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Miyazaki Hayao: Piccolo omaggio per i suoi 80 anni
di DeathCross ultimo aggiornamento
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Miyazaki Hayao: Piccolo omaggio per i suoi 80 anni

Oggi (a Tokyo già 'ieri') Miyazaki Hayao ha compiuto 80 anni e, visto che ammiro personalmente molto la sua Poetica, in particolare per le Tematiche ecologiste e socialisteggianti/filo-libertarie, anche per lui ho iniziato (e spero entro domani di concludere) una 'maratona' di revisioni dei suoi Lungometraggi cinematografici. Come ho fatto con altri Registi, volevo dedicare anche a lui una specie di retrospettiva, sotto formato di playlist o di post, più o meno dettagliata, però non essendo particolarmente 'competente' nell'ambito dell'Animazione e avendo trovato nel sito tributi molto più approfonditi sul Cinema del Regista da parte di Leman (con le recensioni dedicate a "Rupan sansei: Kariosutoro no shiro" e a "Kaze no tani no Naushika") e di Genga009, ho deciso di rilassarmi e puntare su un omaggio molto più modesto, proponendo semplicemente alcune righe non completamente rifinite (dove ripeterò diverse volte il concetto 'da rivedere più e più volte') preparate durante il mio ultimo ciclo di revisioni e/o dopo visioni precedenti. Un'altra ragione per cui ho deciso di prendermela con (molta) più calma è stata la volontà di recuperare diversi lavori non cinematografici del Regista, in particolare la serie televisiva "Mirai shônen Konan" (Conan il ragazzo del futuro) e i manga dedicati a Nausicaa, visto che ho letto/sentito da più parti (nei lavori citati sopra di Leman e Genga009, nel libro "MondoMiyazaki" di Susan Napier e da persone varie) essere progetti assai importanti per comprendere appieno la Poetica del Regista.
Quindi chiudo brevemente questa intro per lasciare il posto ad una playlist molto più vicina alla semplicità delle mie liste iniziali che non a quelle da me elaborate negli ultimi 2-3 anni.

Playlist film

Lupin III: il castello di Cagliostro

  • Animazione
  • Giappone
  • durata 100'

Titolo originale Rupan sansei: Kariosutoro no shiro

Regia di Hayao Miyazaki

Lupin III: il castello di Cagliostro

In streaming su Amazon Video

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RUPAN SANSEI: KARIOSUTORO NO SHIRO
L'Esordio al Lungometraggio di Hayao Miyazaki coincide con la seconda avventura cinematografica del noto personaggio Lupin III, rivisitazione moderna e giapponese del quasi omonimo ladro gentiluomo inventato da Leblanc (che, nella finzione, è il nonno del protagonista anime).
Rispetto ai successivi (Capo)lavori del Maestro dello Studio Ghibli, questo film sembra meno personale e inglobato dal franchise di appartenenza, ma ad un'occhiata un po' più attenta la mano dell'Autore di "Mononoke-hime" si sente.
Innanzitutto troviamo come co-protagonista una ragazza forte e determinata a fuggire dalla prigionia, un villain potente e avido, una palese simpatia per i fuorilegge e un castello particolare. Ok, si tratta di elementi magari un po' sterili e forzati, ma nel modo in cui sono rappresentati si sente, a pelle, l'origine delle varie rielaborazioni che il Regista ne farà nelle sue Opere future. Si potrebbe citare anche la storia d'amore mai completamente espressa tra Lupin e la Duchessa, come anche una sottile attenzione per i giardini e le civiltà decadute.
Poi, certo, alla fine si è di fronte comunque ad un film che appartiene (forse) più a Lupin III che non a Miyazaki (ma dopo la revisione non ne sono più così sicuro), ma comunque abbiamo un Film dal gusto pienamente cinematografico e non ad una sorta di puntata lunga della serie: infatti, pur puntando molto sui rimandi ai vari personaggi degli anime, il film di Miyazaki comunque riesce a reggersi benissimo autonomamente, e anche solo per questo meriterebbe di essere apprezzato.
In ogni caso, "Rupan sansei: Kariosutoro no shiro" è, a parer mio, un ottimo Film d'Animazione che merita di essere visto e rivisto, come praticamente tutti i Lavori di Hayao Miyazaki.

Rilevanza: 3. Per te? No

Nausicaä della valle del vento

  • Animazione
  • Giappone
  • durata 116'

Titolo originale Kaze no tani no Naushika

Regia di Hayao Miyazaki

Nausicaä della valle del vento

In streaming su Netflix

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KAZE NO TANI NO NAUSHIKA
Dopo aver debuttato alla regia di un lungometraggio col secondo film dedicato a Lupin III, Miyazaki inizia a lavorare su questo "Kaze no tani no Naushika" (tradotto correttamente in 'Nausicaä della Valle del vento') ma inizialmente l'idea viene respinta come film così l'Autore ripiega sul formato manga: visto il successo della serie a fumetti, viene convinto a realizzare alla fine un Film che nel 1984, con il manga ancora in corso, vede la luce. In Usa il film venne drasticamente tagliato e cambiato in vari nomi, cosa che spingerà lo studio Ghibli (non ancora nato) ad una politica più attiva nel controllo delle edizioni estere dei propri Film.
Se già in 'Cagliostro' si potevano vedere alcune anticipazioni della Poetica miyazakiana, in "Naushika" la sua Estetica e le sue Tematiche, insieme alle sue Influenze (tra cui Le Guin) si riconoscono molto più marcatamente. I Personaggi sono disegnati col Gusto tipico di Miyazaki, come anche l'Atmosfera steampunk dei Paesaggi e dei Costumi, oltre a notare il fascino (ma anche il timore) per gli aeroplani e per il volo, senza dimenticare le Creature immense. L'Ecologismo (decisamente più radicale rispetto alla norma mainstream) e il marcato Anti-militarismo dell'Autore qui sono portati avanti in modo esplicito ma, a parer mio, senza scadere mai nel didascalismo, mentre la caratterizzazione dei Personaggi evita giustamente di scivolare in banali manicheismi per mostrare le ragioni etiche di ogni Individuo, anche nel fronte identificabile come 'villain'. Emerge nella Protagonista Naushika, nonostante il titolo nobiliare di 'principessa' (ma si evidenzia il contrasto con gli e le altre principesse e principi presenti nel Film), uno spirito profondamente libertario e innatamente predisposto ad entrare in empatia con le altre Creature viventi. Senza imporre la propria autorità 'spirituale' (al massimo adoperando, e solo in casi eccezionali, strumenti 'di forza' come armi) le sue idee e i suoi metodi portano alla risoluzione positiva dei Problemi, e non all'utilizzo di armi mostruose (evidente il richiamo all'atomica nel gigante risvegliato).
Forse ancora 'naive' in certi punti per essere davvero un Capolavoro, "Kaze no tani no Naushika" è, a parer mio, il primo Tassello fondamentale nella Costruzione del Cinema miyazakiano, poi maturato significativamente in Opere come "Mononoke-hime". Stupende le Musiche di Hisaishi, se non sbaglio alla sua prima collaborazione col Regista.

