Il 4 marzo 2005 Nicola Calipari, vice direttore operativo del SISMI, viene ucciso in Iraq da un soldato americano, poco dopo che le trattative da lui mediate per la liberazione di Giuliana Sgrena, giornalista di “il manifesto” sequestrata da un commando iracheno, avevano avuto un esito positivo. 20 anni dopo, Il Nibbio, secondo lungo di Alessandro Tonda, al cinema dal 6 marzo 2025, ricostruisce la vicenda, alla quale seguì un’indagine terminata con un non luogo a procedere in Cassazione.

Cosa ricordi di questa storia, l’avevi seguita da vicino?
Sì, all’epoca mi colpì molto perché non capivo come Calipari potesse essere stato ucciso da fuoco amico. Ricordo la rabbia che provai in quel momento e negli anni successivi, dato che non è stata fatta giustizia e il caso venne chiuso per assenza di giurisdizione. Addirittura da noi il mitragliere non fu mai interrogato direttamente se non per via epistolare. Il significato di tutto questo, di rimando? Che veniamo trattati come amici di serie B.

Claudio Santamaria
Il nibbio (2025) Claudio Santamaria

Il film biografico richiede una procedura a sé, uno studio preciso sugli eventi esterni e sui fatti interiori del personaggio. Qual è stato il tuo metodo?
Sono partito dal lavoro sulla sceneggiatura, approfondendo ogni piccolo spunto e rimando. Ho letto Il mese più lungo di Gabriele Polo che rievoca anche un suo incontro con Calipari; ho setacciato sguardi altrui, il punto di vista di altri su di lui, naturalmente in questo senso è stato fondamentale il supporto di sua moglie Rosa Maria Villecco che mi ha permesso di accedere a un ambito più privato, alla dimensione familiare e pure a quella professionale. Sono stati importanti anche i servizi segreti stessi, sempre presenti sul set e disponibili a inquadrare determinate prassi; spesso passavamo da loro anche per avere conferme sulle singole battute. Inoltre, ho conosciuto diverse persone che hanno lavorato fianco a fianco con lui. Mi sono mosso su questi tre fronti, così da ricostruire il personaggio dalla prospettiva operativa e soprattutto umana. Calipari aveva una grande umanità e un enorme rispetto per la sacralità della vita umana; la sua unica arma, potentissima, era la mediazione, la trattativa. Ho fatto ricerca sul suo passato, ma entrandoci in punta di piedi, perché non si trattava solo di approcciare una persona realmente esistita, ma anche una famiglia che vive una profonda ingiustizia, è quindi stato un procedimento che richiedeva sensibilità e delicatezza. Poi, sulla base degli elementi raccolti, ho lavorato per restituirne al massimo lo spirito. Mi sono concentrato su quello più che sul versante iconografico: Calipari era un uomo schivo, non gli interessava apparire né prendersi i meriti delle sue missioni; aveva già salvato molti sequestrati in quel periodo, in Iraq, e non era mai avanzato sotto i riflettori. All’inizio, per le riprese abbiamo fatto alcune prove di trucco prostetico, facendomi un calco del viso e usando il silicone che poteva modificarlo al fine di assomigliare di più a lui. Ma dopo quattro ore di trucco ci siamo guardati e abbiamo capito che non serviva: non stavo interpretando Craxi, la maggior parte delle persone quasi non sa chi sia Calipari, figurarsi conoscerne il volto. Il make-up così caricato avrebbe tolto naturalezza e ci avrebbe spinti su una strada inutile, quindi abbiamo ridotto all’es senziale: lenti a contatto scure, una dieta ferrea... Perché, al di là del raggiungimento di una prossimità fisica, sentivo la necessità di far sì che sullo schermo non comparisse una figura prestante ma che le sue sembianze simboleggiassero la sua arte della diplomazia. Giulio Carbonaro, il suo rivale all’interno del SISMI, perseguiva la linea americana, quella della forza, che Calipari rifiutava in toto perché metteva a rischio la vita dell’ostaggio: il suo metodo era rifarsi al dialogo, alla pace.

Sonia Bergamasco, Claudio Santamaria
Il nibbio (2025) Sonia Bergamasco, Claudio Santamaria

La tua carriera incrocia anche la tv, i videoclip, gli audiolibri, la conduzione... Mi pare che tu viva il tuo mestiere all’insegna della trasversalità e dell’assenza di limiti, offrendoti con generosità a esordienti e progetti rischiosi.
Muovo sempre da un’estrema curiosità e voglia di imparare, quanto ci differenzia da chi vive senza essere vivo. Il mio è un lavoro di trasformazione e ricerca soprattutto interiore, perché i personaggi sono dentro di noi: mentre cerchi fuori, accendi qualcosa dentro di te, apri delle porte nella tua anima. E io voglio aprirne tante, sperimentare e sperimentarmi anche con progetti rischiosi. Comunque, come dico sempre, non mi sto buttando da un paracadute senza rete di sicurezza, non mi metto in pericolo di vita, ma se nell’arte non rischi, è inutile farla. A me piace mettermi di fronte a cose diverse, cambiare, esplorare ogni aspetto di ciò che abbiamo dentro: possiamo essere comici e drammatici, ridicoli e buffi, divertenti e romantici... Se facessi sempre le stesse cose mi limiterei come essere umano; detto ciò, non sono l’unico a pensarla così.

Claudio Santamaria
Il nibbio (2025) Claudio Santamaria

Sei anche il direttore artistico del Milano Film Fest, che inaugurerà a giugno la sua prima edizione.
È un’esperienza che sto vivendo con gioia, interesse, curiosità. E sono felice di collaborare con Manuel Agnelli, che si occupa della parte musicale. Vogliamo fare un festival pieno di sperimentazione artistica, tra musica, fotografia, pittura, con un concorso classico, grandi anteprime italiane anche di serie tv, e premiazioni di show che si sono distinti nel corso dell’anno. Abbracceremo tutto il mondo dell’audiovisivo, e partendo dal teatro ci “propagheremo” toccando sale anche periferiche, affinché sia un festival all’altezza di Milano, la città più europea che abbiamo, fatta di tante realtà con spirito internazionale.

Autore

Fiaba Di Martino

Fiaba Di Martino è nata nel 1991, a un passo dal cinema Arcadia di Melzo, sua seconda casa e tempio irrinunciabile; è diplomata alla Scuola Civica di Cinema e Televisione Luchino Visconti di Milano (indirizzo scrittura cinetelevisiva) e si occupa dal 2016 di giornalismo e critica cinematografica per il settimanale cartaceo Film Tv e relativo sito web. Ha lavorato per MyMovies e Best Movie, collabora con Tv Sorrisi & Canzoni e con Gli Spietati. Insieme a Laura Delle Vedove nel 2016 ha scritto la monografia Xavier Dolan – Il sentimento dell'invisibile (Sovera Edizioni) e dal 2023 cura per il Cinema Farnese Arthouse di Roma le rassegne Arthouse Award e Nuova onda.