Regia di Jonathan King vedi scheda film
J. King ha fatto un film che parte da un'idea bizzarra e che difficilmente non ispira simpatia, proprio perché di per sé grottesca e paradossale: le famigerate pecore assassine, violente, volgari e bastarde (in tutti i sensi). Naturalmente è l'incubo peggiore degli neozelandesi, trovarsi a dover fare i conti con la rivoluzione ovina, ed è riuscita la satira nei confronti della scienza genetica, per quanto portata a conseguenze assurde (da parte mia, avendo un padre dottore di zootecnia ovina - nel biologico...-, ero ovviamente curioso).
Il pregio di Black Sheep quindi sta nell'idea di fondo, oltre che nel carattere dissacratorio, ma purtroppo i nodi al pettine lasciano scadere il tutto in una dozzinale banalità stilistica: la doverosa ispirazione dagli esordi splatter di Peter Jackson è contrastata da una maggior cura che però diventa così troppo patinata, la sceneggiatura saccheggia da modelli rivisti e triturati abbastanza aggiungendo la variante zombesca che francamente trovo fastidiosa, per non dire di assurdità innumerevoli (e che quindi non elenco), tensione altalenante, sviluppo scontato e colonna sonora piattissima e falsamente idilliaca di tal Victoria Kelly, che scopiazza stilemi di Danny Elfman e che dopo due secondi dall'inizio dà già un'idea eloquente della medietà dell'operazione. 5 1/2
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