Lupin III: il castello di Cagliostro
- Animazione
- Giappone
- durata 100'
Titolo originale Rupan sansei: Kariosutoro no shiro
Regia di Hayao Miyazaki

In streaming su Amazon Video
vedi tuttiRUPAN SANSEI: KARIOSUTORO NO SHIRO
L'Esordio al Lungometraggio di Hayao Miyazaki coincide con la seconda avventura cinematografica del noto personaggio Lupin III, rivisitazione moderna e giapponese del quasi omonimo ladro gentiluomo inventato da Leblanc (che, nella finzione, è il nonno del protagonista anime).
Rispetto ai successivi (Capo)lavori del Maestro dello Studio Ghibli, questo film sembra meno personale e inglobato dal franchise di appartenenza, ma ad un'occhiata un po' più attenta la mano dell'Autore di "Mononoke-hime" si sente.
Innanzitutto troviamo come co-protagonista una ragazza forte e determinata a fuggire dalla prigionia, un villain potente e avido, una palese simpatia per i fuorilegge e un castello particolare. Ok, si tratta di elementi magari un po' sterili e forzati, ma nel modo in cui sono rappresentati si sente, a pelle, l'origine delle varie rielaborazioni che il Regista ne farà nelle sue Opere future. Si potrebbe citare anche la storia d'amore mai completamente espressa tra Lupin e la Duchessa, come anche una sottile attenzione per i giardini e le civiltà decadute.
Poi, certo, alla fine si è di fronte comunque ad un film che appartiene (forse) più a Lupin III che non a Miyazaki (ma dopo la revisione non ne sono più così sicuro), ma comunque abbiamo un Film dal gusto pienamente cinematografico e non ad una sorta di puntata lunga della serie: infatti, pur puntando molto sui rimandi ai vari personaggi degli anime, il film di Miyazaki comunque riesce a reggersi benissimo autonomamente, e anche solo per questo meriterebbe di essere apprezzato.
In ogni caso, "Rupan sansei: Kariosutoro no shiro" è, a parer mio, un ottimo Film d'Animazione che merita di essere visto e rivisto, come praticamente tutti i Lavori di Hayao Miyazaki.
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Omaggio davvero doveroso... Di quelli belli e succosi come sai fare solo tu
Grazie!
bellissimo omaggio e grazie per aver citato il mio account, mi fa davvero un immenso piacere. Mi hanno colpito in modo particolare i commenti su Il Castello nel Cielo e Ponyo sulla Scogliera. Quando riuscirai a recuperare Conan Il Ragazzo del Futuro sicuramente rimarrai di sasso nello scoprire che tutto il mondo creato da Miyazaki dal 1984 al 2013 era già stato compresso ma descritto in maniera sublime nella serie animata giapponese migliore - secondo me - di tutti i tempi. Addirittura ci sono teorie che spiegano come Il racconto di Laputa sia un prequel della serie animata, mentre Nausicaa della Valle del Vento sia invece un sequel post-post apocalittico della stessa. Il fascino della poetica miyazakiana è unico e colmo di elementi che esaltano il genio del regista. Se vuoi ulteriormente approfondire sia il Miyazaki regista, sia l'Hayao uomo ti consiglio di vedere Il Regno dei Sogni e della Follia e Never Ending Man, due documentari che riescono ad entrare in simbiosi con la vita dell'artista e con l'ambiente creativo dello Studio Ghibli. un saluto :)
Non potevo non citare la tua monografia su Miyazaki, come non potevo non citare le due recensioni di Leman. Grazie invece a te per aver apprezzato questo mio contributo: tra l'altro credo sia la mia prima incursione, in questo sito, nell'Animazione, se escludo l'inserimento di "Sen to Chihiro no kamikakushi" e di "Kirikou et la sorcière" nella mia prima playlist.
Su 'Conan', so che è tratto da un romanzo ma poi riadattato, se non sbaglio, fortemente dal Regista (così come modificherà significativamente "Howl"): comunque è in cima alla mia lista di serie da recuperare.
Ti ringrazio inoltre per i consigli documentaristici riguardanti Miyazaki! A presto!
Avendo rivisto "Kaze tachinu" (Si alza il vento), ho modificato il mio commento al Film aggiungendo alcuni retroscena e ampliando un po' le mie riflessioni a riguardo.