Rilevanza: 2. Per te? No

Il castello nel cielo

  • Animazione
  • Giappone
  • durata 124'

Titolo originale Tenkû no shiro Rapyuta

Regia di Hayao Miyazaki

Il castello nel cielo

In streaming su Netflix

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TENKÛ NO SHIRO RAPYUTA
Un'altra Grande Fiaba firmata Miyazaki (e primo Lavoro dello Studio Ghibli), a favore dell'Ambiente, dei Sentimenti e contro l'avidità del potere e la guerra.
Il Film ci trascina nello sviluppo delle vicende con un ritmo talmente avvincente da rendere quasi incredibile, sul Finale, ripensare all'Inizio, visti i numerosi 'twist' nella narrazione, nel ritmo, negli Ambienti mostrati e persino nello sviluppo dei Personaggi, eppure tutto segue un'evoluzione logica e credibilissima.
Credo sia spiritualmente impossibile non lasciarsi travolgere dall'innegabile Poeticità delle Immagini e delle Musiche di quest'Opera, non commuoversi di fronte ai gesti dei vari robot 'indipendenti', non ammirare la Bellezza della Natura (anche se 'modificata' in chiave 'Fantasy'), il Fascino 'Steampunk' delle architetture e dei veivoli (Figura assai ricorrente nella Poetica del Regista Anime) presenti, così come è impossibile non restare al contempo turbati e ammaliati dalla potenza distruttiva della tecnologia, o non lasciarsi trascinare dalla tenera Storia d'Amore tra Sheeta e Pazu!
Insomma, da 'profano' dell'Arte Animata non posso non dichiarare che questo 'Tenku no shiro Rapyuta' è l'ennesimo Capolavoro di Miyazaki, in italia giunta con vergognoso ritardo (come moltissimi altri suoi Lavori, se le mie conoscenze sono corrette, almeno fino allo sdoganamento agli oscar con 'La città incantata'...) prima nel 2004 solo in home video e poi, nel 2012, finalmente al cinema...

Rilevanza: 3. Per te? No

Il mio vicino Totoro

  • Animazione
  • Giappone, USA
  • durata 86'

Titolo originale Tonari no Totoro

Regia di Hayao Miyazaki

Il mio vicino Totoro

In streaming su Netflix

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TONARI NO TOTORO
Due anni dopo "Tenkû no shiro Rapyuta" Miyazaki realizza "Tonari no Totoro", distribuito nel 1988 in contemporanea con "Hotaru no haka" (Una tomba per le lucciole, che mi manca) di Takahata, tra i co-fondatori tre anni prima dello Studio Ghibli, la cui mascotte è proprio la Creatura immensa del Titolo di questo Film.
Rispetto ai precedenti lungometraggi diretti da Miyazaki "Tonari no Totoro", oltre a durare sensibilmente di meno (sotto i 90 minuti), adotta toni più specificatamente fanciullesche, anticipando per certi versi "Gake no ue no Ponyo", ma riesce a contagiare facilmente anche le persone più adulte proponendo una Fiaba ancora una volta profondamente ecologica e collegata al Folklore e alla Spiritualità giapponese. Si mettono inoltre in scena un'infanzia e una visione di famiglia idealizzate ma al contempo reali, senza disdegnare temi più 'problematici' come la prospettiva della morte (dei genitori), la malattia e pure le liti, e in aggiunta si espandono i nuclei familiari al di fuori dei confini tradizionali, intrecciando relazioni con altre famiglie e persone ma anche animali non umani e lo stesso Spirito della Natura.
L'ennesimo Gioiellino del grandissimo Miyazaki e del 'suo' Studio Ghibli.

Rilevanza: 3. Per te? No

Kiki consegne a domicilio

  • Animazione
  • Giappone
  • durata 103'

Titolo originale Majo no takkyûbin

Regia di Hayao Miyazaki

Kiki consegne a domicilio

In streaming su Netflix

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MAJO NO TAKKYÛBIN
Altro Gioiellino animato del Maestro Hayao Miyazaki, anche se inizialmente il progetto doveva essere diretto da Kadono Eiko.
Tratto da un romanzo (ri-trasposto recentemente, in live action, da Shimizu Takashi), "Majo no takkyûbin" parla del passaggio all'età adulta, utilizzando in questo caso la figura fiabesca della Strega. L'"apprendistato" di Kiki consiste letteralmente nel buttarsi nel mondo con indipendenza, e quindi più che "apprendere la magia" la ragazza dovrà cercare di capire, di trovare il proprio posto, la propria Strada. Molto interessante il parallelismo che viene proposto, nel personaggio dell'amica pittrice Ursula (doppiata da Takayama Minami, significativamente voce anche della Protagonista), tra la Magia e l'Arte (intesa in senso assai esteso), da cui nasce anche un dialogo che affronta il Blocco creativo. Per l'Autore, le difficoltà e le sofferenze della Vita non sono mai qualcosa di brutto che bisognerebbe evitare, ma anzi rappresentano forse uno degli "ingredienti" più importanti per rafforzare la propria Ricerca e la propria Persona: non è un caso se una volta superato un evento pericoloso, terrificante, o percepito come tale poi questo ricordo possa tradursi in motivo di riso, come accade a Kiki e l'amico Tonbo dopo una rovinosa caduta dal prototipo di bici "volante". Tra l'altro, si può notare l'immancabile presenza del Volo, tema assai caro a Miyazaki, qui presente sia in formato magico (la scopa di Kiki) sia meccanico (la bici di Tonbo): lungi dal contrapporsi, i due tipi di Volo si incontrano raggiungendo, nei Titoli di coda (che mostrano una sorta di montaggio-epilogo, come in altri Lavori del Regista), una Poesia condivisa. Non mancano riflessioni anche sui mutamenti della Storia, con la Stregoneria vista come qualcosa di sempre più raro, ma anche qui Miyazaki non vuole gettarsi in un nostalgismo semi-reazionario: il fatto che un'epoca stia sparendo non è visto come un evento deprimente, ma come qualcosa di naturale, con le "gioie" e i "dolori" che ciò porta.
Sul piano artistico non saprei cosa dire: Miyazaki propone un'Animazione e dei Disegni sempre molto riconoscibili e personali, catturando una Liricità coinvolgente e carica di sentimenti autentici, e questo è rafforzato dalle sempre stupende Musiche del fidato Hisaishi.
Un'autentica Opera d'Arte da vedere e rivedere, come tutti i Film di Miyazaki.

Rilevanza: 2. Per te? No

Porco rosso

  • Animazione
  • Giappone, Francia
  • durata 94'

Titolo originale Kurenai no buta

Regia di Hayao Miyazaki

Porco rosso

In streaming su Netflix

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KURENAI NO BUTA
Ispirato al proprio breve manga "Hikōtei Jidai", "Kurenai no buta", noto soprattutto come 'Porco Rosso', nasceva a quanto pare come corto animato per i voli della Japan Airlines per poi espandersi come lungometraggio, il cui tono subì influenze più cupe a causa della guerra in Jugoslavija. Pur essendo ambientato in Italia, al di là di qualche festival bisogna aspettare ben 18 anni per vederlo distribuito regolarmente nel 'nostro' paese.
Da sempre piuttosto refrattario a nascondere le proprie posizioni sociali, in questo Film Miyazaki adotta un approccio politico innegabilmente esplicito, come testimonia la (giustamente) celebre Citazione «Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale», celebrando in un minutaggio relativamente breve l'aspirazione per la Libertà, per l'Aiuto reciproco e per la Forza delle Donne e in particolare delle adolescenti.
Un altro Capolavoro poetico, con Personaggi tutti sempre profondi e tutt'altro che manichei, Animazioni e Disegni Magnifici, Musiche e Scene toccanti e una forte critica contro la guerra. Da rivedere più volte come praticamente tutte le Opere di Miyazaki.

