È stata, prima di tutto, un’esplosiva gianburrasca in System Crasher (2019), il film che ne ha rivelato il talento adamantino, one girl show senza un minuto di respiro né un minuto senza lei in scena, Helena Zengel, berlinese classe 2008. Undicenne all’epoca, ma già con un curriculum in crescita, è poi balzata sotto i riflettori di Hollywood con il dramma storico-western Notizie dal mondo di Paul Greengrass (2020), dove, indomita, ha tenuto testa a Tom Hanks e sfiorato la nomination all’Oscar. In Italia per presentare l’ultimo progetto che la vede protagonista - un “vintage blockbuster” A24 che guarda agli antichi fasti della Amblin e dei cult fantasy Eighties per ragazzi -, anche di persona Zengel sprigiona un entusiasmo che immaginiamo nessuno, fuori e dentro il set, potrebbe mai desiderare di contenere. Abbiamo parlato con lei di The Legend of Ochi, in questi giorni nelle nostre sale (la recensione su Film Tv n. 18/2025).

Helena Zengel
Inga Lindstrom - Estate a Sommerby (2019) Helena Zengel


Finora nella tua carriera ti sei sempre confrontata con partner carismatici e di statura attoriale impositiva. Com’è andata stavolta con il tuo co-protagonista, l’animatronic del piccolo Ochi, un essere artigianale? E quanto è stato importante per la riuscita del vostro “duetto” che la creatura non fosse digitale, bensì un pupazzo, tattile, presente?
Per me ha significato molto interagire con un personaggio che fosse reale. Ho adorato il fatto che l’Ochi sia stato generato da una mano umana, e l’idea che si possano creare dal nulla queste creature meravigliose. Durante le riprese, è stato un po’ come se fosse diventato mio amico. Era essenziale che potessi avere con lui una sorta di dialogo... E, sai, è anche stato un po’ come un sogno infantile diventato realtà, poter parlare con qualcosa che sai essere inanimata, ma che ti sembra vera. All’uscita del trailer molti hanno pensato si trattasse di computer grafica, di AI addirittura, ma sul set c’erano molti burattinai a gestire l’Ochi.

Helena Zengel
The Legend of Ochi (2025) Helena Zengel

Parlami di com’è andata con il cast umano: Willem Dafoe, Finn Wolfhard, ma anche del tuo rapporto con Isaiah Saxon, regista esordiente.
Isaiah ci ha trasportati dentro un’esperienza splendida, un lavoro mutualistico e libero: ci siamo guidati l’uno con l’altro, mettendo tutte le nostre idee in questo “calderone” di pensieri condivisi. Amavamo tutti il film che stavamo girando, quindi volevamo prenderci cura di ogni inquadratura. È stato entusiasmante anche confrontarci con le maestranze tecniche, vedere nascere il film insieme. Eravamo fan di ciò che stavamo realizzando! Come puoi immaginare, conoscevo già Finn per via di Stranger Things, ed ero curiosa di incontrarlo... Mi sono trovata davanti una persona gentile, divertente, un collega talentuoso e sempre concentrato: siamo diventati molto amici. Su Willem, che dire? Un’icona, un partner straordinario. Ogni giorno facevamo colazione assieme e parlavamo di poesia, di filosofia, di cinema...

Willem Dafoe, Helena Zengel
The Legend of Ochi (2025) Willem Dafoe, Helena Zengel

Yuri, il tuo personaggio, scopre la sua forza attraverso l’empatia verso l’altro: un bell’esempio per una platea di giovanissimi e giovanissime. Hai delle figure femminili che ti hanno ispirata, non solo per questo ruolo, reali o immaginarie?
Sicuramente mia madre, lei è la mia figura di riferimento principale. Sono letteralmente cresciuta all’interno dell’industria cinematografica, ed è sempre importante riuscire a imparare dalle persone che lavorano con te, perché ti forniscono un armamentario essenziale, insegnandoti a sopravvivere anche emotivamente in questo contesto. Poi, per The Legend of Ochi nello specifico, ho trovato in Emily Watson un’ispirazione, sia come attrice sia come essere umano.