E dopo l'epopea "snyderiana", eccomi finalmente in questa tua nuova playlist "miyazakiana" completamente in ritardo ;D
E' stata davvero una gradita sorpresa questa tua prima incursione vera e propria nell'animazione partendo da un autore importante come Miyazaki, ed essendo anch'io un "non-esperto" dell'animazione giapponese nonostante la trentina di film anime da me visti, ammetto che come al solito da ogni tua play imparo sempre qualcosa di nuovo oltre che ad apprendere sempre meglio i tuoi gusti cinefili che spesso si sposano anche con la tua "visione politica" del mondo.
Anch'io come te da piccolino mi ero approcciato ad alcuni film di Miyazaki che passavano in televisione, in particolare "Ponyo sulla scogliera", "Il mio vicino Totoro" e "Il castello errante di Howl", e da quel che mi ricordo mi davano un senso di gioia misto ad angoscia che raramente provavo nei numerosi cartoni che guardavo in televisione durante la mia infanzia e prima adolescenza. Il ricordo quindi era ancora vivo in me nonostante non conoscessi molto bene la poetica del maestro giapponese, così mi sono deciso l'anno scorso di recuperarmi tutte le pellicole di Miyazaki grazie a Netflix e vedendole tutte rigorosamente in lingua originale vista la deriva "cannarsiana" che avevano preso i nuovi doppiaggi dello studio Ghibli.
Recuperando ogni film di Miyazaki cronologicamente a parte l'opera prima non reperibile su Netflix, ho così anch'io esplorato la poetica miyazakiana dalle sue origini fino al suo epilogo, e devo dire che sono rimasto abbastanza stregato dalla sua animazione superlativa, ma anche dai vari sottotesti pacifisti, ambientalisti, "socialisti" veicolati attraverso un genere spesso "fantasy" che collide e si scontra con l'urbana desolazione dei sentimenti umani, senza sviluppare però nelle sue storie quel "cinismo prematuro" nei bambini che sono chiaramente il target principale a cui vuole mirare l'autore nipponico, perché in loro vede quell'innocenza perduta e quella caparbietà necessaria per affrontare e risolvere le problematiche lasciate dagli adulti che spesso sono molto più "inetti" e "spregiudicati" dei loro stessi figli.
Ogni suo film è dunque intriso da questa sagace poetica pedagogica fatta di buoni sentimenti senza scadere nella banale retorica, che è necessaria per stupire ed insegnare ai bambini riguardo alle calamità e ai “mali” che affliggono il Pianeta Terra, e per quanto riguarda gli adulti, farli riflettere su come certe loro derive comportamentali "oscure" portino soltanto all'autodistruzione non solo di sé stessi, ma anche di coloro che gli stanno attorno.
Tra tutti i magnifici film di Miyazaki quello che ho apprezzato di più è sicuramente "La principessa Mononoke" per la sua genuina "crudezza" (il sangue sgorga molto in questo suo film e non solo) e per la sua viscerale mitologia ambientale e feudale che si viene a creare nello scontro catartico tra uomo e natura che ho apprezzato molto, in cui l’epos scintoista la fa da padrone.
Mi ha particolarmente colpito anche “Il castello nel cielo” che non sento nominare così spesso quando si parla dei capolavori del maestro e che sicuramente da piccolo avrei adorato alla follia, poi io ho un debole per lo steampunk quindi ci sono andato a nozze con questa favola “tra le nuvole” per ragazzi che mi ha ricordato nell’estetica e nei temi un classico racconto di Jules Verne.
Insomma, chapeau all’animatore giapponese che da sempre ammira l’Occidente in particolare l’Italia con mia grande sorpresa, soprattutto in campo aereo che sembra averlo davvero formato e ammaliato durante la sua infanzia, infatti i collegamenti con la nostra patria ci sono esplicitamente in “Porco Rosso” (geniale nella sua satira politica) e nella sua ultima opera “testamento” “Si alza il vento” in cui ho particolarmente apprezzato la presa di posizione politica di Miyazaki, che mi ha davvero fatto felice soprattutto perché nel periodo del film e tutt’ora, il Giappone da paese profondamente maschilista e revisionista sul suo passato, sta rinnegando anche la sua stessa costituzione “pacifista” che i conservatori vorrebbero revisionare in vista dell’offensiva militare ed economica nei confronti della Cina capitanata dagli Stati Uniti (il cosiddetto “Quad” composto anche da India e Australia) per avere più margine di manovra nel gestire le sue enormi forze militari di “autodifesa”, che in realtà sono segretamente convertibili in forze d’attacco per lanciare un’offensiva a tutto campo, idem per l’arsenale atomico “negato” in nome del "vassallaggio" nei confronti degli USA ma che in realtà potrebbero benissimo sviluppare velocissimamente in caso di “estrema necessità”.