Rilevanza: 4. Per te? No

Principessa Mononoke

  • Animazione
  • Giappone
  • durata 137'

Titolo originale Mononoke Hime

Regia di Hayao Miyazaki

Principessa Mononoke

In streaming su Netflix

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MONONOKE-HIME

Nel 1994 Miyazaki inizia a lavorare, riprendendo pare alcuni sketch realizzati negli anni '70 per un'idea filmica simile, su "Mononoke-hime", che in Giappone ottenne il maggior incasso fino a "Sen to Chihiro no Kamikakushi" (tra i Film giapponesi almeno, perché subito nel 1997, tra tutti i titoli, venne superato da "Titanic" di Cameron).
Il Film segna un incremento di ambizioni per il Regista e lo Studio Ghibli, non solo per l'utilizzo (limitato) di computer per l'animazione: evolvendo per certi versi lo Spirito di "Kaze no tani no Naushika" e trasportandolo nel periodo Muromachi, Miyazaki ottiene un Poema Epico privo di una manichea divisione tra buoni e cattivi ma palesemente in favore di un cambio di rotta ecologista delle società umane, mostrando però nella comunità guidata da Eboshi un modello politico piuttosto femminista e forse addirittura collettivista, sicuramente non così militaristicamente gerarchizzato come invece sono i vari samurai che attaccano la città (e in ogni caso un dialogo evidenza come del Mikado alla gente di Tataraba/Città del Ferro importa poco o nulla).
Un Capolavoro immenso dell'Animazione (e non solo) e, insieme al citato "Sen to Chihiro no Kamikakushi", probabilmente il Miyazaki da me preferito in assoluto, e nella sua Filmografia praticamente vedo, salvo un paio di eccezioni (comunque ottime), quasi solo Capolavori o comunque Cult imperdibili.

Rilevanza: 3. Per te? No

La città incantata

  • Animazione
  • Giappone
  • durata 122'

Titolo originale Sen to Chihiro no kamikakushi

Regia di Hayao Miyazaki

La città incantata

In streaming su Netflix

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SEN TO CHIHIRO NO KAMIKAKUSHI
A quattro anni di distanza da "Mononoke-hime", e passando prima per diverse altri progetti (respinti), Miyazaki ritorna al Cinema nel 2001 con "Sen to Chihiro no Kamikakushi" (letteralmente 'La sparizione causata dai kami/déi di Sen e Chihiro'), i cui diritti statunitensi vengono comprati dalla Disney grazie al coinvolgimento di Lasseter ('fan', come praticamente tutta la Pixar, dell'Autore giapponese). Il Film fu subito un successo enorme, mantenendo un primato d'incassi in Nihon (Giappone) superato solo quest'anno (da "Kimetsu no Yaiba: Mugen Ressha-Hen") e incassando moltissimo anche nel resto del mondo, ottenendo inoltre un oscar come miglior film d'animazione (il secondo Film a vincerlo, dopo "Shrek").
Mia primissima esperienza con la Poetica di Miyazaki, fin da ragazzino è stato uno dei Film animati da me preferiti in assoluto e, rivedendolo dopo una pausa piuttosto lunga dall'ultima volta (però finalmente in lingua originale), conservo questa impressione, pur contendendo il 'primo posto' del Regista col predecessore "Mononoke-hime" (per certi versi forse l'Opera che che ha sancito la mia stima per il Regista con occhi 'più adulti').
Meno lungo di quanto 'emotivamente' ricordassi, "Sen to Chihiro no Kamikakushi" mette in scena un Mondo ricco di Figure spirituali fantasiose e dal sapore mitologico ma al contempo 'sporcato' dalla civiltà umana (capitalista), la cui ossessione per il denaro e per il consumo è interiorizzata dalle Creature che governano i bagni termali. Anche Senza Volto, nella sua furia distruttiva guidata dalla brama di ottenere Sen/Chihiro, mette in mostra una satira 'orrorifica' del capitale che pretende di poter comprare tutto, tutti e tutte arrivando ad inghiottire letteralmente le persone. Inseparabile dall'Anti-capitalismo abbiamo anche la Spinta Ambientalista tipica dell'Autore, specialmente nella Sequenza con la divinità del fiume resa sporca dall'inquinamento. Di Temi poi ce ne sarebbero moltissimi, dall'esaltazione dell'Intelligenza dell'Infanzia (mentre il mondo adulto è rimbecillito dal sistema in cui vive e a cui dà nutrimento) all'importanza dei Nomi (in comune con i Romanzi di Earthsea della Scrittrice filo-anarchica Ursula K. Le Guin, non a caso amata da Miyazaki), e interessante è il modo in cui tutti i Personaggi vengono caratterizzati, approfondendoli a 360° e impegnando in percorsi di profonda formazione tanto la Protagonista quanto (se non anche di più) diversi tra i Comprimari e le Comprimarie.
Un Capolavoro, disegnato ed animato stupendamente (con aiuti limitati e 'poetizzati' al computer), con una narrazione sviluppata con naturalezza e una Colonna sonora sempre stupenda di Hisaishi. Da rivedere in loop.

Rilevanza: 3. Per te? No

Il castello errante di Howl

  • Animazione
  • Giappone
  • durata 119'

Titolo originale Hauru no ugoku shiro

Regia di Hayao Miyazaki

Il castello errante di Howl

In streaming su Netflix

vedi tutti

HAURU NO OGOKU SHIRO
Nel 2001, anno d'uscita di "Sen to Chihiro no kamikakushi", lo Studio Ghibli annuncia, tra i vari progetti, la trasposizione del Romanzo di Diana Wynne Jones "Howl's Moving Castle". Inizialmente è Hosoda Mamoru ad essere incaricato di curare la regia ma, dopo che le sue idee vengono scartate, al timone sale Miyazaki.
Il Regista, pur adorando il Libro di Jones e mantenendo diversi elementi come Personaggi ed eventi narrativi, modifica radicalmente la struttura e i caratteri originari, in particolare rafforzando sensibilmente il Tema della Guerra, nell'Opera di partenza solo un contorno. Analogamente a quanto accadde con "Kurenai no buta", anche qui è una guerra reale ad influenzare questa scelta, ovvero la sanguinosa guerra in Iraq, per il quale Miyazaki aveva polemicamente rinunciato di ritirare personalmente il premio oscar per il Film precedente. Altre differenze con il Libro consistono in un taglio e accorpamento di personaggi vari e la rinuncia a seguire varie deviazioni di trama per concentrare la propria attenzione sull'evoluzione del rapporto tra la giovane anziana Sophie e il mago Howl. Fondamentali sono inoltre diversi mutamenti nei caratteri dei vari Personaggi, in particolare volti ad eliminare ogni traccia di possibile divisione manichea, elemento che rafforza la presenza autoriale di Miyazaki nell'Opera. Numerosi altri rimescolamenti suscitano intriganti riflessioni, tanto nelle modifiche quanto nei mantenimenti, ma su tutte spiccano i vari cambiamenti d'età che Sophie attraversa nel corso del Film. Nel Romanzo, pur non avvenendo i vari ringiovanimenti prima del finale, in un dialogo Howl rivela 'sibillinamente' alla ragazza che in realtà lei avrebbe il potere di togliersi il 'travestimento' d'anziana quando più lo desidera, e nel corso della storia si svelano le capacità magiche della Protagonista. Nel Film questi poteri restano nascosti, ma i suoi cambiamenti d'aspetto (che avvengono durante particolari stati d'animo e, significativamente, quando dorme e quindi non può controllare qualsiasi abilità magica abbia, nel caso ne possegga qualcuna) potrebbero suggerire un'interpretazione affine a quella pensata da Jones.
Comunque, anche questo è, a parer mio, un Capolavoro di Miyazaki, che forse pure (come "Sen to Chihiro no kamikakushi") mi è parso stavolta più 'veloce' di quanto ricordassi, ma comunque sempre magnifico, non solo per i Contenuti ma anche per la Forma, sempre grandiosamente animata e disegnata, con il computer e il digitale usati come aiuto alla tecnica tradizionale, che continua a dominare.

