival, scaricato su internet. Un artista a tutto tondo, un dandy irascibile estremamente prolifico e capace di vestire i suoi film con l'abito dei generi (e degeneri) più disparati. Presente a Torino con tre film sui ben cinque girati nel 2015, è autore mai uscito nelle sale italiane. Se uscisse qualcosa sarebbe sicuramente snobbato non rietrando l'autore per caratteristiche in nessuna etichetta artistica, ma proprio questa sua anarchia creativa viene premiata con 400 persone festanti per il primo dei film in programma al festival.

Real oni gokko tag , tratto dal romanzo di Yusuke Yamada, è film dalla sinossi ardua e dalla messa in scena eccessiva, calibrata tra la commedia nera e l'horror splatter. Foriero di riferimenti più o meno espliciti alla cinematografia fantastica più conosciuta (Final destination; E venne il giorno; Exintenz per citarne tre) è invece follemente personale nell'anarchia espressiva tipica del regista capace all'interno dello stesso film di repentini cambi di trama, spiazzanti e originali, anche in divertissement a basso costo come questo.

La giovane studentessa Mitsuko è in viaggio con tutta la classe su di un pullman. Improvvisamente un vento "tagliente" trancia di netto in due automezzo e occupanti in un tripudio di sangue e frattaglie. Solo Mitsuko si salva e fugge inseguita dal folle vento. Questo è solo l'inizio di un delirio visivo horror-surreale ove i piani esistenziali si fondono e si ripentono in massacri sempre più sanguinosi ed estremi, ma al contempo talmente eccessivi da risultare consapevolmente fumettistici e bidimensionali. Mitsuko abita un universo tutto femminile che si contorce e si modifica replicandosi per metterla sempre in condizione di pericolo. Sospeso tra l' incubo e una realtà stratificata tra concreta e virtuale, il film accelera compulsivamente verso una risoluzione sorprendentemente bizzarra, accarezzando la fantascienza politica e più in generale, ammantando le sue protagoniste di tutti i dubbi che abitano gli adolescenti. Identità e destino, autorità e anarchia, colpa e responsabilità. Un folle gioco sospeso nel tempo, furibondo nella messa in scena che non si cura di apparire a volte ridicolemnte estrema ma facendo di questo aspetto un puntello sul quale godere di un divertimento cinefilo libero da vincoli e pruderie produttive. Lunga vita a Shion Sono.

Voto: ***1/2

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