Date queste premesse, il cinema di Miyazaki ha bisogno di vivere e di contraddire la nuova “estroversione” geopolitica del suo paese in modo che non ricada negli stessi errori del passato, che l’hanno condotto poi alla tragica sconfitta della seconda guerra mondiale con lo sganciamento delle due bombe atomiche che inevitabilmente hanno segnato l’immaginario collettivo giapponese da sempre afflitto da calamità sia “naturali” che “umane”.
Insomma, Miyazaki è un cineasta che bisogna sempre tenere in considerazione quando si parla di Cinema e che non lo si può relegare esclusivamente nel mondo dell’animazione per partito preso (spesso per pregiudizi superficiali ed “infantili”), soprattutto perché il suo Cinema non è soltanto esercizio stilistico di alta fattura, ma un vero e proprio trattato sociopolitico sulla società odierna e il suo stesso paese, dove quest’ultimi oggigiorno hanno più che bisogno della poetica miyazakiana per recuperare quell’innocenza perduta e quella pedagogia contraria ad un sempre più dilagante cinismo che oggi sembra imporsi anche nelle più giovani generazioni.
Essendo cresciuto da un’opera “figlia” della poetica di Miyazaki ovvero “Avatar The Last Airbender”, non potevo da “adulto” che ritornare all’origine di quella forza espressiva e straordinaria che ha cresciuto ed ispirato ormai ben più di una generazione.
Concludo ringraziandoti per questa ennesima playlist ricca di spunti di riflessione su un autore che devo maggiormente approfondire e colgo i suggerimenti “biografici” tuoi e di @Genga009 per partire ad analizzare più in profondità il genio di Hayao Miyazaki, oltre che ad approfondire maggiormente l’animazione nipponica di cui ancora mi sento abbastanza inesperto se non un vero e proprio “neofita”.
PS: l’unico film di Miyazaki che non mi ha totalmente convinto è “Il castello errante di Howl” soprattutto per la sua narrazione frammentaria che mi è parsa concentrarsi più sulla sua “forma” che sulla sua "sostanza" nonostante siamo presenti i temi ricorrenti dell’autore, però dovrei rivederlo meglio per dare un giudizio definitivo, ammetto che alla seconda visione “adulta” mi ha un po’ “annoiato” nonostante lo splendido spettacolo visivo.
Attenderò quindi con impazienza anch’io una recensione di @Leman a riguardo perché è molto probabile che l’abbia visto con l’occhio storto.
L’opera prima di Miyazaki invece non mi ispira molto per il personaggio “derivativo” di Lupin III che mi ha sempre fatto ridere in quanto appassionato all’originale francese, ma forse qui è il mio pregiudizio che parla e il mio “fetish” per tutto ciò che riguarda l’Ottocento (steampunk incluso). Ovviamente recupererò anche quello per completezza fidandomi del tuo giudizio.
Non so che ne pensi del collega e amico Isao Takahata sempre dello studio Ghibli, io ho recuperato sempre su Netflix “Pioggia di ricordi” e “La storia della Principessa Splendente” che ho trovati straordinari quanto i film di Miyazaki.
¡Hola anche qui Nihilist!
Di Miyazaki da ragazzino mi sa che vidi soltanto 'La città incantata', che ho amato a prima vista, ma solo una decina di anni fa (forse anche meno) ho iniziato a recuperare davvero i suoi Lungometraggi, quindi l'apprezzamento che nutro nei confronti di questo Autore credo sia realmente sbocciato proprio guardandolo con occhio 'adulto', e infatti se decisi poi di approfondirlo (penso intorno al 2015) fu proprio perché notai un'affinità 'contenutistica' e politica.