Rilevanza: 2. Per te? No

Ponyo sulla scogliera

  • Animazione
  • Giappone
  • durata 100'

Titolo originale Gake no ue no Ponyo

Regia di Hayao Miyazaki

Ponyo sulla scogliera

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GAKE NO UE NO PONYO
Penultimo Lungometraggio di Miyazaki Hayao, spronato dal socio produttore Suzuki Toshio a realizzare un film rivolto ad un pubblico fanciullesco, "Gake no ue no Ponyo" prende ispirazione da diversi elementi, dalla città portuale di Tomonoura a "Den Lille Havfrue" (La sirenetta) di Hans Christian Andersen, puntando poi su un ritorno ad un'animazione completamente 'amanuense' in seguito alla visione del dipinto "Ophelia" di Millais.
Di nuovo abbiamo una fiaba ecologista con tenera storia d'amore infantile e riflessioni sulla crescita, ma anche sulla difficoltà insita nel ruolo di genitore, ben rappresentate nel Personaggio di Fujimoto, il padre di Ponyo. Come accennato in apertura, il pubblico di riferimento qui, analogamente a "Tonari no Totoro", è più marcatamente infantile, ma ancora una volta anche gli individui adulti possono riuscire a farsi conquistare dall'Opera sia ritornando spiritualmente alla propria infanzia sia recependo i vari spunti di riflessione.
Un altro Gioiellino.

Rilevanza: 2. Per te? No

Si alza il vento

  • Animazione
  • Giappone
  • durata 126'

Titolo originale Kaze tachinu

Regia di Hayao Miyazaki

Si alza il vento

In streaming su Netflix

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KAZE TACHINU
Dopo 'Ponyo' Miyazaki voleva dirigerne un sequel ma, poi, venne convinto a trasporre il proprio manga "Kaze tachinu", in cui mescolava la biografia dell'ingegnere aereonautico Horikoshi Jirô, progettatore degli Mitsubishi A6M Zero, con il romanzo omonimo di Hori Tatsuo, ispirato nel Titolo da "Le Cimetière marin" di Paul Valéry e incentrato su un uomo che si prende cura della compagna (fidanzata e poi moglie) affetta da tubercolosi fino alla sua morte.
Siamo di fronte all'Opera innegabilmente più realistica di Miyazaki, forse l'unica dichiaratamente tratta da una storia vera, anche se modificata significativamente, e alla sua uscita creò delle controversie, più che altro connesse ad una posizione del Regista duramente critica nei confronti di un tentativo di ri-militarizzazione nipponica da parte del governo conservatore: pur essendo la critica politica esterna al Film, la declinazione sostanzialmente pacifista del Protagonista venne mal accolta dai nazionalisti, ma pare che, nonostante il suo lavoro strettamente piegato all'industria bellica, Horikoshi fosse piuttosto critico nei confronti dell'entrata in guerra. Altre controversie riguardarono invece la mancata citazione dell'uso di forza lavoro coreana schiavizzata nella costruzione degli aerei (critica comprensibile) e il tabagismo dei personaggi (posizione più futile ai miei occhi).
Con questo suo (poi ritrattato) 'addio' al Cinema d'Animazione Miyazaki si sofferma forse ancor più che in passato sull'Umanità dei Personaggi e in particolare del Protagonista, creando un parallelismo con la figura dell'Artista e inserendo riflessioni profonde sul rapporto tra tecnologia e potere, quindi anche militare. In tutto questo rifiuta, come sempre, il manicheismo, enfatizzando sul piano visivo e sonoro i Sentimenti e distaccandosi dalla realtà, più che nelle modifiche alla biografia di Horikoshi, nella proposizione di Sequenze oniriche (in particolare con co-protagonista Caproni) estremamente suggestive.
Ennesimo Gioiello Miyazakiano intriso di Poesia e Umanità che squarcia ulteriormente il mito limitante dell'Animazione come format esclusivamente infantile per proporre, in modalità inversa rispetto ad esempio a "Ponyo", un Film 'per individui adulti' adatto però sempre anche ad un pubblico più giovanile.

Rilevanza: 3. Per te? No
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Ultimi commenti

  1. Carica precedenti
  2. (spopola) 1726792
    di (spopola) 1726792

    Omaggio davvero doveroso... Di quelli belli e succosi come sai fare solo tu

    1. DeathCross
      di DeathCross

      Grazie!

  3. Genga009
    di Genga009

    bellissimo omaggio e grazie per aver citato il mio account, mi fa davvero un immenso piacere. Mi hanno colpito in modo particolare i commenti su Il Castello nel Cielo e Ponyo sulla Scogliera. Quando riuscirai a recuperare Conan Il Ragazzo del Futuro sicuramente rimarrai di sasso nello scoprire che tutto il mondo creato da Miyazaki dal 1984 al 2013 era già stato compresso ma descritto in maniera sublime nella serie animata giapponese migliore - secondo me - di tutti i tempi. Addirittura ci sono teorie che spiegano come Il racconto di Laputa sia un prequel della serie animata, mentre Nausicaa della Valle del Vento sia invece un sequel post-post apocalittico della stessa. Il fascino della poetica miyazakiana è unico e colmo di elementi che esaltano il genio del regista. Se vuoi ulteriormente approfondire sia il Miyazaki regista, sia l'Hayao uomo ti consiglio di vedere Il Regno dei Sogni e della Follia e Never Ending Man, due documentari che riescono ad entrare in simbiosi con la vita dell'artista e con l'ambiente creativo dello Studio Ghibli. un saluto :)

    1. DeathCross
      di DeathCross

      Non potevo non citare la tua monografia su Miyazaki, come non potevo non citare le due recensioni di Leman. Grazie invece a te per aver apprezzato questo mio contributo: tra l'altro credo sia la mia prima incursione, in questo sito, nell'Animazione, se escludo l'inserimento di "Sen to Chihiro no kamikakushi" e di "Kirikou et la sorcière" nella mia prima playlist.
      Su 'Conan', so che è tratto da un romanzo ma poi riadattato, se non sbaglio, fortemente dal Regista (così come modificherà significativamente "Howl"): comunque è in cima alla mia lista di serie da recuperare.
      Ti ringrazio inoltre per i consigli documentaristici riguardanti Miyazaki! A presto!

  4. DeathCross
    di DeathCross

    Avendo rivisto "Kaze tachinu" (Si alza il vento), ho modificato il mio commento al Film aggiungendo alcuni retroscena e ampliando un po' le mie riflessioni a riguardo.

