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Quella casa nel bosco

Regia di Drew Goddard vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Quella casa nel bosco

di alan smithee
4 stelle

Che Drew Goddard fosse un furbino lo avevamo intuito dopo le buone premesse dell' intrigante Cloverfield (di cui ha curato la sceneggiatura), che parte bene, anzi benissimo, ma quando bisogna cominciare a dare delle spiegazioni plausibili al pubblico, comincia un po' a sgretolarsi nella magia che per buona parte della pellicola tiene in sospeso anche lo spettatore piu' smaliziato. Qui il sospetto di tranello ordito ai danni di un pubblico che pretende spiegazioni scatta molto prima. E fin qui tutto bene perche' il film inizia tranquillo, quasi brillante come una commedia qualunque, avvalendosi di un cast che con Richard Jenkins mette subito allo scoperto la sua carta piuì' preziosa e di prestigio. Viene quasi da pensare di aver sbagliato sala, che non puoi stare guardando una pellicola con un titolo cosi' smaccatamente horror ed evocativo ma di fatto dai toni cosi' simili alla commedia. Dopo un prologo insolito pero' ci ritroviamo in pieno cliché orrorifico con i soliti bei ragazzoni e ragazzine sexy + lo sfigatello strafatto che partono per la vacanzina del week end nella casa sperduta dello zio di uno di loro. Ognuno dei cinque riveste un ruolo programmatico per definire lo stereotipo di una gioventu' superficiale e insieme scaltra, che ha tutto e ha gia' vissuto tutto, tranne che il contatto con una natura primitiva e spartana che li attrae e spaventa al contempo. Da qui iniziano pure i luoghi comuni, a cominciare dal benzinaio brutto e antipatico che sputa un liquame marroncino rivoltante e porta iella ogni sillaba che pronuncia. Il paesaggio intanto cambia e diventa sempre piu' lussureggiante ed estremo, cosi' panoramico ed esclusivo da sembrare finto....Infatti e' fintissimo, e allora noi spettatori brillanti ed intelligentissimi cominciamo a ricordarci di quel bizzarro epilogo e a capire, o a sospettare che un ombra alla "grande fratello" sta ordendo un piano diabolico che suscitera' molte sorprese. Intanto i caratteri dei personaggi si definiscono: c'e' il bellone sciupafemmine (per forza, e' Thor!), la sua bionda zoccoletta in calore (che simula per penitenza ma con molto impegno la seduzione nei riguardi di una testa imbalsamata di un lupo digrignante), la sua amica timida e verginella, l'amico di lui, bello, istruito e di buona educazione, e lo sciroccato strafumato che gia' all'inizio faceva intuire una sua fine precoce e sanguinolenta.
La casa del titolo sembra uscita dal primo fortunato film di Raimi, piccola fuori ed immensa dentro, piena di stanze, cantine e oggestistica vintage e macabra. Fino a scoprire che i ragazzi sono destinati a una fine ingloriosa (al pari di altri concorrenti di spettacoli simili in altri paesi in diverse parti del mondo) e violenta, una fne che saranno loro stessi a scegliersi facendo scattare un meccanismo a seconda dello strano oggetto su cui per prima dirotteranno il loro interesse. Insomma finisce che i ragazzi si scelgono come strumento per farsi massacrare una famiglia di zombi assetata di sangue. E cominciano a fioccare le morti, come nel piu' risaputo degli horror splatter. Solo che qui abbiamo anche un dietro le quinte, con operatori che si divertono a scommettere sulla condanna che i cinque si sceglieranno (in alternativa ci sono pure uno Yeti, un pazzo col volto trapassato da una sega, un serpente gigantesco, una piccola ballerina col volto devastato da una dentatura minacciosa e molti altri mostri tenuti come riserva per le prossime puntate). Fin qui tutto abbastanza bene, il visto e rivisto accostato con una situazione da incubo di una televisione sadica che massacra vittime innocenti a scopo di audience (o cosi almeno pensiamo noi): nulla di veramente nuovo o non gia' visto, ma una situazione intrigante, da 3 stelline se volessimo ridurci ad un sintetico giudizio a punti, se condotta in maniera accettabile fino alla fine. Anche e soprattutto in questo caso pero' Goddard cade pesantemente nel definire il finale: che ci presenta a sorpresa una delle mie attrici preferite (volevo non nominarla per corretterzza, ma viene citata proprio qui nella scheda del film e allora e' inutile fare i vaghi), la grandissima Sigourney Weaver, che ha il compito di spiegare ai sopravvissuti (uno dei quali tra l'altro e' meno scontato di quel che si poteva credere all'inizio) le ragioni di tutto questo apocalittico gioco al massacro. E a questo punto, nonostante la Sigourney, sempre splendida, il gioco di carte frana di colpo a causa di una spiegazione veloce quanto risibile che sa troppo di presa per i fondelli. Un colpo basso impedonabile che non posso accettare. A quel punto forse era piu' corretto puntare sulla banalita' e far svegliare la protagonista dal piu' inquetante degli incubi. E questo la dice tutta sul bluff inaccettabile che ci viene rifilato da una sceneggiatura che parte in quarta e non riesce piu' in alcun modo a venire a capo del groviglio in cui si e' andata ad impantanare. Peccato, ma il finale e' il tallone d'achille piu' pericoloso per il genere horror e qui l'epilogo provoca una frana irreparabile.

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