Sullo 'scontro' tra il pacifismo dichiaratamente di sinistra di Miyazaki e il crescente militarismo conservatore della classe politica giapponese non aggiungo altro rispetto a quel che dici tu: anch'io, infatti, sapevo che la sua costituzione 'pacifica' (imposta dagli usa) è da tempo stata aggirata, in attesa soltanto di una sua esplicitazione. Cosa che del resto è già avvenuto con l'italia, costituzionalmente contraria alla guerra come forma di offesa, ma già almeno dagli anni '90-'00 impegnata nelle missioni 'di pace' statunitensi.
Sul rapporto tra Miyazaki e l'infanzia, "MondoMiyazaki" di Napier (lo cito ancora perché parecchie informazioni le ho apprese grazie a questa lettura) dice che, soprattutto negli ultimi anni, il Regista a volte esprime (fuori dai Film) un certo malcontento nei confronti delle ultime generazioni, per lui troppo attaccate 'alla televisione' e poco 'nel mondo', tant'è che sembra esserci stata qualche tensione tra lui e i suoi 'successori', a partire dal figlio Goro. Non ha, però, credo mai declinato (non totalmente almeno) questa 'sfiducia generazionale' in un atteggiamento 'ciceroniano' da 'o tempora o mores', mantenendo una forte auto-critica probabilmente verso la sua stessa generazione (e sé stesso) ma soprattutto una speranza di poter in qualche modo far leva sul pubblico infantile ancora innocente.
Riguardo all'animazione giapponese, neanch'io posso definirmi un esperto, visto che oltre a Miyazaki ho visto davvero pochissimo: di Takahata, per esempio, non ho ancora visto nulla, pur avendo puntato da anni 'La tomba delle lucciole'. Per questo avevo puntato diversi post di Genga su vari Autori in questo campo, leggendone una su Hiroyuki Okiura che ho trovato estremamente interessante, non conoscendo affatto il cineasta.
Riguardo ad Hauru, io personalmente invece lo considero uno dei miei Miyazaki preferiti, pur stando un attimo sotto al 'Dittico' "Mononoke-hime" & "Sen to Chihiro no kamikakushi" (La città incantata), ma anche a "Kurenai no buta" (Porco Rosso). Ho apprezzato molto anche il Romanzo alla base, che soprattutto all'inizio mi è parso proporre una sottile ma interessante critica al motore del capitalismo (ovvero lo sfruttamento del lavoro altrui), però penso che Miyazaki abbia migliorato il materiale originario, soprattutto rendendo più sfumati 'eticamente' i vari Personaggi.
¡Hola anche qui Nihilist!
Di Miyazaki da ragazzino mi sa che vidi soltanto 'La città incantata', che ho amato a prima vista, ma solo una decina di anni fa (forse anche meno) ho iniziato a recuperare davvero i suoi Lungometraggi, quindi l'apprezzamento che nutro nei confronti di questo Autore credo sia realmente sbocciato proprio guardandolo con occhio 'adulto', e infatti se decisi poi di approfondirlo (penso intorno al 2015) fu proprio perché notai un'affinità 'contenutistica' e politica.
Sullo 'scontro' tra il pacifismo dichiaratamente di sinistra di Miyazaki e il crescente militarismo conservatore della classe politica giapponese non aggiungo altro rispetto a quel che dici tu: anch'io, infatti, sapevo che la sua costituzione 'pacifica' (imposta dagli usa) è da tempo stata aggirata, in attesa soltanto di una sua esplicitazione. Cosa che del resto è già avvenuto con l'italia, costituzionalmente contraria alla guerra come forma di offesa, ma già almeno dagli anni '90-'00 impegnata nelle missioni 'di pace' statunitensi.
Sul rapporto tra Miyazaki e l'infanzia, "MondoMiyazaki" di Napier (lo cito ancora perché parecchie informazioni le ho apprese grazie a questa lettura) dice che, soprattutto negli ultimi anni, il Regista a volte esprime (fuori dai Film) un certo malcontento nei confronti delle ultime generazioni, per lui troppo attaccate 'alla televisione' e poco 'nel mondo', tant'è che sembra esserci stata qualche tensione tra lui e i suoi 'successori', a partire dal figlio Goro. Non ha, però, credo mai declinato (non totalmente almeno) questa 'sfiducia generazionale' in un atteggiamento 'ciceroniano' da 'o tempora o mores', mantenendo una forte auto-critica probabilmente verso la sua stessa generazione (e sé stesso) ma soprattutto una speranza di poter in qualche modo far leva sul pubblico infantile ancora innocente.