  5. CineNihilist
    di CineNihilist

    E dopo l'epopea "snyderiana", eccomi finalmente in questa tua nuova playlist "miyazakiana" completamente in ritardo ;D

    E' stata davvero una gradita sorpresa questa tua prima incursione vera e propria nell'animazione partendo da un autore importante come Miyazaki, ed essendo anch'io un "non-esperto" dell'animazione giapponese nonostante la trentina di film anime da me visti, ammetto che come al solito da ogni tua play imparo sempre qualcosa di nuovo oltre che ad apprendere sempre meglio i tuoi gusti cinefili che spesso si sposano anche con la tua "visione politica" del mondo.
    Anch'io come te da piccolino mi ero approcciato ad alcuni film di Miyazaki che passavano in televisione, in particolare "Ponyo sulla scogliera", "Il mio vicino Totoro" e "Il castello errante di Howl", e da quel che mi ricordo mi davano un senso di gioia misto ad angoscia che raramente provavo nei numerosi cartoni che guardavo in televisione durante la mia infanzia e prima adolescenza. Il ricordo quindi era ancora vivo in me nonostante non conoscessi molto bene la poetica del maestro giapponese, così mi sono deciso l'anno scorso di recuperarmi tutte le pellicole di Miyazaki grazie a Netflix e vedendole tutte rigorosamente in lingua originale vista la deriva "cannarsiana" che avevano preso i nuovi doppiaggi dello studio Ghibli.

    Recuperando ogni film di Miyazaki cronologicamente a parte l'opera prima non reperibile su Netflix, ho così anch'io esplorato la poetica miyazakiana dalle sue origini fino al suo epilogo, e devo dire che sono rimasto abbastanza stregato dalla sua animazione superlativa, ma anche dai vari sottotesti pacifisti, ambientalisti, "socialisti" veicolati attraverso un genere spesso "fantasy" che collide e si scontra con l'urbana desolazione dei sentimenti umani, senza sviluppare però nelle sue storie quel "cinismo prematuro" nei bambini che sono chiaramente il target principale a cui vuole mirare l'autore nipponico, perché in loro vede quell'innocenza perduta e quella caparbietà necessaria per affrontare e risolvere le problematiche lasciate dagli adulti che spesso sono molto più "inetti" e "spregiudicati" dei loro stessi figli.
    Ogni suo film è dunque intriso da questa sagace poetica pedagogica fatta di buoni sentimenti senza scadere nella banale retorica, che è necessaria per stupire ed insegnare ai bambini riguardo alle calamità e ai “mali” che affliggono il Pianeta Terra, e per quanto riguarda gli adulti, farli riflettere su come certe loro derive comportamentali "oscure" portino soltanto all'autodistruzione non solo di sé stessi, ma anche di coloro che gli stanno attorno.
    Tra tutti i magnifici film di Miyazaki quello che ho apprezzato di più è sicuramente "La principessa Mononoke" per la sua genuina "crudezza" (il sangue sgorga molto in questo suo film e non solo) e per la sua viscerale mitologia ambientale e feudale che si viene a creare nello scontro catartico tra uomo e natura che ho apprezzato molto, in cui l’epos scintoista la fa da padrone.
    Mi ha particolarmente colpito anche “Il castello nel cielo” che non sento nominare così spesso quando si parla dei capolavori del maestro e che sicuramente da piccolo avrei adorato alla follia, poi io ho un debole per lo steampunk quindi ci sono andato a nozze con questa favola “tra le nuvole” per ragazzi che mi ha ricordato nell’estetica e nei temi un classico racconto di Jules Verne.
    Insomma, chapeau all’animatore giapponese che da sempre ammira l’Occidente in particolare l’Italia con mia grande sorpresa, soprattutto in campo aereo che sembra averlo davvero formato e ammaliato durante la sua infanzia, infatti i collegamenti con la nostra patria ci sono esplicitamente in “Porco Rosso” (geniale nella sua satira politica) e nella sua ultima opera “testamento” “Si alza il vento” in cui ho particolarmente apprezzato la presa di posizione politica di Miyazaki, che mi ha davvero fatto felice soprattutto perché nel periodo del film e tutt’ora, il Giappone da paese profondamente maschilista e revisionista sul suo passato, sta rinnegando anche la sua stessa costituzione “pacifista” che i conservatori vorrebbero revisionare in vista dell’offensiva militare ed economica nei confronti della Cina capitanata dagli Stati Uniti (il cosiddetto “Quad” composto anche da India e Australia) per avere più margine di manovra nel gestire le sue enormi forze militari di “autodifesa”, che in realtà sono segretamente convertibili in forze d’attacco per lanciare un’offensiva a tutto campo, idem per l’arsenale atomico “negato” in nome del "vassallaggio" nei confronti degli USA ma che in realtà potrebbero benissimo sviluppare velocissimamente in caso di “estrema necessità”.
    Date queste premesse, il cinema di Miyazaki ha bisogno di vivere e di contraddire la nuova “estroversione” geopolitica del suo paese in modo che non ricada negli stessi errori del passato, che l’hanno condotto poi alla tragica sconfitta della seconda guerra mondiale con lo sganciamento delle due bombe atomiche che inevitabilmente hanno segnato l’immaginario collettivo giapponese da sempre afflitto da calamità sia “naturali” che “umane”.

    Insomma, Miyazaki è un cineasta che bisogna sempre tenere in considerazione quando si parla di Cinema e che non lo si può relegare esclusivamente nel mondo dell’animazione per partito preso (spesso per pregiudizi superficiali ed “infantili”), soprattutto perché il suo Cinema non è soltanto esercizio stilistico di alta fattura, ma un vero e proprio trattato sociopolitico sulla società odierna e il suo stesso paese, dove quest’ultimi oggigiorno hanno più che bisogno della poetica miyazakiana per recuperare quell’innocenza perduta e quella pedagogia contraria ad un sempre più dilagante cinismo che oggi sembra imporsi anche nelle più giovani generazioni.
    Essendo cresciuto da un’opera “figlia” della poetica di Miyazaki ovvero “Avatar The Last Airbender”, non potevo da “adulto” che ritornare all’origine di quella forza espressiva e straordinaria che ha cresciuto ed ispirato ormai ben più di una generazione.

    Concludo ringraziandoti per questa ennesima playlist ricca di spunti di riflessione su un autore che devo maggiormente approfondire e colgo i suggerimenti “biografici” tuoi e di @Genga009 per partire ad analizzare più in profondità il genio di Hayao Miyazaki, oltre che ad approfondire maggiormente l’animazione nipponica di cui ancora mi sento abbastanza inesperto se non un vero e proprio “neofita”.

    PS: l’unico film di Miyazaki che non mi ha totalmente convinto è “Il castello errante di Howl” soprattutto per la sua narrazione frammentaria che mi è parsa concentrarsi più sulla sua “forma” che sulla sua "sostanza" nonostante siamo presenti i temi ricorrenti dell’autore, però dovrei rivederlo meglio per dare un giudizio definitivo, ammetto che alla seconda visione “adulta” mi ha un po’ “annoiato” nonostante lo splendido spettacolo visivo.
    Attenderò quindi con impazienza anch’io una recensione di @Leman a riguardo perché è molto probabile che l’abbia visto con l’occhio storto.
    L’opera prima di Miyazaki invece non mi ispira molto per il personaggio “derivativo” di Lupin III che mi ha sempre fatto ridere in quanto appassionato all’originale francese, ma forse qui è il mio pregiudizio che parla e il mio “fetish” per tutto ciò che riguarda l’Ottocento (steampunk incluso). Ovviamente recupererò anche quello per completezza fidandomi del tuo giudizio.
    Non so che ne pensi del collega e amico Isao Takahata sempre dello studio Ghibli, io ho recuperato sempre su Netflix “Pioggia di ricordi” e “La storia della Principessa Splendente” che ho trovati straordinari quanto i film di Miyazaki.

