Con la serie Dimmi il tuo nome, Prime Video non si limita a offrire un prodotto da consumo stagionale per Halloween. La nuova serie firmata da Hugo Stuven, dal 31 ottobre, si inserisce nel filone del terrore soprannaturale con un’ambizione chiara: raccontare la Spagna di fine anni ’90 attraverso i codici del genere horror.
Sei episodi, una cittadina rurale in apparenza tranquilla, e un male che scava nei recessi dell’anima collettiva. Non solo fantasmi e presenze antiche, ma tensioni etniche, religiose e culturali che ancora oggi fanno eco. È questa la vera forza di Dimmi il tuo nome: prendere l’orrore e legarlo a doppio nodo con la cronaca sociale, rendendolo qualcosa che non si può ignorare.

Un villaggio chiamato Río Blanco
La storia della serie Prime Video Dimmi il tuo nome si apre nel 1997, in un paese immaginario ma verosimile: Río Blanco, comunità agricola che vive quasi esclusivamente della coltivazione delle fragole. In un contesto segnato dal lavoro stagionale e da una difficile convivenza, arrivano i braccianti marocchini, ospitati nella vicina aldea abbandonata di Fuensanta.
Quella che inizia come una necessaria cooperazione economica si trasforma ben presto in una fragile tregua sociale. Le differenze culturali, i pregiudizi mai sopiti e la diffidenza reciproca emergono lentamente, finché un’entità misteriosa, più antica delle stesse divisioni umane, rompe l’equilibrio precario.
Il male non ha volto né nazionalità. Non rispetta fede né ideologia. E soprattutto, non fa distinzione tra chi ha più diritto a stare lì e chi no.
Tre voci, un solo fronte
Il cuore pulsante della serie Prime Video Dimmi il tuo nome si regge su tre personaggi principali che provano, ognuno a modo suo, a ricucire uno strappo sociale: Sonia, Padre Ángel e l’Imam Safir.
Sonia (Michelle Jenner) è una volontaria di un’ONG impegnata nella difficile opera di integrazione. Idealista, ma non ingenua, ha una consapevolezza lucida dei rischi e delle tensioni che attraversano Río Blanco. È lei il volto umano e pragmatico di un tentativo di cambiamento dal basso, spinto più da empatia che da militanza.
Padre Ángel (Darío Grandinetti) è il sacerdote locale. Uomo di fede ma anche di territorio, diviso tra il desiderio di accoglienza e le resistenze di una comunità che teme ciò che non conosce. È un personaggio che riflette bene la contraddizione di una Chiesa coinvolta in dinamiche sociali complesse e chiamata a scegliere tra l’autorità morale e la quiete apparente.
Safir (Younes Bouab), l’imam dei lavoratori marocchini, completa il triangolo narrativo. Non è solo una guida spirituale, ma anche un mediatore, un punto di riferimento che cerca di evitare lo scontro mentre tutto intorno sembra prepararsi alla deflagrazione.
Tre figure, tre mondi, un’unica minaccia che li obbliga a collaborare per resistere.

L’orrore come specchio dell’anima collettiva
La serie Prime Video Dimmi il tuo nome non usa il sovrannaturale come semplice strumento di tensione narrativa. Il male che emerge dalle fondamenta di Fuensanta ha una funzione più simbolica che spettacolare: è il rimosso della società, il passato che torna, i conflitti mai risolti.
La serie non suggerisce che il razzismo, l’intolleranza religiosa o la paura dell’altro siano colpe individuali, ma piuttosto sintomi di una memoria collettiva fragile e selettiva. Il male, in questo contesto, è ciò che si genera quando una comunità preferisce il silenzio al confronto, la separazione al contatto.
Gli elementi horror – presenze oscure, eventi inspiegabili, paure primordiali – servono a rendere tangibili queste tensioni. Il soprannaturale diventa uno sfogo drammatico, l’unica forma possibile per raccontare l’indicibile: ciò che si nasconde non nei boschi o nei cimiteri, ma nel cuore stesso delle relazioni sociali.
Una Spagna che guarda fuori, senza sapere cosa ha dentro
Siamo nel 1997. La Spagna si sta globalizzando, aprendo a flussi migratori, scambi culturali, nuove identità. Ma la serie Prime Video Dimmi il tuo nome mostra come questo processo si sia innestato su fondamenta fragili, fatte di non detti, tabù e identità nazionali costruite sull’esclusione.
Fuensanta, il borgo abbandonato, è l’emblema perfetto: un luogo che è stato e che ora si riempie di nuovi significati, nuovi abitanti, ma che non ha mai fatto i conti con ciò che è stato sepolto sotto le sue pietre. E ciò che si seppellisce senza affrontarlo, prima o poi torna.
Con un cast corale (Raúl Arévalo, Elena Rivera, Carla Quílez, Ramón Barea, Amin Hamada, tra gli altri) e una regia che punta più sull’atmosfera che sull’effetto, la serie riesce a far convivere horror ed epica sociale, tensione e allegoria.
Il terrore come memoria collettiva
Dimmi il tuo nome non è solo una serie da binge-watching per Halloween, ma un’opera che utilizza l’estetica dell’orrore per ragionare su ciò che spaventa davvero una società: il cambiamento, il diverso, il passato rimosso. Non c’è un mostro solo, ma tanti piccoli demoni quotidiani che si nascondono dietro gesti, parole, silenzi.
Con questa produzione, Prime Video firma una delle rare incursioni del panorama seriale spagnolo nel genere horror, e lo fa senza rinunciare alla profondità narrativa. Dimmi il tuo nome parla di paura, sì, ma soprattutto della paura di guardarci allo specchio. E a volte, lo specchio peggiore è proprio quello che non riflette nulla.
Filmografia
Dimmi il tuo nome
Fantascienza - Spagna 2025 - durata 0’
Titolo originale: Dime tu nombre
Con Carla Quílez, Elena Rivera, Marwan Fares, Paula García Lara, Michelle Jenner, Dario Grandinetti

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