Riguardo all'animazione giapponese, neanch'io posso definirmi un esperto, visto che oltre a Miyazaki ho visto davvero pochissimo: di Takahata, per esempio, non ho ancora visto nulla, pur avendo puntato da anni 'La tomba delle lucciole'. Per questo avevo puntato diversi post di Genga su vari Autori in questo campo, leggendone una su Hiroyuki Okiura che ho trovato estremamente interessante, non conoscendo affatto il cineasta.
Riguardo ad Hauru, io personalmente invece lo considero uno dei miei Miyazaki preferiti, pur stando un attimo sotto al 'Dittico' "Mononoke-hime" & "Sen to Chihiro no kamikakushi" (La città incantata), ma anche a "Kurenai no buta" (Porco Rosso). Ho apprezzato molto anche il Romanzo alla base, che soprattutto all'inizio mi è parso proporre una sottile ma interessante critica al motore del capitalismo (ovvero lo sfruttamento del lavoro altrui), però penso che Miyazaki abbia migliorato il materiale originario, soprattutto rendendo più sfumati 'eticamente' i vari Personaggi.
¡Hola anche qui Death!
Io da bambino vidi quei 3 film di Miyazaki grazie al canale Rai Gulp che seguivo assiduamente in cui vidi per la prima volta anche "Avatar The Last Airbender"! Bei tempi all'epoca perché trasmettevano tanti bei cartoni anche francesi con tinte anime come "Code Lyoko" e la celebre serie animata italiana sottovalutatissima "Huntik".
Diciamo che anch'io come te ho recuperato solo da "adulto" la maggior parte dei film di Miyazaki ed è forse stato un bene visto che sono riuscito a cogliere più chiavi di lettura, da bambino sicuramente avrei colto molto meno a parte il valore "emozionale" delle storie e la spettacolarità dell'animazione. Sicuramente il lato fanciullesco che è in me l'ho riavvertito guardando i film di Miyazaki soprattutto in "Il castello nel cielo", la storia d'amore tra i due ragazzini è veramente toccante e ha trovato ovviamente in me in quell'innocenza e quel sentimentalismo che purtroppo fatico a conservare in questi tempi bui e funesti dell'età adulta, insomma, rischio di cadere in quel famoso "cinismo" che Miyazaki tanto rigetta XD.
Eh sì, purtroppo il "pacifismo nipponico" molto presente nelle vecchie generazioni che hanno subito i traumi della seconda guerra mondiale si sta lentamente sgretolando riconvertendosi in un neo-nazionalismo militarista molto pericoloso, infatti questa deriva "reazionaria" e "conservatrice" Miyazaki l'ha segnalata in "Si alza il vento" e non a caso ha incontrato la critica del governo che conserva tutt'ora il monopolio culturale e storico del paese, infatti nonostante sia una "liberal-democrazia" il Giappone, in fatto di propaganda e revisionismo storico non è tanto distante dai vari regimi sparsi nel mondo.
Ben venga dunque un autore come Miyazaki che oltre ad essere pacifista, socialista e ambientalista, è anche profondamente femminista, infatti molte sue opere presentano spesso delle protagoniste femminili in opposizione alla cultura maschilista ancora predominante nel paese.
Sì, anche da noi la Costituzione pacifista (anch'essa imposta dagli USA, chissà perché) è stata ampiamente bypassata, ma questo perché le ex potenze dell'Asse sono state riconvertite da subito in "alleati" (meglio ancora: vassalli/portaeree "naturali" americane) in funzione antisovietica, che ha portato infatti ad un certo nazionalismo/fascismo a conservarsi nel tempo fino a riesplodere negli ultimi tempi e non solo. E anche qui Miyazaki si è fatto sentire: «Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale».
Molto interessante ciò che mi riveli sulla critica ai giovani di oggi di Miyazaki, in effetti ce ne sarebbe da dire sulle disfunzioni nella società "tecnocratica" giapponese, di sicuro quelle sue affermazioni vertono anche sul crescente fenomeno degli hikikomori e degli otaku, i cosiddetti "maschi erbivori" che poi incidono anche sul tasso di natalità molto basso in Giappone non tanto distante da quello italiano.