    1. DeathCross
      di DeathCross

      ¡Hola anche qui Nihilist!

      Di Miyazaki da ragazzino mi sa che vidi soltanto 'La città incantata', che ho amato a prima vista, ma solo una decina di anni fa (forse anche meno) ho iniziato a recuperare davvero i suoi Lungometraggi, quindi l'apprezzamento che nutro nei confronti di questo Autore credo sia realmente sbocciato proprio guardandolo con occhio 'adulto', e infatti se decisi poi di approfondirlo (penso intorno al 2015) fu proprio perché notai un'affinità 'contenutistica' e politica.

      Sullo 'scontro' tra il pacifismo dichiaratamente di sinistra di Miyazaki e il crescente militarismo conservatore della classe politica giapponese non aggiungo altro rispetto a quel che dici tu: anch'io, infatti, sapevo che la sua costituzione 'pacifica' (imposta dagli usa) è da tempo stata aggirata, in attesa soltanto di una sua esplicitazione. Cosa che del resto è già avvenuto con l'italia, costituzionalmente contraria alla guerra come forma di offesa, ma già almeno dagli anni '90-'00 impegnata nelle missioni 'di pace' statunitensi.

      Sul rapporto tra Miyazaki e l'infanzia, "MondoMiyazaki" di Napier (lo cito ancora perché parecchie informazioni le ho apprese grazie a questa lettura) dice che, soprattutto negli ultimi anni, il Regista a volte esprime (fuori dai Film) un certo malcontento nei confronti delle ultime generazioni, per lui troppo attaccate 'alla televisione' e poco 'nel mondo', tant'è che sembra esserci stata qualche tensione tra lui e i suoi 'successori', a partire dal figlio Goro. Non ha, però, credo mai declinato (non totalmente almeno) questa 'sfiducia generazionale' in un atteggiamento 'ciceroniano' da 'o tempora o mores', mantenendo una forte auto-critica probabilmente verso la sua stessa generazione (e sé stesso) ma soprattutto una speranza di poter in qualche modo far leva sul pubblico infantile ancora innocente.

      Riguardo all'animazione giapponese, neanch'io posso definirmi un esperto, visto che oltre a Miyazaki ho visto davvero pochissimo: di Takahata, per esempio, non ho ancora visto nulla, pur avendo puntato da anni 'La tomba delle lucciole'. Per questo avevo puntato diversi post di Genga su vari Autori in questo campo, leggendone una su Hiroyuki Okiura che ho trovato estremamente interessante, non conoscendo affatto il cineasta.

      Riguardo ad Hauru, io personalmente invece lo considero uno dei miei Miyazaki preferiti, pur stando un attimo sotto al 'Dittico' "Mononoke-hime" & "Sen to Chihiro no kamikakushi" (La città incantata), ma anche a "Kurenai no buta" (Porco Rosso). Ho apprezzato molto anche il Romanzo alla base, che soprattutto all'inizio mi è parso proporre una sottile ma interessante critica al motore del capitalismo (ovvero lo sfruttamento del lavoro altrui), però penso che Miyazaki abbia migliorato il materiale originario, soprattutto rendendo più sfumati 'eticamente' i vari Personaggi.

    2. DeathCross
      di DeathCross

      ¡Hola anche qui Nihilist!

      Di Miyazaki da ragazzino mi sa che vidi soltanto 'La città incantata', che ho amato a prima vista, ma solo una decina di anni fa (forse anche meno) ho iniziato a recuperare davvero i suoi Lungometraggi, quindi l'apprezzamento che nutro nei confronti di questo Autore credo sia realmente sbocciato proprio guardandolo con occhio 'adulto', e infatti se decisi poi di approfondirlo (penso intorno al 2015) fu proprio perché notai un'affinità 'contenutistica' e politica.

      Sullo 'scontro' tra il pacifismo dichiaratamente di sinistra di Miyazaki e il crescente militarismo conservatore della classe politica giapponese non aggiungo altro rispetto a quel che dici tu: anch'io, infatti, sapevo che la sua costituzione 'pacifica' (imposta dagli usa) è da tempo stata aggirata, in attesa soltanto di una sua esplicitazione. Cosa che del resto è già avvenuto con l'italia, costituzionalmente contraria alla guerra come forma di offesa, ma già almeno dagli anni '90-'00 impegnata nelle missioni 'di pace' statunitensi.

      Sul rapporto tra Miyazaki e l'infanzia, "MondoMiyazaki" di Napier (lo cito ancora perché parecchie informazioni le ho apprese grazie a questa lettura) dice che, soprattutto negli ultimi anni, il Regista a volte esprime (fuori dai Film) un certo malcontento nei confronti delle ultime generazioni, per lui troppo attaccate 'alla televisione' e poco 'nel mondo', tant'è che sembra esserci stata qualche tensione tra lui e i suoi 'successori', a partire dal figlio Goro. Non ha, però, credo mai declinato (non totalmente almeno) questa 'sfiducia generazionale' in un atteggiamento 'ciceroniano' da 'o tempora o mores', mantenendo una forte auto-critica probabilmente verso la sua stessa generazione (e sé stesso) ma soprattutto una speranza di poter in qualche modo far leva sul pubblico infantile ancora innocente.

      Riguardo all'animazione giapponese, neanch'io posso definirmi un esperto, visto che oltre a Miyazaki ho visto davvero pochissimo: di Takahata, per esempio, non ho ancora visto nulla, pur avendo puntato da anni 'La tomba delle lucciole'. Per questo avevo puntato diversi post di Genga su vari Autori in questo campo, leggendone una su Hiroyuki Okiura che ho trovato estremamente interessante, non conoscendo affatto il cineasta.

      Riguardo ad Hauru, io personalmente invece lo considero uno dei miei Miyazaki preferiti, pur stando un attimo sotto al 'Dittico' "Mononoke-hime" & "Sen to Chihiro no kamikakushi" (La città incantata), ma anche a "Kurenai no buta" (Porco Rosso). Ho apprezzato molto anche il Romanzo alla base, che soprattutto all'inizio mi è parso proporre una sottile ma interessante critica al motore del capitalismo (ovvero lo sfruttamento del lavoro altrui), però penso che Miyazaki abbia migliorato il materiale originario, soprattutto rendendo più sfumati 'eticamente' i vari Personaggi.

    3. CineNihilist
      di CineNihilist

      ¡Hola anche qui Death!

      Io da bambino vidi quei 3 film di Miyazaki grazie al canale Rai Gulp che seguivo assiduamente in cui vidi per la prima volta anche "Avatar The Last Airbender"! Bei tempi all'epoca perché trasmettevano tanti bei cartoni anche francesi con tinte anime come "Code Lyoko" e la celebre serie animata italiana sottovalutatissima "Huntik".
      Diciamo che anch'io come te ho recuperato solo da "adulto" la maggior parte dei film di Miyazaki ed è forse stato un bene visto che sono riuscito a cogliere più chiavi di lettura, da bambino sicuramente avrei colto molto meno a parte il valore "emozionale" delle storie e la spettacolarità dell'animazione. Sicuramente il lato fanciullesco che è in me l'ho riavvertito guardando i film di Miyazaki soprattutto in "Il castello nel cielo", la storia d'amore tra i due ragazzini è veramente toccante e ha trovato ovviamente in me in quell'innocenza e quel sentimentalismo che purtroppo fatico a conservare in questi tempi bui e funesti dell'età adulta, insomma, rischio di cadere in quel famoso "cinismo" che Miyazaki tanto rigetta XD.

