La serie La Preside, in onda prossimamente su Rai 1 e presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2025, nasce da un interrogativo diretto: la scuola può salvare una vita? In quattro serate da 100 minuti, la narrazione prende forma attorno alla figura di Eugenia Liguori (Luisa Ranieri), nuova dirigente scolastica che affronta il suo primo incarico in una scuola segnata da degrado e abbandono.
Liberamente ispirata alla storia reale di Eugenia Carfora, dirigente dell’Istituto Morano di Caivano, la serie propone un racconto che intreccia resistenza educativa, scontro con la realtà, e visione personale del cambiamento, dentro e fuori le mura scolastiche.

Tra le aule dell’Ortese
Eugenia Liguori, la protagonista della serie di Rai 1 La Preside, ha 47 anni, un passato da insegnante, e un’idea chiara: accettare la direzione dell’Istituto Anna Maria Ortese, situato in un quartiere periferico dove la scuola ha smesso da tempo di essere un punto di riferimento. Al centro di una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa, l’Ortese è sinonimo di assenteismo, abbandono, mancanza di risorse.
Eugenia, però, vede in quel luogo una possibilità. A suo modo, è convinta che proprio dove tutto sembra perduto sia possibile ricominciare. Inizia così una battaglia quotidiana, fatta di ostacoli concreti, compromessi, regole infrante e piccole conquiste. Lo fa mettendosi spesso in pericolo, scontrandosi con istituzioni, famiglie, ma anche con le fragilità dei ragazzi stessi.
Al suo fianco, l’unico insegnante che sembra condividere davvero il suo approccio è Vittorio Leoni (Alessandro Tedeschi), professore di italiano arrivato dal nord, attratto dalla storia della scuola. Gli altri docenti, così come il personale scolastico e le famiglie, oscillano tra resistenza e coinvolgimento, mentre gli studenti – ognuno con la propria storia – rappresentano la vera posta in gioco.
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Volti e vite in aula
Al centro della serie di Rai 1 La Preside c’è Eugenia, interpretata da Luisa Ranieri, dirigente instancabile che affronta il suo incarico come una missione. La sua energia, spesso impulsiva, è la chiave con cui cerca di riaprire porte chiuse da anni. La sua vita privata, che si svolge nella più tranquilla Portici, offre un contrappunto alla pressione continua del lavoro quotidiano.
Intorno a lei si muove un gruppo eterogeneo di personaggi. Vittorio Leoni (Alessandro Tedeschi) porta con sé uno sguardo esterno, curioso e a tratti disorientato. Nella scuola, tra i volti ricorrenti, ci sono Lucia Ruotolo (Ludovica Nasti), giovane studente in conflitto con il contesto familiare; Michele Coppola (Pasquale Brunetti) e Andrea Carli (Luigi D’Oriano), studenti che alternano insofferenza e lealtà; Jessica D’Amore (Aurora Venosa), sorella di Tano (Alessandro De Martino), entrambi coinvolti in dinamiche familiari complesse.
I personaggi adulti che popolano la scuola e il quartiere – come Giuliana “’A Vesuviana” (Daniela Ioia), Franco Carli (Ivan Castiglione), Gianni (Enzo Casertano) – compongono un mosaico di esperienze, legami, ostilità e collaborazioni. La scuola diventa così il punto di incontro – e scontro – tra visioni del mondo diverse, spesso inconciliabili.
La scuola come frontiera
La serie di Rai 1 La Preside si muove lungo il confine tra realismo sociale e narrazione intima. La scuola è ritratta come spazio fisico e simbolico, in cui si giocano le partite più urgenti: educazione, legalità, affetti, riscatto personale. Gli episodi affrontano situazioni che toccano la marginalità, l’abbandono scolastico, la pressione del contesto criminale, ma anche il potenziale inespresso dei ragazzi.
Uno dei temi centrali è la solitudine della responsabilità: Eugenia è spesso l’unica a credere nella possibilità di trasformazione. I suoi metodi non sempre trovano consenso, e questo la isola, sia sul lavoro che in famiglia. Allo stesso tempo, emerge il contrasto tra idealismo e sistema: la volontà di cambiare si scontra con limiti strutturali, resistenze culturali e burocrazie rigide.
Anche la rappresentazione del territorio gioca un ruolo chiave: da un lato Portici, luogo più sereno e aperto; dall’altro il quartiere dell’Ortese, rappresentato da San Giovanni a Teduccio, carico di ombre, incertezza, tensione. La scuola, anche grazie alla scenografia e all’evoluzione degli ambienti, segue una traiettoria di trasformazione tangibile: da edificio degradato a centro attivo, da spazio respingente a luogo possibile.

Un progetto corale
La regia di Luca Miniero opta uno stile visivo dinamico: l’uso della macchina a mano accompagna i movimenti frenetici di Eugenia e restituisce ritmo al suo agire quotidiano. I momenti più statici rivelano invece la fatica emotiva del ruolo che ricopre. La fotografia di Francesco Di Pierro alterna toni naturali e luci calde, dando profondità anche agli ambienti più duri.
Il lavoro di costruzione del mondo narrativo si deve a un gruppo affiatato: Cristiana Farina, Maurizio Careddu e Luca Zingaretti firmano soggetto e sceneggiature, mentre Chiara Ferrantini cura i costumi e Giada Esposito la scenografia. Il cast, composto da interpreti esperti e giovani attori emergenti, contribuisce a una narrazione che si sviluppa su più piani, mantenendo un respiro collettivo.
Dove finisce la scuola
La serie di Rai 1 La Preside mette al centro una figura che interpreta la scuola non come luogo statico ma come campo d’azione. L’istituto Ortese è un corpo vivo che cambia, che si sporca, che si svuota e si riempie, ogni volta che un ragazzo sceglie di entrare, o di restare fuori.
Più che fornire soluzioni, la serie solleva questioni: cosa significa educare in un contesto di emergenza sociale? Qual è il confine tra missione e ossessione? E chi si prende cura di chi cura gli altri?
Disclaimer
Questo testo è stato redatto sulla base di informazioni e note di regia condivise dalla produzione, supportate dalla visione di interviste e materiali promozionali, ma senza avere visto la serie. In alcun modo, quindi, questa presentazione di La Preside può essere intesa come una recensione o una critica cinematografica.
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