Poi credo che la critica "dell''anziano" sui "giovani" di oggi sia una costante anche negli altri paesi e sicuramente ci sono delle solide argomentazioni a riguardo, però è interessante come questi suoi pensieri li tenga ancora per sé, potrebbe anche darsi che queste critiche rientreranno nel suo ultimo film a cui sta lavorando e che vuole dedicare ai nipoti, chissà, sicuramente questo suo spirito "ottimista" sui "fanciulli" è una pedagogia che approvo anch'io perché ne va anche del nostro futuro visto che già i giovani "odierni" son sempre meno rispetto a un tempo. La motivazione, l'insegnamento di un buon comportamento etico e il dibattito "semplificato" su temi importanti ed attuali, credo che siano aspetti fondamentali che dovrebbero essere tenuti conto non solo dagli insegnanti di oggi, ma anche dagli artisti contemporanei e del "domani".
Ovviamente io spero che il figlio di Miyazaki e i prossimi "talenti" dello studio Ghibli sfornino delle opere in questa direzione senza risultare comunque una banale "fotocopia" dei fondatori dello studio.
In sostanza, un fallimento dello studio Ghibli sarebbe una vera perdita non solo per la società giapponese, ma anche per il resto della popolazione mondiale.
Ormai sono gli unici "animatori" che possono contrastare e fare concorrenza allo strapotere disneyano che diciamo non brilla per "inventiva" e "sensibilità" verso le generazioni più giovani a parte qualche eccezione della Pixar.
Io per ora ho seguito i consigli di @Genga009, @ilcausticocinefilo e @Leman in fatto di animazione giapponese recuperando alcune opere di Mamoru Oshii, Satoshi Kon e Hiroyuki Okiura appunto, e diciamo che tra biblioteche, Amazon Prime e Netflix, sono riuscito a recuperare qualcosina.
Purtroppo i film anime ancora non sono così "sdoganati" in Italia (un po' come il Cinema orientale) per via di vari pregiudizi "puerili" ed "ignoranti".
Del figlio di Miyazaki ancora non ho recuperato nulla, di Takahata invece sono riuscito a recuperare qualcosa su Netflix e stranamente non è presente nel catalogo il suo capolavoro assoluto ovvero il da te citato "La tomba delle lucciole", ed è pure introvabile nelle biblioteche!!! Me ne farò una ragione ;(
Terrò conto del tuo punto di vista su "Il castello errante di Howl" per una futura revisione, diciamo che sono rimasto abbastanza deluso dalle alte aspettative, cercherò di rivederlo attraverso le tue riflessioni e suggestioni sperando di rivalutarlo in meglio. Chissà, magari il romanzo di partenza mi piacerà di più ;D
Già che ci sono, il regista che doveva dirigere Il castello errante di Howl" ossia Mamoru Hosoda, è un autore interessante che ti consiglio di recuperare nonostante non sia così apprezzato dagli utenti esperti di animazione qui su filmtv ;)
La 'sfiducia' che Miyazaki Hayao ogni tanto sembra nutrire/aver nutrito (stando sempre a quel che ho letto nel libro di Napier) nei confronti delle generazioni successive penso possa rispondere anche a emotività: comunque è un essere umano con le sue contraddizioni e i suoi dubbi.
Sulla questione del conservatorismo giapponese non aggiungerei altro, perché bene o male la situazione sembra chiara.
Riguardo a 'La tomba delle lucciole', fortunatamente nella rete bibliotecaria provinciale di Bergamo pare essere disponibile: ora ho già altri titoli in coda (probabilmente contando anche quelli che devo restituire dovrei aver sforato il 'tetto massimo'), però dovrò ricordarmi di (ri)metterlo in cima alle mie 'watchlist'.
Intanto questa risposta è stata più breve del solito: probabilmente ciò è dovuto anche all'ora (pur nella mia 'insonnia', o "Insomnia", di notte la mia volontà di concentrazione si riducia), comunque se, rileggendo 'col sole', troverò altri argomenti da citare li aggiungerò.
Già mi faccio un appunto sulla questione Femminismo, molto importante nel Cinema di Miyazaki e, come ben dici tu, fortemente in contrasto con il tradizionalismo giapponese.