      Eh sì, purtroppo il "pacifismo nipponico" molto presente nelle vecchie generazioni che hanno subito i traumi della seconda guerra mondiale si sta lentamente sgretolando riconvertendosi in un neo-nazionalismo militarista molto pericoloso, infatti questa deriva "reazionaria" e "conservatrice" Miyazaki l'ha segnalata in "Si alza il vento" e non a caso ha incontrato la critica del governo che conserva tutt'ora il monopolio culturale e storico del paese, infatti nonostante sia una "liberal-democrazia" il Giappone, in fatto di propaganda e revisionismo storico non è tanto distante dai vari regimi sparsi nel mondo.
      Ben venga dunque un autore come Miyazaki che oltre ad essere pacifista, socialista e ambientalista, è anche profondamente femminista, infatti molte sue opere presentano spesso delle protagoniste femminili in opposizione alla cultura maschilista ancora predominante nel paese.
      Sì, anche da noi la Costituzione pacifista (anch'essa imposta dagli USA, chissà perché) è stata ampiamente bypassata, ma questo perché le ex potenze dell'Asse sono state riconvertite da subito in "alleati" (meglio ancora: vassalli/portaeree "naturali" americane) in funzione antisovietica, che ha portato infatti ad un certo nazionalismo/fascismo a conservarsi nel tempo fino a riesplodere negli ultimi tempi e non solo. E anche qui Miyazaki si è fatto sentire: «Piuttosto che diventare un fascista, meglio essere un maiale».

      Molto interessante ciò che mi riveli sulla critica ai giovani di oggi di Miyazaki, in effetti ce ne sarebbe da dire sulle disfunzioni nella società "tecnocratica" giapponese, di sicuro quelle sue affermazioni vertono anche sul crescente fenomeno degli hikikomori e degli otaku, i cosiddetti "maschi erbivori" che poi incidono anche sul tasso di natalità molto basso in Giappone non tanto distante da quello italiano.
      Poi credo che la critica "dell''anziano" sui "giovani" di oggi sia una costante anche negli altri paesi e sicuramente ci sono delle solide argomentazioni a riguardo, però è interessante come questi suoi pensieri li tenga ancora per sé, potrebbe anche darsi che queste critiche rientreranno nel suo ultimo film a cui sta lavorando e che vuole dedicare ai nipoti, chissà, sicuramente questo suo spirito "ottimista" sui "fanciulli" è una pedagogia che approvo anch'io perché ne va anche del nostro futuro visto che già i giovani "odierni" son sempre meno rispetto a un tempo. La motivazione, l'insegnamento di un buon comportamento etico e il dibattito "semplificato" su temi importanti ed attuali, credo che siano aspetti fondamentali che dovrebbero essere tenuti conto non solo dagli insegnanti di oggi, ma anche dagli artisti contemporanei e del "domani".
      Ovviamente io spero che il figlio di Miyazaki e i prossimi "talenti" dello studio Ghibli sfornino delle opere in questa direzione senza risultare comunque una banale "fotocopia" dei fondatori dello studio.
      In sostanza, un fallimento dello studio Ghibli sarebbe una vera perdita non solo per la società giapponese, ma anche per il resto della popolazione mondiale.
      Ormai sono gli unici "animatori" che possono contrastare e fare concorrenza allo strapotere disneyano che diciamo non brilla per "inventiva" e "sensibilità" verso le generazioni più giovani a parte qualche eccezione della Pixar.

      Io per ora ho seguito i consigli di @Genga009, @ilcausticocinefilo e @Leman in fatto di animazione giapponese recuperando alcune opere di Mamoru Oshii, Satoshi Kon e Hiroyuki Okiura appunto, e diciamo che tra biblioteche, Amazon Prime e Netflix, sono riuscito a recuperare qualcosina.
      Purtroppo i film anime ancora non sono così "sdoganati" in Italia (un po' come il Cinema orientale) per via di vari pregiudizi "puerili" ed "ignoranti".
      Del figlio di Miyazaki ancora non ho recuperato nulla, di Takahata invece sono riuscito a recuperare qualcosa su Netflix e stranamente non è presente nel catalogo il suo capolavoro assoluto ovvero il da te citato "La tomba delle lucciole", ed è pure introvabile nelle biblioteche!!! Me ne farò una ragione ;(

      Terrò conto del tuo punto di vista su "Il castello errante di Howl" per una futura revisione, diciamo che sono rimasto abbastanza deluso dalle alte aspettative, cercherò di rivederlo attraverso le tue riflessioni e suggestioni sperando di rivalutarlo in meglio. Chissà, magari il romanzo di partenza mi piacerà di più ;D
      Già che ci sono, il regista che doveva dirigere Il castello errante di Howl" ossia Mamoru Hosoda, è un autore interessante che ti consiglio di recuperare nonostante non sia così apprezzato dagli utenti esperti di animazione qui su filmtv ;)

    4. DeathCross
      di DeathCross

      La 'sfiducia' che Miyazaki Hayao ogni tanto sembra nutrire/aver nutrito (stando sempre a quel che ho letto nel libro di Napier) nei confronti delle generazioni successive penso possa rispondere anche a emotività: comunque è un essere umano con le sue contraddizioni e i suoi dubbi.

      Sulla questione del conservatorismo giapponese non aggiungerei altro, perché bene o male la situazione sembra chiara.

      Riguardo a 'La tomba delle lucciole', fortunatamente nella rete bibliotecaria provinciale di Bergamo pare essere disponibile: ora ho già altri titoli in coda (probabilmente contando anche quelli che devo restituire dovrei aver sforato il 'tetto massimo'), però dovrò ricordarmi di (ri)metterlo in cima alle mie 'watchlist'.

      Intanto questa risposta è stata più breve del solito: probabilmente ciò è dovuto anche all'ora (pur nella mia 'insonnia', o "Insomnia", di notte la mia volontà di concentrazione si riducia), comunque se, rileggendo 'col sole', troverò altri argomenti da citare li aggiungerò.

    5. DeathCross
      di DeathCross

      Già mi faccio un appunto sulla questione Femminismo, molto importante nel Cinema di Miyazaki e, come ben dici tu, fortemente in contrasto con il tradizionalismo giapponese.

    6. CineNihilist
      di CineNihilist

      Sul discorso emotività in effetti è vero anche quello.

      Nulla da aggiungere sul conservatorismo giapponese se non un consiglio vivissimo di lettura del numero di Limes chiamato "Rivoluzione giapponese" o i relativi interventi associati su YouTube.

      Beato te che a Bergamo sei riuscito a trovarlo, io aspetterò eventualmente sul mercato home video/streaming legale o in sala se mai verrà riproiettato (ma ne dubito).

      Tranquillo Death sull'ora tarda, non sei l'unico, capisco perfettamente la "stanchezza mentale" da un certo orario in avanti, in effetti ieri ti ho "bombardato" di commenti XD

    7. DeathCross
      di DeathCross

      Ci stava il bombardamento di commenti: le altre sere, però, rimandavo magari la lettura al giorno dopo mentre stanotte ho voluto leggere subito. Comunque ti ringrazio per il consiglio riguardante gli approfondimenti di Limes sul conservatorismo nipponico: la lettura non so se riuscirò a farla, però i video penso che li guarderò (anche se probabilmente non subito).

    8. CineNihilist
      di CineNihilist

      Ieri sera il "bombardamento" l'ho fatto anche per chiudere e rispondere alle varie discussioni aperte visto i miei tempi di risposta spesso troppo dilatati negli scorsi giorni per impegni vari.

