Nel panorama delle serie europee targate Netflix, Néro si presenta come una scommessa dal respiro lungo, frutto di quattro anni di sviluppo e firmata da Allan Mauduit, Jean-Patrick Benes, Martin Douaire e Nicolas Digard. Già dalla prima visione del trailer (secco, polveroso e senza retorica) è chiaro che non siamo davanti a un prodotto da consumo rapido. Otto episodi, disponibili dall’8 ottobre, ambientati nel 1504, tra Francia e Spagna, in una terra che si sta prosciugando sotto il peso della siccità e delle guerre civili. Un deserto fisico e morale, dentro cui si muove un uomo: Néro.


Non un eroe. Nemmeno un antieroe nel senso pop. Néro è un assassino stanco, sporco, magnetico. Uccide per denaro, forse per abitudine, forse per dimenticare. Ma quando scopre di avere una figlia, e che quella figlia è in pericolo, qualcosa cambia. Non tutto. Solo il necessario.

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Pio Marmaï nella serie Netflix 'Néro'.

Tutto il tempo della colpa

La trama della serie Netflix Néro si regge su un impianto solido ma non convenzionale. Néro, mercenario letale al soldo di interessi poco chiari, viene tradito da chi lo ha formato e accompagnato per anni.

Costretto alla fuga, scopre l’esistenza di Perla, una figlia mai conosciuta. Mentre intorno a lui le alleanze saltano e le spade si incrociano in nome del potere, Néro è chiamato a una scelta: salvare se stesso o salvare lei. La serie si muove tra azione e introspezione, senza mai scivolare nella sentimentalità. Qui non ci sono baci al tramonto o abbracci risolutivi. Solo un uomo, la sua lama, e una bambina che potrebbe rimettere tutto in discussione.


Lo stile è netto, secco, tagliato come i dialoghi che ricordano più una ferita che una battuta scritta. La tensione è costante, ma non cerca di stupire: Néro vuole scavare, non brillare.

Il peso di un volto che non si conosce

Néro, il protagonista della serie Netflix interpretato da Pio Marmai, è uno che ha imparato a non farsi domande. Non chiede a chi serve, non vuole sapere chi uccide. E quando scopre di essere padre, la sua prima reazione non è gioia o pentimento: è panico. Perla entra nella storia come una figura che destabilizza senza fare nulla. Non urla, non chiede amore. Ma è lì, e costringe Néro a guardarsi. I due non si capiscono, non si fidano. La loro è una relazione spigolosa, costruita su gesti, silenzi e sospetti. L’affetto, se arriva, arriva tardi e sporco, come deve essere.


Il rapporto con il mentore traditore aggiunge un ulteriore strato: Néro è anche la storia di chi ci ha insegnato a sopravvivere e poi ci ha lasciati morire. In questo gioco di specchi, la paternità e l’apprendistato si intrecciano fino a rendere impossibile distinguere l’inizio dalla fine.

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Pio Marmaï nella serie Netflix 'Néro'.

Nella polvere

La serie Netflix Néro si definisce come “western medievale”, ma l’etichetta sta stretta. Prende dai film di cappa e spada il gusto per l’azione, dalla pittura caravaggesca la luce che scolpisce i volti più che illuminarli, e dal videogioco Assassin’s Creed la verticalità delle fughe, la coreografia dei combattimenti, il senso costante di minaccia. Ma non copia: rielabora. Costruisce un’estetica dura, scarna, fatta di paesaggi ocra, città disidratate e sguardi tagliati da lame invisibili.


Girata tra Perpignan, Nizza, Ventimiglia e Barcellona, Néro usa i suoi set naturali come parte integrante del racconto. Qui non si cerca bellezza, si cerca verità. La regia si concentra sulle cicatrici più che sui sorrisi, sulla polvere più che sull’onore.

Un’Europa che si sgretola

L’aspetto forse più interessante della serie Netflix Néro sta nel suo contesto: un’Europa del Sud devastata dalla più grave siccità del secolo. Una crisi ambientale che fa da specchio a quella morale. I raccolti falliscono, le città si svuotano, le rivolte si preparano nell’ombra. È un mondo al limite, e ogni personaggio porta su di sé il peso della sopravvivenza. La serie racconta una civiltà che implode, senza bisogno di spiegare tutto. Nessuno fa discorsi altisonanti. Tutti agiscono. E l’azione, qui, è più eloquente della parola.


Ma la forza di Néro sta anche nella sua scelta di non piacere. Non accarezza lo spettatore, non lo consola. Non cerca empatia ma la conquista, a fatica, nel tempo. Il protagonista non è redento, è solo meno cieco. La sua evoluzione è un inciampo continuo, non una parabola. Ma è proprio per questo che funziona. Perché non promette redenzione, ma solo consapevolezza. Che, in certi mondi, è già una forma di salvezza.

Fino all’ultimo respiro

Néro non è una serie da binge-watching distratto. Richiede attenzione, concede poco, ma lascia il segno. In un’epoca televisiva dominata dall’algoritmo, questa produzione francese va in controtendenza: scrittura tagliente, ambientazioni dense, personaggi spigolosi. Nessun protagonista da amare, nessun antagonista da odiare in automatico. Solo figure che lottano per rimanere a galla mentre il mondo affonda.


Alla fine, Néro non diventa un uomo migliore. Ma forse diventa un uomo che guarda in faccia ciò che è diventato. E, per una volta, invece di voltarsi, resta. Anche se tutto intorno brucia.

Autore

Redazione

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Filmografia

Néro

Drammatico - Francia 2025 - durata 0’

Titolo originale: Néro the Assassin

Con Ludovic Colbeau-Justin, Raphael Roger Levy, Quentin Ogier, Alexandre Massonnet, Pio Marmaï, Olivier Gourmet