Sul discorso emotività in effetti è vero anche quello.
Nulla da aggiungere sul conservatorismo giapponese se non un consiglio vivissimo di lettura del numero di Limes chiamato "Rivoluzione giapponese" o i relativi interventi associati su YouTube.
Beato te che a Bergamo sei riuscito a trovarlo, io aspetterò eventualmente sul mercato home video/streaming legale o in sala se mai verrà riproiettato (ma ne dubito).
Tranquillo Death sull'ora tarda, non sei l'unico, capisco perfettamente la "stanchezza mentale" da un certo orario in avanti, in effetti ieri ti ho "bombardato" di commenti XD
Ci stava il bombardamento di commenti: le altre sere, però, rimandavo magari la lettura al giorno dopo mentre stanotte ho voluto leggere subito. Comunque ti ringrazio per il consiglio riguardante gli approfondimenti di Limes sul conservatorismo nipponico: la lettura non so se riuscirò a farla, però i video penso che li guarderò (anche se probabilmente non subito).
Ieri sera il "bombardamento" l'ho fatto anche per chiudere e rispondere alle varie discussioni aperte visto i miei tempi di risposta spesso troppo dilatati negli scorsi giorni per impegni vari.
Secondo me è un tema che potrebbe interessarti molto quello che tratta Limes sul Giappone ovvero di questa sua nuova "estroversione geopolitica", anche perché come ben sai l'analisi è a 360 gradi. Sicuramente i video sono più "abbordabili" e guardali pure con calma, è già tanto che ti abbia accesso un nutrito interesse a riguardo :D
Tra l'altro ti consiglio, sempre quando avrai tempo, il canale YouTube "Asian Boss", una testata giornalistica di giovani indipendenti che si occupa di intervistare su temi politici e socio-culturali persone comuni residenti in Asia, con particolare focus sull'estremo Oriente (Cina, Giappone e Corea del Sud).
Molto toccante un servizio che hanno fatto su un'animatrice giapponese sottopagata.
Un caro saluto e alla prossima play/recensione ;D
Grazie anche per il suggerimento su Asian Boss: ho dato un'occhiata rapidissima e pare estremamente interessante.
Anche io, come Death Cross, non sono un'esperta di cinema d'animazione giapponese e anime; sono cresciuta con le versioni "mutilate" di anime giapponesi anni '80, quelli che nelle reti dell'allora Fininvest venivano edulcorati per renderli digeribili ad un pubblico infantile. Alcune di quelle storie mi inquietano e non sapevo bene perché, poi ho scoperto che al di là della qualità del prodotto quelle non erano "storie per bambini". Di Miyazaki e dello studio Ghibli amo la capacità di produrre film "per bambini" mai banali e godibili anche per noi grandi; io l'ho scoperto quando avevo circa 23 anni con una visione casalinga de La città incantata. Nella riscoperta del cinema per ragazzi che ho fatto come madre e come insegnante giudico lo Studio Ghibli particolarmente importante, forse anche più della filmografia Disney. Circa 5 anni fa ho cercato di fare un "rating"per età dei film Ghibli, nello stesso periodo in cui li guardavo e riguardavo con mia figlia, allora molto piccola ma già in grado di cogliere qualcosa, anche se certo non tutto, di film come "Nausicaa della valle del vento". Anche i ho apprezzato molto film di altri registi dello Studio, in un particolare la Storia della principessa splendente ma forse ciò che amo di più propri nel suo fondatore è l'energia gioiosa, accompagnata dalla forza e dalla creatività delle sue protagoniste, quasi tutte ragazze e bambine. Certo, non mi arrischierei mai a definire Miyazaki, 80enne giapponese, "femminista" ( non posso non notare che anche tra le nuove leve dello Studio Ghobli non ci sono regoste donne, ma da quel che so del Giappone parrebbe una cosa quasi impensabile), ma è innegabile che le protagoniste dei suoi film sono molto lontane da stereotipi occidentali ed orientali di "femminilità" e gli sono grata per questo.
ho commesso una serie di errori ridicoli scrivendo da smartphone, mi scuso e spero si capisca ugualmente
Grazie shadgie per aver commentato, e non preoccuparti per gli errori: anche a me è capitato di scrivere da smartphone ed è sempre stato un dramma (una volta, qui dentro, temo di aver cancellato per sbaglio una risposta di un altro utente ad una mia recensione).