Emily Watson
The Legend of Ochi (2025) Emily Watson

Il worldbuilding del film, interamente ambientato in Romania, tra i monti Apuseni, ha un impatto e un’aura assai affascinanti, anche grazie alla scelta da parte del regista di “eludere” il green screen. Quanto ti ha aiutata a immergerti, mentalmente e emotivamente, nel racconto? Ti ha fatto venir voglia di partecipare a più film di pura avventura?
Assolutamente. L’assenza del green screen è stata tonificante! Inoltre ho sempre amato questo genere, penso per esempio a E.T. l’extraterrestre, o al più recente Dragon Trainer... E girare in mezzo alle montagne ti fa raggiungere un livello di intrattenimento anche professionale del tutto diverso: l’immersione nella natura, il contatto con i piccoli villaggi che ci hanno accolto... C’è un enorme processo dietro a un progetto del genere, penso ai tanti puppeteer che sul set ti circondano e poi nel film finito spariscono, come per magia.

La storia dell’amicizia fra Yuri e il piccolo Ochi è anche un monito e un invito a superare le diffidenze e i pregiudizi verso il diverso, siano essi eredità di pensiero o un riflesso automatico. Ritieni che nel mondo contemporaneo ci sia un bisogno particolare di storie come queste?
Indubbiamente. Trovo sia fondamentale imparare il prima possibile a come convivere gli uni con gli altri, a rapportarsi con persone magari straniere o che hanno una diversa opinione rispetto alla tua oppure una diversa religione. La tolleranza e l’empatia dovrebbero essere all’ordine del giorno, perché avere a che fare con qualcuno differente da te può essere da principio disorientante, ma è in realtà la via d’accesso a cose meravigliose. Come nella storia del film, con questa ragazza giovanissima, ferita, che incontra una creatura opposta che la cambia e la guarisce.

Willem Dafoe, Finn Wolfhard, Helena Zengel
The Legend of Ochi (2025) Willem Dafoe, Finn Wolfhard, Helena Zengel

Di norma e di frequente, per loro costituzione, nei road movie e nei film d’avventura il viaggio di ricerca è figura di metafora per la crescita e l’adolescenza. Trovi sia anche il caso di The Legend of Ochi?
Dal mio punto di vista sì, anche se è un film che dispiega un ventaglio di possibili interpretazioni. Ho ascoltato molti spettatori uscire e fornire una prospettiva disparata sulla storia, credo che non ci sia un solo messaggio, soprattutto dal momento in cui i personaggi - Yuri ma anche il padre, la madre e l’Ochi stesso - hanno esperienze e percezioni differenti, e imparano qualcosa a partire dal proprio vissuto.


Per concludere, una domanda di rito per il nostro giornale: qual è il film che ti ha cambiato la vita?

Tra le mie ultime visioni non posso non citarti The Brutalist, di Brady Corbet. Ma rimango molto legata a Triangle of Sadness di Ruben Östlund: l’ho visto due anni fa e ho subito pensato che fosse un’opera ricchissima, che mi permetteva di assimilare molti temi ed elementi, senza mai stancarmi. Un film-mondo!

Autore

Fiaba Di Martino

Fiaba Di Martino è nata nel 1991, a un passo dal cinema Arcadia di Melzo, sua seconda casa e tempio irrinunciabile; è diplomata alla Scuola Civica di Cinema e Televisione Luchino Visconti di Milano (indirizzo scrittura cinetelevisiva) e si occupa dal 2016 di giornalismo e critica cinematografica per il settimanale cartaceo Film Tv e relativo sito web. Ha lavorato per MyMovies e Best Movie, collabora con Tv Sorrisi & Canzoni e con Gli Spietati. Insieme a Laura Delle Vedove nel 2016 ha scritto la monografia Xavier Dolan – Il sentimento dell'invisibile (Sovera Edizioni) e dal 2023 cura per il Cinema Farnese Arthouse di Roma le rassegne Arthouse Award e Nuova onda.

Il film

locandina The Legend of Ochi

The Legend of Ochi

Fantasy - USA 2025 - durata 96’

Titolo originale: The Legend of Ochi

Regia: Isaiah Saxon

Con Helena Zengel, Willem Dafoe, Emily Watson, Finn Wolfhard, Razvan Stoica, Carol Bors

Al cinema: Uscita in Italia il 08/05/2025