Nel mondo delle serie storiche, House of Guinness su Netflix dal 25 settembre si presenta come un’opera ambiziosa e tagliente, lontana da qualsiasi approccio agiografico. Creata da Steven Knight, lo stesso genio dietro Peaky Blinders, la serie prende le mosse dalla scomparsa di Sir Benjamin Guinness, patriarca dell’omonima dinastia e mente dietro l’ascesa del birrificio più celebre al mondo. Ma non è la gloria dell’uomo a interessare Knight. È ciò che lascia dietro di sé.
Ambientata nella Dublino del 1860 e con un respiro che arriva fino a New York, la serie non si limita a ricostruire un’epoca. Racconta piuttosto cosa succede quando un nome diventa un fardello, quando un cognome si trasforma in moneta di scambio, in campo di battaglia, in gabbia.

Fratelli di ferro e di fiamma
La serie Netflix House of Guinness si apre su un evento spartiacque: la lettura del testamento di Sir Benjamin Guinness. Nessuno dei suoi quattro figli ne esce indenne. Arthur ed Edward, in particolare, si ritrovano legati da una decisione paterna che li obbliga alla cogestione del birrificio, due anime opposte costrette a marciare al passo. Arthur (interpretato da Anthony Boyle) è carismatico, impulsivo, vorrebbe fuggire a Londra e lasciarsi tutto alle spalle. Edward (Louis Partridge), invece, è il custode silenzioso del marchio, rigido e preparato, cresciuto per ereditare non solo un’azienda, ma un’idea di Irlanda.
Attorno a loro orbitano Ben (Fionn O’Shea), il più fragile, il più giovane, e Anne (Emily Fairn), che porta il peso della marginalità femminile in un mondo scritto dagli uomini. Ciascuno reagisce all’eredità in modo diverso: chi cerca di dominarla, chi di liberarsene, chi la trasforma in ossessione.
E poi ci sono gli altri: figure come il misterioso Sean Rafferty (James Norton), il cui legame con la famiglia attraversa confini morali e politici, e Lady Olivia Hedges (Danielle Galligan), presenza magnetica e destabilizzante. Nessuno in questa serie è decorativo: ogni personaggio è un meccanismo di pressione o detonazione, pronto a far saltare equilibri precari.
Piombo e lievito
La serie Netflix House of Guinness non è solo una saga familiare, ma un’esplorazione chirurgica di come il potere si eredita, si consuma e si contamina. A dominare la narrazione non è il successo della birra nera, ma la fragilità umana di chi la produce, la distribuisce, la sfrutta o la maledice.
Il testamento del patriarca innesca una lotta che è al tempo stesso economica, politica e affettiva. La volontà postuma di Sir Benjamin non distribuisce solo quote azionarie: impone ruoli, alimenta rivalità, riscrive alleanze. In questo, la serie si avvicina più a un dramma shakespeariano che a una cronaca storica.
Ma Knight inserisce anche un altro detonatore: il contesto politico. L’Irlanda è sull’orlo di cambiamenti radicali, tra tensioni sociali e fermenti indipendentisti. Le decisioni private dei Guinness hanno ricadute pubbliche, perché chi detiene il potere economico finisce per influenzare anche quello ideologico. La birra diventa metafora di qualcosa di molto più esplosivo: l’identità nazionale.

Una famiglia, tante guerre
Ogni personaggio della serie Netflix House of Guinness è costretto a prendere posizione. Le fratture non sono solo tra fratelli, ma anche all’interno di ciascuno di loro. Arthur combatte con la responsabilità, Edward con il controllo, Anne con la visibilità, Ben con il senso di inadeguatezza. Nessuno è mai del tutto dalla parte della famiglia, ma neppure mai del tutto fuori.
In questo universo moralmente torbido, spiccano anche i comprimari, come i fratelli Cochrane, Patrick ed Ellen, o la figura affilata e strategica di zia Agnes. Le loro storie si intrecciano con quella dei Guinness fino a diventare indistricabili, come se l’ombra della fabbrica avesse già conquistato tutto e tutti.
La serie non edulcora nulla: parla di sesso, potere, religione e morte con una lucidità brutale. Le passioni private diventano motore di eventi storici, e il nome “Guinness” smette presto di essere un marchio per diventare un campo minato.
L’eredità come condanna
La serie Netflix House of Guinness non cerca l’agiografia, né si rifugia nella nostalgia. È un racconto su quanto può essere violenta l’eredità, e su come l’identità personale venga spesso sacrificata sull’altare del dovere familiare. I protagonisti non sono eroi né mostri: sono esseri umani compressi da aspettative, rancori e desideri mai del tutto confessabili.
Steven Knight costruisce un racconto denso, visivamente opulento ma narrativamente crudele, in cui il vero conflitto non è tra bene e male, ma tra ciò che si vuole e ciò che si deve essere.
Alla fine, House of Guinness non è una storia sul birrificio più famoso del mondo. È la storia di cosa resta di una famiglia quando il lutto si trasforma in resa dei conti, e di cosa resta dell’Irlanda quando chi ha il potere è troppo occupato a difendere il proprio nome per accorgersi che il Paese sta cambiando.
House of Guinness è un dramma corale che non chiede di parteggiare per nessuno, ma obbliga a osservare tutti. Knight prova a trasformare un’eredità familiare in una miccia pronta a bruciare l’intero secolo. La Storia passa per la Guinness ma qui, per una volta, la birra non è la cosa più interessante.
Filmografia
Peaky Blinders
Poliziesco - Gran Bretagna 2013 - durata 58’
Titolo originale: Peaky Blinders
Creato da: Steven Knight
Con Cillian Murphy, Craig Thomas Lambert, Joseph Long, Dave Simon, Alexander Siddig, Sam Neill
in streaming: su Netflix Prime Video
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