Sulla questione Miyazaki e femminismo, in effetti la scarsità (se non assenza totale) di registe donne nello Studio Ghibli non deporrebbe molto a favore di questa lettura del suo Cinema. Come dici te (e anche CineNihilist sopra), però, in terra nipponica esiste un maschilismo talmente radicato da rendere quasi impossibile per le donne emergere in certi ambiti tradizionalmente considerati 'maschili'. Però pare che nello Studio Ghibli ci siano da sempre state diverse donne coinvolte nell'animazione, anche in ruoli importanti: non di primo piano come la regia, e questo è piuttosto grave, però la 'crew tecnico-artistica' della Ghibli sembra essere molto più femminile di quanto questa (grave) assenza di registe donne lascerebbe pensare. Inoltre, come anche te dici, le Protagoniste di Miyazaki hanno la tendenza ad essere molto più 'avanti', nello sviluppo caratteriale, rispetto sia agli stereotipi femminili orientali sia a quelli occidentali (dove pure permangono più di quanto 'ci' piacerebbe credere).
Grazie ancora per essere passata su questo mio omaggio: a presto!
Buongiorno @shadgie, scusa se intervengo in questa tuo commento rivolto all'utente @Deathcross, ma leggendo il suo interessantissimo e piacevole intervento insieme a quello sempre dell'autore di questa playlist "miyazakiana", mi sono sentito indirettamente preso in causa nel senso più buono del termine sulla questione "femminismo".
Quello che penso io è che, come ribadisce @Deathcross, nonostante non siamo presenti registe donne nello Studio Ghibli, non è automaticamente sinonimo di esclusione e "maschilismo" da parte dell'ottantenne Miyazaki perché sono presenti comunque nella 'crew tecnico-artistica' come dice Death, anche elementi femminili (in Giappone spesso le animatrici sono sottopagate ma questo è un altro discorso che coinvolge un po' tutti gli animatori giapponesi).
Nella mia "breve" esperienza cinematografica mi sono fatto l'idea che il Cinema sia un'arte e un'industria profondamente maschilista ben più di altri settori o arti, e tutto ciò lo conferma come hai detto tu, la scarsa presenza di registe donne anche nell'animazione giapponese.
E' anche vero però, guardando ai crediti di numerosi film e i relativi "extra", è che le donne comunque sono molto presenti in altri "ruoli" cinematografici rispetto alla regia come sceneggiatrici, costumiste, scenografe, segretarie di edizione, montatrici, produttrici, truccatrici etc. etc. per non parlare delle attrici, ma lì è un altro paio di maniche.
Con questi dati alla mano, io credo, magari azzardando e sbagliando, è che le donne, nonostante ci sia stata una "liberalizzazione" delle professioni più maschili, si siano trovate meglio e "capaci" in certi settori più che altri, ed essendo la regia spesso un ruolo abbastanza tosto, sfiancante e spesso stressante perché bisogna dirigere un'intera "orchestra" di persone e risorse, questo abbia scoraggiato parecchie donne nel "buttarsi" come registe.
Poi non nego che ci siano anche certi "paletti" e "divieti" che noi non conosciamo imposti dalle varie case di produzione, infatti la recente "new wave" di registe donne negli Stati Uniti non fa che bene all'industria che ha bisogno necessariamente di questi tempi di un "apporto femminile" alla Settima Arte.
Dall'altra parte però, se ad uno spettatore "maschio" non è piaciuto un film di una regista donna o il suo stile di regia, non deve essere bollato di essere un rozzo maschilista finendo in un circolo vizioso di demagogia mediatica che purtroppo esiste nel mondo specialmente negli Stati Uniti.
Per concludere questo mio breve intervento si spera "apprezzabile" e non "deludente", consiglio ad entrambi la visione (se non l'avete già visto) di un film d'animazione giapponese chiamato "La forma della voce" diretto da Naoko Yamada, una regista donna giapponese incredibilmente!
Io l'ho trovato un romanzo di formazione splendido per adolescenti e lo consiglio vivamente nonostante non sia neanch'io un esperto di "anime".
Un caro saluto a tutti e alla prossima play/recensione :D
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