      Secondo me è un tema che potrebbe interessarti molto quello che tratta Limes sul Giappone ovvero di questa sua nuova "estroversione geopolitica", anche perché come ben sai l'analisi è a 360 gradi. Sicuramente i video sono più "abbordabili" e guardali pure con calma, è già tanto che ti abbia accesso un nutrito interesse a riguardo :D
      Tra l'altro ti consiglio, sempre quando avrai tempo, il canale YouTube "Asian Boss", una testata giornalistica di giovani indipendenti che si occupa di intervistare su temi politici e socio-culturali persone comuni residenti in Asia, con particolare focus sull'estremo Oriente (Cina, Giappone e Corea del Sud).
      Molto toccante un servizio che hanno fatto su un'animatrice giapponese sottopagata.

      Un caro saluto e alla prossima play/recensione ;D

    9. DeathCross
      di DeathCross

      Grazie anche per il suggerimento su Asian Boss: ho dato un'occhiata rapidissima e pare estremamente interessante.

  6. shadgie
    di shadgie

    Anche io, come Death Cross, non sono un'esperta di cinema d'animazione giapponese e anime; sono cresciuta con le versioni "mutilate" di anime giapponesi anni '80, quelli che nelle reti dell'allora Fininvest venivano edulcorati per renderli digeribili ad un pubblico infantile. Alcune di quelle storie mi inquietano e non sapevo bene perché, poi ho scoperto che al di là della qualità del prodotto quelle non erano "storie per bambini". Di Miyazaki e dello studio Ghibli amo la capacità di produrre film "per bambini" mai banali e godibili anche per noi grandi; io l'ho scoperto quando avevo circa 23 anni con una visione casalinga de La città incantata. Nella riscoperta del cinema per ragazzi che ho fatto come madre e come insegnante giudico lo Studio Ghibli particolarmente importante, forse anche più della filmografia Disney. Circa 5 anni fa ho cercato di fare un "rating"per età dei film Ghibli, nello stesso periodo in cui li guardavo e riguardavo con mia figlia, allora molto piccola ma già in grado di cogliere qualcosa, anche se certo non tutto, di film come "Nausicaa della valle del vento". Anche i ho apprezzato molto film di altri registi dello Studio, in un particolare la Storia della principessa splendente ma forse ciò che amo di più propri nel suo fondatore è l'energia gioiosa, accompagnata dalla forza e dalla creatività delle sue protagoniste, quasi tutte ragazze e bambine. Certo, non mi arrischierei mai a definire Miyazaki, 80enne giapponese, "femminista" ( non posso non notare che anche tra le nuove leve dello Studio Ghobli non ci sono regoste donne, ma da quel che so del Giappone parrebbe una cosa quasi impensabile), ma è innegabile che le protagoniste dei suoi film sono molto lontane da stereotipi occidentali ed orientali di "femminilità" e gli sono grata per questo.

    1. shadgie
      di shadgie

      ho commesso una serie di errori ridicoli scrivendo da smartphone, mi scuso e spero si capisca ugualmente

    2. DeathCross
      di DeathCross

      Grazie shadgie per aver commentato, e non preoccuparti per gli errori: anche a me è capitato di scrivere da smartphone ed è sempre stato un dramma (una volta, qui dentro, temo di aver cancellato per sbaglio una risposta di un altro utente ad una mia recensione).

      Sulla questione Miyazaki e femminismo, in effetti la scarsità (se non assenza totale) di registe donne nello Studio Ghibli non deporrebbe molto a favore di questa lettura del suo Cinema. Come dici te (e anche CineNihilist sopra), però, in terra nipponica esiste un maschilismo talmente radicato da rendere quasi impossibile per le donne emergere in certi ambiti tradizionalmente considerati 'maschili'. Però pare che nello Studio Ghibli ci siano da sempre state diverse donne coinvolte nell'animazione, anche in ruoli importanti: non di primo piano come la regia, e questo è piuttosto grave, però la 'crew tecnico-artistica' della Ghibli sembra essere molto più femminile di quanto questa (grave) assenza di registe donne lascerebbe pensare. Inoltre, come anche te dici, le Protagoniste di Miyazaki hanno la tendenza ad essere molto più 'avanti', nello sviluppo caratteriale, rispetto sia agli stereotipi femminili orientali sia a quelli occidentali (dove pure permangono più di quanto 'ci' piacerebbe credere).

      Grazie ancora per essere passata su questo mio omaggio: a presto!

    3. CineNihilist
      di CineNihilist

      Buongiorno @shadgie, scusa se intervengo in questa tuo commento rivolto all'utente @Deathcross, ma leggendo il suo interessantissimo e piacevole intervento insieme a quello sempre dell'autore di questa playlist "miyazakiana", mi sono sentito indirettamente preso in causa nel senso più buono del termine sulla questione "femminismo".

      Quello che penso io è che, come ribadisce @Deathcross, nonostante non siamo presenti registe donne nello Studio Ghibli, non è automaticamente sinonimo di esclusione e "maschilismo" da parte dell'ottantenne Miyazaki perché sono presenti comunque nella 'crew tecnico-artistica' come dice Death, anche elementi femminili (in Giappone spesso le animatrici sono sottopagate ma questo è un altro discorso che coinvolge un po' tutti gli animatori giapponesi).

      Nella mia "breve" esperienza cinematografica mi sono fatto l'idea che il Cinema sia un'arte e un'industria profondamente maschilista ben più di altri settori o arti, e tutto ciò lo conferma come hai detto tu, la scarsa presenza di registe donne anche nell'animazione giapponese.
      E' anche vero però, guardando ai crediti di numerosi film e i relativi "extra", è che le donne comunque sono molto presenti in altri "ruoli" cinematografici rispetto alla regia come sceneggiatrici, costumiste, scenografe, segretarie di edizione, montatrici, produttrici, truccatrici etc. etc. per non parlare delle attrici, ma lì è un altro paio di maniche.
      Con questi dati alla mano, io credo, magari azzardando e sbagliando, è che le donne, nonostante ci sia stata una "liberalizzazione" delle professioni più maschili, si siano trovate meglio e "capaci" in certi settori più che altri, ed essendo la regia spesso un ruolo abbastanza tosto, sfiancante e spesso stressante perché bisogna dirigere un'intera "orchestra" di persone e risorse, questo abbia scoraggiato parecchie donne nel "buttarsi" come registe.
      Poi non nego che ci siano anche certi "paletti" e "divieti" che noi non conosciamo imposti dalle varie case di produzione, infatti la recente "new wave" di registe donne negli Stati Uniti non fa che bene all'industria che ha bisogno necessariamente di questi tempi di un "apporto femminile" alla Settima Arte.
      Dall'altra parte però, se ad uno spettatore "maschio" non è piaciuto un film di una regista donna o il suo stile di regia, non deve essere bollato di essere un rozzo maschilista finendo in un circolo vizioso di demagogia mediatica che purtroppo esiste nel mondo specialmente negli Stati Uniti.

      Per concludere questo mio breve intervento si spera "apprezzabile" e non "deludente", consiglio ad entrambi la visione (se non l'avete già visto) di un film d'animazione giapponese chiamato "La forma della voce" diretto da Naoko Yamada, una regista donna giapponese incredibilmente!
      Io l'ho trovato un romanzo di formazione splendido per adolescenti e lo consiglio vivamente nonostante non sia neanch'io un esperto di "anime".

      Un caro saluto a tutti e alla prossima play/recensione :D

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